Ecomafie: il monito di Vendola, Occorre adeguare le norme del codice penale sui reati ambientali

BARI - “Non si può immaginare che i reati ambientali vengano sanzionati con una multa come se si trattasse di reprimere delle marachelle o dei reati bagatellari. I reati ambientali sono i più gravi che si possano immaginare perchè compromettono la qualità del territorio e ipotecano la salute dei cittadini nel presente e nel futuro. C’è bisogno che il legislatore attualizzi e modernizzi il codice penale alla luce di quello che stiamo imparando, anche perchè le Procure da un lato, la società civile dall’altro e l’ambientalismo stanno guardando con lucidità ad un business che è rilevante”.
Così il Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola intervenuto questa mattina a Bari alla presentazione del Rapporto Ecomafia 2013 di Legambiente che ha evidenziato dati e caratteristiche  di alcuni fenomeni di illegalità tra  i quali l’abusivismo edilizio e il traffico illecito dei rifiuti.

“Se le mafie scelgono i rifiuti  - ha continuato Vendola - vuol dire che i rifiuti valgono quanto e più, talvolta, delle droghe. Se le mafie conquistano il territorio con l’arrembaggio del cemento illegale vuol dire che chiudendo gli occhi, connivendo, abituandoci agli abusi noi stiamo consentendo alle mafie di mettere radici nei nostro territori. Bisogna ribellarsi a questo”.

Per Vendola mettere insieme i diversi attori della società è molto importante. “Ognuno deve diventare sentinella del proprio  territorio - ha spiegato Vendola - nessuno può pensare che basti semplicemente delegare. Occorre che ciascuno faccia la sua parte. Chi ha per compito istituzionale il dovere di costruire l’intelligenza del reato e del suo contesto ma anche chi vive la passione della difesa, della tutela della bellezza, della memoria, della natura. Ecco mettere insieme questi attori è l’unico modo per vincere questa battaglia”.

Il Presidente Vendola poi ha ricordato come la Regione Puglia, in netta controtendenza rispetto ai frequenti tentativi di riapertura dei termini del condono edilizio che ci sono stati e ci sono in Italia, si sia dotata da circa un anno di una legge in materia di prevenzione e repressione dell’abusivismo edilizio.

“Una legge d’avanguardia  - ha detto Vendola - consente alla Puglia ciò che nel resto d’Italia è solo una chimera. Abbattere gli immobili abusivi, lottare contro quel cemento selvaggio che divora la nostra costa, la nostra bellezza.

Bisogna prendere esempio da questa legge e continuare su questa strada perché il presidio dell’ambiente è un dovere soprattutto per preservare la bellezza, la natura per le future generazioni”.

“La realtà dell’abusivismo non è semplicemente quella degli interessi delle mafie tradizionali – ha aggiunto Vendola - l’abusivismo è un fenomeno di massa. C’è una lunga consuetudine a considerare l’abuso quasi un fatto di floclore inItalia, del resto l’Italia è il paese delle sanatorie e dei condoni edilizi.

Oggi il punto di stupro ambientale in Italia è  talmente grave che non possiamo più consentire che ciò continui”.

In materia di illeciti ambientali poi, Vendola ha ricordato l’accordo quadro con le Forze dell’Ordine e la convenzione, in vigore dal 2007, che viene rinnovata annualmente e che sostiene economicamente le attività istituzionali di controllo e monitoraggio del territorio regionale della Puglia di cui sono beneficiari, oltre al CNR e l'Arpa Puglia, la Guardia di Finanza, Il Noe dei Carabinieri ed il Corpo Forestale dello Stato. Fino ad oggi (il dato è aggiornato al 14 giugno 2013) l'attività di Polizia Giudiziaria dei beneficiari della convenzione ha portato al sequestro di 2328 siti sui quali, a vario titolo, si ravvisava una violazione delle norme vigenti in materia ambientale.

A questo proposito, Vendola ha voluto sottolineare come "il numero degli interventi repressivi non sia indicativo della potenza del fenomeno criminale, ma della capacità reattiva della Regione, delle forze dell'ordine e della magistratura”.

“Ci sono territori  - ha concluso il Presidente - dove ci possono essere meno sequestri, meno confische, meno denunce, perchè c’è più assuefazione al fenomeno non perchè il fenomeno sia minore. Occorre una mobilitazione generale perché il disatro ambientale è un contesto sociale, politico, culturale contro cui abbiamo il dovere, oltre che il diritto, di reagire con forza”.

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