di Francesco Greco
LECCE - Cintura nera 1° dan, campionessa regionale, interregionale, il titolo di campionessa italiana nel 2012, in Austria, con la sua squadra, la “Taekwondo D’Amico” di Tricase e, stesso anno, con la nazionale italiana, ha vinto la medaglia d’argento, sempre in Austria.
Uno score notevole per la giovane atleta pugliese (è nata ad Alessano, nel Leccese) Chiara Filippo (nella foto), che nel frattempo studia Lingue all’Università del Salento.
Una passione, quella per le arti marziali, che coltiva da dieci anni. “Sin da piccola ho provato attrazione per questo sport – premette – e così, appena nel mio paese è nata un’associazione di taekwondo, ho colto l’occasione per iscrivermi”.
Domanda: E’ stata ostacolata dai suoi genitori?
Risposta: “Assolutamente no, anzi, è stata una scelta che hanno gradito. Sono contenti di farmi praticare questo sport completo a tutti i livelli, che ti fa sviluppare una coscienza interiore e una grande consapevolezza del tuo corpo”.
D. Si tratta tuttavia anche di uno sport agonistico, che sottintende un livello notevole di competizione…
R: “E’ vero ma per fortuna non si trasforma in odio per l’avversario. Ci consideriamo una grande famiglia perché è così che deve essere vissuto”.
D. Pensa che le arti marziali siano più consone all’uomo che alla donna?
R. “Sarebbe sbagliato vederlo da questa ottica, privando in tal modo le ragazze della possibilità di sviluppare un’alta coscienza e consapevolezza del proprio corpo e delle proprie capacità. Praticare le arti marziali non significa essere pronti a tutto, ma educa a non sottovalutare ma il pericolo”.
D. Le arti marziali possono dare alla donna un’arma in più per difendersi dall’aggressività dell’uomo?
R. “La pratica di questo sport può aiutare molto, e tuttavia i sentimenti fra uomini e donne non dovrebbero essere vissuti con ansia e paura ma con tranquillità. Questo sport aiuta a gestire se stessi, a sviluppare un certo sangue freddo, e quindi è anche un’arma contro il diffondersi della violenza sulle donne e il femminicidio”.
D. Lei è una donna, come dire, pericolosa?
R. “Non uso le arti marziali fuori dalla palestra, se è questo che intende…. Una volta lo feci in casa con i miei fratelli ma per gioco. Ma se una situazione mi mette con i piedi al muro, me la saprei cavare…”.
LECCE - Cintura nera 1° dan, campionessa regionale, interregionale, il titolo di campionessa italiana nel 2012, in Austria, con la sua squadra, la “Taekwondo D’Amico” di Tricase e, stesso anno, con la nazionale italiana, ha vinto la medaglia d’argento, sempre in Austria.
Uno score notevole per la giovane atleta pugliese (è nata ad Alessano, nel Leccese) Chiara Filippo (nella foto), che nel frattempo studia Lingue all’Università del Salento.
Una passione, quella per le arti marziali, che coltiva da dieci anni. “Sin da piccola ho provato attrazione per questo sport – premette – e così, appena nel mio paese è nata un’associazione di taekwondo, ho colto l’occasione per iscrivermi”.
Domanda: E’ stata ostacolata dai suoi genitori?
Risposta: “Assolutamente no, anzi, è stata una scelta che hanno gradito. Sono contenti di farmi praticare questo sport completo a tutti i livelli, che ti fa sviluppare una coscienza interiore e una grande consapevolezza del tuo corpo”.
D. Si tratta tuttavia anche di uno sport agonistico, che sottintende un livello notevole di competizione…
R: “E’ vero ma per fortuna non si trasforma in odio per l’avversario. Ci consideriamo una grande famiglia perché è così che deve essere vissuto”.
D. Pensa che le arti marziali siano più consone all’uomo che alla donna?
R. “Sarebbe sbagliato vederlo da questa ottica, privando in tal modo le ragazze della possibilità di sviluppare un’alta coscienza e consapevolezza del proprio corpo e delle proprie capacità. Praticare le arti marziali non significa essere pronti a tutto, ma educa a non sottovalutare ma il pericolo”.
D. Le arti marziali possono dare alla donna un’arma in più per difendersi dall’aggressività dell’uomo?
R. “La pratica di questo sport può aiutare molto, e tuttavia i sentimenti fra uomini e donne non dovrebbero essere vissuti con ansia e paura ma con tranquillità. Questo sport aiuta a gestire se stessi, a sviluppare un certo sangue freddo, e quindi è anche un’arma contro il diffondersi della violenza sulle donne e il femminicidio”.
D. Lei è una donna, come dire, pericolosa?
R. “Non uso le arti marziali fuori dalla palestra, se è questo che intende…. Una volta lo feci in casa con i miei fratelli ma per gioco. Ma se una situazione mi mette con i piedi al muro, me la saprei cavare…”.