Ilva: cittadini scrivono a Napolitano, "non crediamo più in Stato"
TARANTO - "Siamo cittadini di Taranto, una citta' che ha smesso di credere nello Stato dopo l'approvazione della legge Salva-Ilva".Inizia così una lettera inviata da un gruppo di cittadini di Taranto e rappresentanti di associazioni ambientaliste al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
+ Rsu, mancano pezzi di ricambio
"Abbiamo amaramente compreso - dicono - che sul nostro dramma si sono dette tante bugie e che ancora oggi si prova a prenderci in giro con leggi che non salvaguardano nulla se non le tasche dei soliti noti".
FLORIDO RESTA AI DOMICILIARI - Il gip del tribunale di Taranto Patrizia Todisco ha respinto la richiesta di revoca degli arresti domiciliari presentata dall'ex presidente della Provincia di Taranto Gianni Florido (Pd), coinvolto nell'inchiesta sull'Ilva chiamata 'Ambiente svenduto'. Florido era finito in carcere il 15 maggio scorso con l'accusa di concussione (tentata e consumata) e aveva ottenuto i domiciliari dopo alcuni giorni.
RISERVA RIESAME SU RICORSO RIVA - Il Tribunale del Riesame di Taranto si e' riservato la decisione sul ricorso presentato da Riva Fire, societa' che controlla l'Ilva, contro il decreto di sequestro preventivo per equivalente fino al raggiungimento della cifra di 8,1 miliardi di euro disposto dal gip Patrizia Todisco il 24 maggio scorso. Hanno rinunciato al ricorso i legali dell'Ilva. L'impugnativa era stata firmata dall'attuale commissario, Enrico Bondi, ex amministratore delegato dell'azienda.
"IL RISENTIMENTO DI VENDOLA E LA QUESTIONE ILVA" - Il consigliere regionale del Pdl Giuseppe Cristella ha diffuso la seguente nota sul caso.
"Ritornando al dibattito consumato appena due giorni fa nell’aula del Consiglio regionale sulla spinosa questione dell’Ilva di Taranto mi sono accorto che un passaggio del mio intervento ha offerto il fianco a risentite precisazioni da parte del Presidente della Giunta regionale.
Intendo chiarire “pro veritate” che la metafora da me usata, riferita all’odiosa pratica di “alimentarsi ai seni del colosso siderurgico tarantino”, trova spiegazione nell’atteggiamento dei partiti politici specie della 1^ Repubblica che favorirono importanti dinamiche occupazionali all’interno di detta industria la cui produzione d’acciaio tuttavia provocò irreparabili danni all’ambiente e alla salute.
Il risentimento di Vendola alle parole da me pronunciate dunque è esagerato a meno che si sia arrivati al punto che le critiche rivolte da esponenti dell’opposizione anche intorno al suo operato sulla “questione Ilva” siano considerate reato di “lesa maestà".
E allora, se così non è, vorrei spendere ancora qualche parola sul “busillis Ilva”.
Il presidente Vendola a tal proposito è il maggiore responsabile della politica regionale sull’ambiente almeno da otto anni a questa parte, durante i quali si è esibito in brillanti passerelle politiche sul martoriato territorio tarantino usando i suoi preziosismi dialettici in un delirante profluvio di interventi per alimentare sogni, facendo annunci e partecipando a convegni sulle tematiche ambientali, tutto esclusivamente al fine di catturare consenso popolare.
Le leggi regionali trionfalisticamente approvate per risolvere i problemi di inquinamento legati alla produzione di benzopirene, diossina e polveri sottili si sono rivelate tragicamente inefficaci e la riqualificazione del quartiere Tamburi costituisce all’attualità men che una chimera con l’aggravante che si sono abbattuti tanti alberi per trasformarli in carta su cui sono state redatte innumerevoli delibere giuntali e le già riferite leggi regionali rimaste colpevolmente inapplicate, quando gli stessi alberi abbattuti per il nulla, avrebbero potuto ristorare e parzialmente risarcire i bambini di un quartiere straziato dal pressapochismo della politica ambientale regionale degli ultimi anni. Chissà mi chiedo a volte, se avesse avuto un tarantino la delega regionale ai problemi ambientali, forse avremmo assistito a concrete accelerazioni nella risoluzione di dette problematiche, ma così, grazie alla “sagacia” del nostro presidente non è stato.
