Greenpeace, oggi a Brindisi e in tutto il mondo "No al carbone"
BRINDISI – Oggi a Brindisi e in molte altre città del mondo si sta tenendo una manifestazione per porre fine all’era del carbone. “End the Age of Coal” è il nome della giornata di mobilitazione internazionale di oggi: lo slogan, che ha segnato la protesta in tutto il mondo, esprime la volontà chiara di molte persone, in ogni angolo del Pianeta, di consegnare al passato una fonte energetica il cui utilizzo è il primo fattore di alterazione del clima.
Da una settimana, a Istanbul, oltre 500 attivisti provenienti da tutto il mondo stanno lavorando per dare vita a una campagna globale contro il carbone. In Italia Greenpeace ha collocato ieri in mare, di fronte alla centrale termoelettrica Enel di Civitavecchia (Roma), uno striscione di 1.500 metri quadri con la scritta “No al carbone, quit coal”.
A Brindisi, invece, attivisti di Greenpeace provenienti da tutta la Puglia, insieme a varie associazioni e gruppi come WWF, No Al Carbone, Salute Pubblica, Il Formicaio, Circoli Arci, Fiab, Circoli di vela hanno organizzato nel pomeriggio a partire dalla 18, presso Piazzale Lenio Flacco, una serie di iniziative per sensibilizzare la cittadinanza sul tema. Banchetti, world café, attività per bambini, musica e jam session, giochi e tanto altro animeranno il piazzale brindisino. Inoltre si è svolto, nel pomeriggio di ieri, un simbolico “attracco” alla città da parte di alcune barche a vela con a bordo le associazioni aderenti alla giornata contro il carbone, che hanno colorato le barche con stendardi e banner.
Quello del carbone è un business sempre più insostenibile: la sua estrazione causa la distruzione di interi ecosistemi ed è spesso correlata a fenomeni di violazione dei diritti umani; la sua movimentazione minaccia aree fragili del pianeta, come nel caso dell’export australiano che rischia di distruggere la più preziosa barriera corallina del mondo; infine, la sua combustione è responsabile di oltre il 40% delle emissioni di anidride carbonica, a livello globale, primo fattore assoluto di impatto sul clima. Dalle ciminiere delle centrali a carbone fuoriescono anche gas acidi, fuliggine e polveri sottili: ovvero il maggior contributo industriale alla generazione del particolato fine, che penetra in profondità nei polmoni e direttamente nel sangue, che colpisce soprattutto neonati e bambini e causa attacchi cardiaci e cancro al polmone, incrementa gli attacchi d’asma e i problemi respiratori. Da quelle stesse ciminiera fuoriescono anche metalli pesanti tossici come mercurio, piombo, arsenico e cadmio, che aumentano il rischio di insorgenza di malattie oncologiche e danneggiano la crescita dei minori.
Un recente studio realizzato dall’Università di Stoccarda per Greenpeace segnala come in Europa gli impatti sanitari del carbone equivalgano a circa 22.300 morti premature l’anno: ovvero, più di due morti premature ogni ora1. Le circa 300 centrali a carbone funzionanti nel continente producono un quarto dell’energia elettrica consumata nell’Unione ma emettono il 70 per cento degli ossidi di zolfo e più del 40 per cento degli ossidi di azoto provenienti dal settore elettrico. Queste centrali sono la fonte di circa la metà di tutte le emissioni industriali di mercurio, di un terzo di quelle di arsenico e producono quasi un quarto del totale delle emissioni europee di CO2. La stessa ricerca dell’Università di Stoccarda evidenzia come l’impatto della produzione italiana di elettricità col carbone è causa di circa 500 casi di morte prematura l’anno in Italia.
“Greenpeace, insieme a un movimento formato da associazioni, comitati, circoli e singoli cittadini, ha ritenuto importante organizzare una manifestazione anche a Brindisi, così come in altri quattro luoghi simbolo in Italia per la lotta al carbone”, ha dichiarato Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace. “In questa città ci sono ben due centrali a carbone. Una di queste, quella dell’Enel, è la maggior singola fonte di emissioni di CO2 in Italia: 12,2 milioni di tonnellate nel 2012, ben 3,6 milioni in più rispetto alle quote assegnate. Parliamo di un impianto che secondo l’Agenzia Europea per l’Ambiente è il sito industriale più inquinante in Italia. Da Brindisi deve partire una mobilitazione forte e coraggiosa, per lasciarci alle spalle una fonte energetica dell’Ottocento che non può trovare posto nel nostro futuro. Fermiamo il carbone, investiamo sulle fonti rinnovabili e sull’efficienza energetica”.
