BARI - “Le marinerie pugliesi sfiancate dalla crisi potrebbero trovare parziale ristoro dalle risorse FEP (Fondo Europeo per la pesca), messe a disposizione dalla Regione Puglia”. Il senatore Dario Stefà no scrive al Ministro all’Agricoltura Nunzia De Girolamo per perorare la causa delle marinerie pugliesi e scongiurare il rischio che il problema serissimo per la Puglia continui a passare inosservato agli occhi del dicastero.
“Le nostre marinerie hanno ben compreso che occorre trovare il più rapidamente possibile un corretto e soddisfacente punto di equilibrio tra risorse biologiche, imprese, lavoro e mercato, anche alla luce delle norme comunitarie in materia di controllo della pesca (a terra e in mare) e del difficile e complesso adeguamento al Regolamento (CE) n. 1967/2006 del Consiglio del 21 dicembre 2006, relativo allo sfruttamento sostenibile delle risorse della pesca nel Mediterraneo. La soluzione non può più essere quella di “pescare di più” ma “pescare meglio”. Meglio però significa anche spendere meno, sfruttare meno e meglio la biomassa, e ottenere di più in termini economici, di rinnovabilità delle risorse e, quindi, di produttività del mare. Per poterlo fare, occorre tentare ogni sforzo per ridurre capacità di pesca e attività di pesca”.
“Riguardo alla capacità – prosegue Stefà no - vi è la richiesta di attivare misure di arresto definitivo della flotta, facendo ricorso alle risorse FEP dell’Asse 1 che la Regione Puglia potrebbe mettere a disposizione del Mipaaf per l’emanazione di un bando ad hoc, sulla scorta di quanto già fatto per il Friuli Venezia Giulia, il Veneto, l’Emilia Romagna, la Sicilia”.
“Per l’attività di pesca – sottolinea il senatore - la richiesta che le categorie hanno avanzato - sempre facendo ricorso alle risorse FEP pugliesi (Asse 1) - è quella di poter realizzare una riduzione delle giornate di pesca attraverso la messa a punto di un programma di arresto temporaneo, in aggiunta al fermo nazionale. Le risorse sono nella disponibilità della Regione Puglia, che ha già avuto qualche contatto con la Direzione generale della Pesca marittima e dell’Acquacoltura di Roma”.
“Proposte che peraltro – conclude Stefà no - produrrebbero l’ulteriore vantaggio di ottimizzare l’uso dei fondi comunitari, evitando il rischio del disimpegno automatico e la restituzione alle casse europee”.
“Le nostre marinerie hanno ben compreso che occorre trovare il più rapidamente possibile un corretto e soddisfacente punto di equilibrio tra risorse biologiche, imprese, lavoro e mercato, anche alla luce delle norme comunitarie in materia di controllo della pesca (a terra e in mare) e del difficile e complesso adeguamento al Regolamento (CE) n. 1967/2006 del Consiglio del 21 dicembre 2006, relativo allo sfruttamento sostenibile delle risorse della pesca nel Mediterraneo. La soluzione non può più essere quella di “pescare di più” ma “pescare meglio”. Meglio però significa anche spendere meno, sfruttare meno e meglio la biomassa, e ottenere di più in termini economici, di rinnovabilità delle risorse e, quindi, di produttività del mare. Per poterlo fare, occorre tentare ogni sforzo per ridurre capacità di pesca e attività di pesca”.
“Riguardo alla capacità – prosegue Stefà no - vi è la richiesta di attivare misure di arresto definitivo della flotta, facendo ricorso alle risorse FEP dell’Asse 1 che la Regione Puglia potrebbe mettere a disposizione del Mipaaf per l’emanazione di un bando ad hoc, sulla scorta di quanto già fatto per il Friuli Venezia Giulia, il Veneto, l’Emilia Romagna, la Sicilia”.
“Per l’attività di pesca – sottolinea il senatore - la richiesta che le categorie hanno avanzato - sempre facendo ricorso alle risorse FEP pugliesi (Asse 1) - è quella di poter realizzare una riduzione delle giornate di pesca attraverso la messa a punto di un programma di arresto temporaneo, in aggiunta al fermo nazionale. Le risorse sono nella disponibilità della Regione Puglia, che ha già avuto qualche contatto con la Direzione generale della Pesca marittima e dell’Acquacoltura di Roma”.
“Proposte che peraltro – conclude Stefà no - produrrebbero l’ulteriore vantaggio di ottimizzare l’uso dei fondi comunitari, evitando il rischio del disimpegno automatico e la restituzione alle casse europee”.