Berlusconi incalza dopo il voto, nel pdl c'è voglia di rivoluzione

Nel Popolo della Libertà in pochi credevano in una rimonta ai ballottaggi. Tuttavia non erano neppure previsti dei risultati cosi' deludenti, soprattutto in citta' nevralgiche per il centrodestra come Brescia, Treviso ed Imperia. Per non parlare della Capitale, dove il sindaco uscente Alemanno è stato 'staccato' dal vincente Marino di quasi 30 punti. Silvio Berlusconi, dopo i dati del primo turno, non si era fatto molte illusioni, tanto da ridurre al minimo indispensabile il suo coinvolgimento per tentare di ribaltare la situazione e cercare di dare la volata ai candidati.

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Tanto piu' a Roma, dove alla prima tornata il Cavaliere - pur controvoglia - ci aveva messo la faccia, chiudendo in piazza con il sindaco uscente la campagna elettorale. L'ex premier - che restera' lontano da Roma almeno fino a meta' settimana - non ha nascosto nei ragionamenti fatti in privato il risultato deludente del Pdl, ma ha anche invitato a non enfatizzare l'esito dei ballottaggi: il centrodestra nel voto locale e' sempre risultato svantaggiato rispetto al centrosinistra e, ancor di piu', per il Cavaliere ha pesato negativamente sul Pdl l'astensionismo, questo si' per l'ex capo del governo da non sottovalutare, perche' indicativo di una disaffezione che potrebbe aumentare alle elezioni politiche.

Per queste ragioni, bisogna incalzare il governo affinche' vadano in porto i provvedimenti che toccano direttamente la vita dei cittadini, come l'Imu, l'Iva, le assunzioni a costo zero. Dato non meno rilevante, per Berlusconi, la scelta di alcuni candidati, tra cui c'e' chi nel partito inserisce anche Alemanno. Del resto, non e' un mistero che prima di dare il placet alla ricandidatura del sindaco uscente l'ex premier aveva tentennato, valutando altre opzioni.

Ma ormai gia' si fa di conto, valutando il 'peso' di quelli che un tempo erano considerati i plenipotenziari: non sfugge, ad esempio, la debacle degli scajoliani ad Imperia, cosi' come il flop nella Capitale e nei comuni laziali, storicamente appannaggio del centrodestra. In via dell'Umilta', inoltre, ci si interroga sulla Lega, che al nord nelle sue roccaforti ha subito un vero tracollo. Al di la' dei singoli casi, tuttavia, e' sulla tenuta del partito stesso che si inizia a riflettere. E il primo dato che salta agli occhi, e che rilevano pubblicamente diversi pidiellini, e' che senza Berlusconi il Pdl non vince. Da qui la richiesta, gia' avanzata da alcuni falchi tra cui Daniela Santanche' - che oggi torna alla 'carica' - di ripensare la struttura stessa del partito, la sua organizzazione e la sua governance. Il timore, viene spiegato, e' che se la situazione processuale di Berlusconi dovesse precipitare - il primo giorno 'X' e' il 19, quando e' atteso il pronunciamento della Corte costituzionale sul legittimo impedimento nell'ambito del processo Mediaset - il partito rischia di ritrovarsi senza leader, senza guida e senza linea, se si considera anche che il segretario Alfano, nel suo triplice ruolo di vicepremier e ministro dell'Interno, difficilmente potra' fare 'strappi' per non compromettere la tenuta dell'esecutivo.

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