Da una settimana, a Istanbul, oltre 500 attivisti provenienti da tutto il mondo stanno lavorando per dare vita a una campagna globale contro il carbone. In Italia Greenpeace ha collocato ieri in mare, di fronte alla centrale termoelettrica Enel di Civitavecchia (Roma), uno striscione di 1.500 metri quadri con la scritta “No al carbone, quit coal”.
A Brindisi, invece, attivisti di Greenpeace provenienti da tutta la Puglia, insieme a varie associazioni e gruppi come WWF, No Al Carbone, Salute Pubblica, Il Formicaio, Circoli Arci, Fiab, Circoli di vela hanno organizzato nel pomeriggio a partire dalla 18, presso Piazzale Lenio Flacco, una serie di iniziative per sensibilizzare la cittadinanza sul tema. Banchetti, world café, attività per bambini, musica e jam session, giochi e tanto altro animeranno il piazzale brindisino. Inoltre si è svolto, nel pomeriggio di ieri, un simbolico “attracco” alla città da parte di alcune barche a vela con a bordo le associazioni aderenti alla giornata contro il carbone, che hanno colorato le barche con stendardi e banner.
Quello del carbone è un business sempre più insostenibile: la sua estrazione causa la distruzione di interi ecosistemi ed è spesso correlata a fenomeni di violazione dei diritti umani; la sua movimentazione minaccia aree fragili del pianeta, come nel caso dell’export australiano che rischia di distruggere la più preziosa barriera corallina del mondo; infine, la sua combustione è responsabile di oltre il 40% delle emissioni di anidride carbonica, a livello globale, primo fattore assoluto di impatto sul clima. Dalle ciminiere delle centrali a carbone fuoriescono anche gas acidi, fuliggine e polveri sottili: ovvero il maggior contributo industriale alla generazione del particolato fine, che penetra in profondità nei polmoni e direttamente nel sangue, che colpisce soprattutto neonati e bambini e causa attacchi cardiaci e cancro al polmone, incrementa gli attacchi d’asma e i problemi respiratori. Da quelle stesse ciminiera fuoriescono anche metalli pesanti tossici come mercurio, piombo, arsenico e cadmio, che aumentano il rischio di insorgenza di malattie oncologiche e danneggiano la crescita dei minori.
Un recente studio realizzato dall’Università di Stoccarda per Greenpeace segnala come in Europa gli impatti sanitari del carbone equivalgano a circa 22.300 morti premature l’anno: ovvero, più di due morti premature ogni ora1. Le circa 300 centrali a carbone funzionanti nel continente producono un quarto dell’energia elettrica consumata nell’Unione ma emettono il 70 per cento degli ossidi di zolfo e più del 40 per cento degli ossidi di azoto provenienti dal settore elettrico. Queste centrali sono la fonte di circa la metà di tutte le emissioni industriali di mercurio, di un terzo di quelle di arsenico e producono quasi un quarto del totale delle emissioni europee di CO2. La stessa ricerca dell’Università di Stoccarda evidenzia come l’impatto della produzione italiana di elettricità col carbone è causa di circa 500 casi di morte prematura l’anno in Italia.
“Greenpeace, insieme a un movimento formato da associazioni, comitati, circoli e singoli cittadini, ha ritenuto importante organizzare una manifestazione anche a Brindisi, così come in altri quattro luoghi simbolo in Italia per la lotta al carbone”, ha dichiarato Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace. “In questa città ci sono ben due centrali a carbone. Una di queste, quella dell’Enel, è la maggior singola fonte di emissioni di CO2 in Italia: 12,2 milioni di tonnellate nel 2012, ben 3,6 milioni in più rispetto alle quote assegnate. Parliamo di un impianto che secondo l’Agenzia Europea per l’Ambiente è il sito industriale più inquinante in Italia. Da Brindisi deve partire una mobilitazione forte e coraggiosa, per lasciarci alle spalle una fonte energetica dell’Ottocento che non può trovare posto nel nostro futuro. Fermiamo il carbone, investiamo sulle fonti rinnovabili e sull’efficienza energetica”.