Vendola e la sua dilagante autoreferenzialità hanno costretto la magistratura tarantina ad intervenire nella vicenda Ilva e a commissariare di fatto la sua politica dei proclami e dunque del nulla.
Infatti nulla è stato attuato per risolvere i problemi sull’inquinamento generato dall’Ilva; nulla per la piastra logistica portuale che rischia di perdere ingenti finanziamenti; nulla per l’aeroporto grottagliese che non può aprire lo scalo ai voli civili; nulla per la posa in opera della prima pietra dell’annunciato nosocomio del San Raffaele di Taranto; nulla per la riconversione delle attività lavorative all’interno dell’Arsenale e tant’altra progettualità rimasta sulla carta.
Vendola, avrebbe dovuto piuttosto contribuire a ricreare un patrimonio di valori condivisi, attraverso un umile riconoscimento delle sue profonde responsabilità politiche giacchè non è mai stata l’icona della coscienza etica nel panorama della vita politica regionale e dovrebbe spiegare inoltre come mai l’ex assessore regionale alla politiche della salute Tedesco, l’ex presidente della Provincia di Taranto Florido con il suo ex assessore provinciale all’Ambiente Conserva che hanno rappresentato per lui delle valide roccaforti politiche alle elezioni regionali del 2005 e del 2010 oggi sono invece protagonisti involontari delle sue insopportabili litanie del “chi sbaglia paghi”.
A tal proposito, quando arrivano le tempeste giudiziarie che colpiscono personaggi politici con i quali Vendola precedentemente aveva consumato fraterni patti di sangue di natura politica, egli oggi, molto fraternamente li scarica vergognosamente al loro destino trasformandosi subdolamente in paladino della moralizzazione della politica.
Il presidente Vendola ricordi tuttavia, che il fallimento politico dei vari Tedesco, Florido ed altri della sua area politica, è anche il suo fallimento e i dati degli ultimi due anni ci raccontano la disfatta del suo partito in terra jonica.
Prova ne sia il fatto che le prime dolorose perdite di consenso sono state inferte a Sel nel bacino dell’elettorato jonico, non dalle giuste critiche piovute sul suo operato dal centrodestra, piuttosto dal partito di Bonelli, “compagnuccio” suo di mille battaglie politiche rivelatesi fallimentari.
D’altra parte la diffidenza dell’elettorato di sinistra di Taranto e provincia trova giustificazione nella maniera invereconda del presidente della Giunta regionale di farsi dettare l’agenda dai suoi amici “romani” che anzichè respirare un pò d’aria salubre del tarantino, preferiscono con ostinazione invece annusare stabilmente, quella dei colli romani.
Per completare la mia analisi, credo che la ciliegina sulla torta dell’ipocrisia vendoliana sia costituita per un verso, dall’invito rivolto recentemente da Vendola alla compattezza politica bipartisan, al fine di monitorare più frequentemente la pesante situazione creatasi intorno alla questione ambientale tarantina; per altro verso dalle critiche sempre con riguardo alle problematiche ambientali, che ha fatto piombare sulla Giunta regionale di centrodestra che aveva preceduto il suo primo insediamento.
Da ultimo desidero ricordare a Vendola, che è il presidente di tutti i pugliesi e dunque anche dei cittadini tarantini ai quali forse non ha saputo riservare il giusto rispetto e la dovuta attenzione che invece meritavano.
Presidente, dei tanti proclami di cui si è nutrita la sua ineguagliabile e ad oggi fallimentare politica, almeno uno lo riservi alla cittadinanza tarantina: chieda di far fissare una prossima seduta del Consiglio regionale all’interno dello stabilimento Ilva al fine di poter verificare all’attualità lo stato delle bonifiche e che soprattutto si svolga alla presenza dei veri protagonisti del “lavoro” quello originato dalla fatica e dal silenzio: gli operai dell’Ilva di Taranto, i quali nonostante tutto continuano ad amare profondamente la loro città, torturata dall’inerzia della politica degli annunci.
Ecco presidente, la sua agenda istituzionale sui problemi legati al lavoro in acciaieria e all’inquinamento ambientale se la faccia dettare anche da quegli operai".
+ Rsu, mancano pezzi di ricambio
"Abbiamo amaramente compreso - dicono - che sul nostro dramma si sono dette tante bugie e che ancora oggi si prova a prenderci in giro con leggi che non salvaguardano nulla se non le tasche dei soliti noti".
FLORIDO RESTA AI DOMICILIARI - Il gip del tribunale di Taranto Patrizia Todisco ha respinto la richiesta di revoca degli arresti domiciliari presentata dall'ex presidente della Provincia di Taranto Gianni Florido (Pd), coinvolto nell'inchiesta sull'Ilva chiamata 'Ambiente svenduto'. Florido era finito in carcere il 15 maggio scorso con l'accusa di concussione (tentata e consumata) e aveva ottenuto i domiciliari dopo alcuni giorni.
RISERVA RIESAME SU RICORSO RIVA - Il Tribunale del Riesame di Taranto si e' riservato la decisione sul ricorso presentato da Riva Fire, societa' che controlla l'Ilva, contro il decreto di sequestro preventivo per equivalente fino al raggiungimento della cifra di 8,1 miliardi di euro disposto dal gip Patrizia Todisco il 24 maggio scorso. Hanno rinunciato al ricorso i legali dell'Ilva. L'impugnativa era stata firmata dall'attuale commissario, Enrico Bondi, ex amministratore delegato dell'azienda.
"IL RISENTIMENTO DI VENDOLA E LA QUESTIONE ILVA" - Il consigliere regionale del Pdl Giuseppe Cristella ha diffuso la seguente nota sul caso.
"Ritornando al dibattito consumato appena due giorni fa nell’aula del Consiglio regionale sulla spinosa questione dell’Ilva di Taranto mi sono accorto che un passaggio del mio intervento ha offerto il fianco a risentite precisazioni da parte del Presidente della Giunta regionale.
Intendo chiarire “pro veritate” che la metafora da me usata, riferita all’odiosa pratica di “alimentarsi ai seni del colosso siderurgico tarantino”, trova spiegazione nell’atteggiamento dei partiti politici specie della 1^ Repubblica che favorirono importanti dinamiche occupazionali all’interno di detta industria la cui produzione d’acciaio tuttavia provocò irreparabili danni all’ambiente e alla salute.
Il risentimento di Vendola alle parole da me pronunciate dunque è esagerato a meno che si sia arrivati al punto che le critiche rivolte da esponenti dell’opposizione anche intorno al suo operato sulla “questione Ilva” siano considerate reato di “lesa maestà".
E allora, se così non è, vorrei spendere ancora qualche parola sul “busillis Ilva”.
Il presidente Vendola a tal proposito è il maggiore responsabile della politica regionale sull’ambiente almeno da otto anni a questa parte, durante i quali si è esibito in brillanti passerelle politiche sul martoriato territorio tarantino usando i suoi preziosismi dialettici in un delirante profluvio di interventi per alimentare sogni, facendo annunci e partecipando a convegni sulle tematiche ambientali, tutto esclusivamente al fine di catturare consenso popolare.
Le leggi regionali trionfalisticamente approvate per risolvere i problemi di inquinamento legati alla produzione di benzopirene, diossina e polveri sottili si sono rivelate tragicamente inefficaci e la riqualificazione del quartiere Tamburi costituisce all’attualità men che una chimera con l’aggravante che si sono abbattuti tanti alberi per trasformarli in carta su cui sono state redatte innumerevoli delibere giuntali e le già riferite leggi regionali rimaste colpevolmente inapplicate, quando gli stessi alberi abbattuti per il nulla, avrebbero potuto ristorare e parzialmente risarcire i bambini di un quartiere straziato dal pressapochismo della politica ambientale regionale degli ultimi anni. Chissà mi chiedo a volte, se avesse avuto un tarantino la delega regionale ai problemi ambientali, forse avremmo assistito a concrete accelerazioni nella risoluzione di dette problematiche, ma così, grazie alla “sagacia” del nostro presidente non è stato.
Vendola e la sua dilagante autoreferenzialità hanno costretto la magistratura tarantina ad intervenire nella vicenda Ilva e a commissariare di fatto la sua politica dei proclami e dunque del nulla.
Infatti nulla è stato attuato per risolvere i problemi sull’inquinamento generato dall’Ilva; nulla per la piastra logistica portuale che rischia di perdere ingenti finanziamenti; nulla per l’aeroporto grottagliese che non può aprire lo scalo ai voli civili; nulla per la posa in opera della prima pietra dell’annunciato nosocomio del San Raffaele di Taranto; nulla per la riconversione delle attività lavorative all’interno dell’Arsenale e tant’altra progettualità rimasta sulla carta.
Vendola, avrebbe dovuto piuttosto contribuire a ricreare un patrimonio di valori condivisi, attraverso un umile riconoscimento delle sue profonde responsabilità politiche giacchè non è mai stata l’icona della coscienza etica nel panorama della vita politica regionale e dovrebbe spiegare inoltre come mai l’ex assessore regionale alla politiche della salute Tedesco, l’ex presidente della Provincia di Taranto Florido con il suo ex assessore provinciale all’Ambiente Conserva che hanno rappresentato per lui delle valide roccaforti politiche alle elezioni regionali del 2005 e del 2010 oggi sono invece protagonisti involontari delle sue insopportabili litanie del “chi sbaglia paghi”.
A tal proposito, quando arrivano le tempeste giudiziarie che colpiscono personaggi politici con i quali Vendola precedentemente aveva consumato fraterni patti di sangue di natura politica, egli oggi, molto fraternamente li scarica vergognosamente al loro destino trasformandosi subdolamente in paladino della moralizzazione della politica.
Il presidente Vendola ricordi tuttavia, che il fallimento politico dei vari Tedesco, Florido ed altri della sua area politica, è anche il suo fallimento e i dati degli ultimi due anni ci raccontano la disfatta del suo partito in terra jonica.
Prova ne sia il fatto che le prime dolorose perdite di consenso sono state inferte a Sel nel bacino dell’elettorato jonico, non dalle giuste critiche piovute sul suo operato dal centrodestra, piuttosto dal partito di Bonelli, “compagnuccio” suo di mille battaglie politiche rivelatesi fallimentari.
D’altra parte la diffidenza dell’elettorato di sinistra di Taranto e provincia trova giustificazione nella maniera invereconda del presidente della Giunta regionale di farsi dettare l’agenda dai suoi amici “romani” che anzichè respirare un pò d’aria salubre del tarantino, preferiscono con ostinazione invece annusare stabilmente, quella dei colli romani.
Per completare la mia analisi, credo che la ciliegina sulla torta dell’ipocrisia vendoliana sia costituita per un verso, dall’invito rivolto recentemente da Vendola alla compattezza politica bipartisan, al fine di monitorare più frequentemente la pesante situazione creatasi intorno alla questione ambientale tarantina; per altro verso dalle critiche sempre con riguardo alle problematiche ambientali, che ha fatto piombare sulla Giunta regionale di centrodestra che aveva preceduto il suo primo insediamento.
Da ultimo desidero ricordare a Vendola, che è il presidente di tutti i pugliesi e dunque anche dei cittadini tarantini ai quali forse non ha saputo riservare il giusto rispetto e la dovuta attenzione che invece meritavano.
Presidente, dei tanti proclami di cui si è nutrita la sua ineguagliabile e ad oggi fallimentare politica, almeno uno lo riservi alla cittadinanza tarantina: chieda di far fissare una prossima seduta del Consiglio regionale all’interno dello stabilimento Ilva al fine di poter verificare all’attualità lo stato delle bonifiche e che soprattutto si svolga alla presenza dei veri protagonisti del “lavoro” quello originato dalla fatica e dal silenzio: gli operai dell’Ilva di Taranto, i quali nonostante tutto continuano ad amare profondamente la loro città, torturata dall’inerzia della politica degli annunci.
Ecco presidente, la sua agenda istituzionale sui problemi legati al lavoro in acciaieria e all’inquinamento ambientale se la faccia dettare anche da quegli operai".