BARI - Il Consigliere regionale del Partito democratico, Antonio Maniglio ha diffuso al seguente nota:
“Più di quindici giorni fa c’è stata una manifestazione dei lavoratori dei laboratori di analisi della Puglia e l’incontro con una delegazione del Consiglio regionale.
Poi c’è stata la commissione sanità e per l’ennesima volta è stato ascoltato il grido di dolore degli operatori. Dopo di ciò black out.
Siccome i consiglieri regionali non sono solo degli uditori mi permetto di fare una domanda, una riflessione e una proposta.
Ci è stato riferito che da almeno venti giorni è stato chiesto al ministero della Sanità una interpretazione autentica del decreto Balduzzi. In sostanza si è chiesto se in Puglia bisogna abbattere di un ulteriore 20% le tariffe delle prestazioni da laboratorio, per arrivare in due anni a -40%, oppure se il taglio previsto dal piano di rientro è già sufficiente.
A tutt’oggi non abbiamo avuto alcun riscontro.
Delle due l’una: o il quesito è stato inviato da Bari con qualche piccione viaggiatore (e non è sicuramente accaduto) oppure a Roma se ne fregano di ciò che accade in Puglia.
Si può sapere quali passi sono stati compiuti verso il governo e perché, nel frattempo, non si allertano i parlamentari pugliesi?
Forse a molti sfugge, ecco la riflessione, ciò che sta accadendo nei 250 comuni della Puglia. I laboratori di analisi sono un servizio capillare ed efficace per i pazienti.
Una parte consistente degli utenti dei laboratori sono anziani, con patologie croniche, che hanno difficoltà a muoversi fuori dal proprio comune.
E si tratta in genere di persone che vivono con pensioni da fame e che non si possono permettere neppure, in assenza di collegamenti pubblici, di fare 10 o 20 km per raggiungere il primo laboratorio pubblico.
Se entro la settimana non ci sarà il chiarimento da parte del ministero mi attiverò, con altri colleghi consiglieri, per chiedere la convocazione della terza commissione per decidere cosa bisogna fare per evitare di chiudere laboratori, mandare a casa i lavoratori dipendenti e creare disagi ai pazienti:
E le questioni su cui lavorare potrebbero essere le seguenti:
1. impegnare i parlamentari pugliesi a modificare il ‘decreto Balduzzi’, approvato senza il consenso della Puglia e delle altre regioni, che impone un taglio drastico alle tariffe dei laboratori;
2. avviare una verifica a larga scala delle esenzioni illegittime, frutto o di autocertificazioni false o di dichiarazioni dei redditi infedeli;
3. risanare i bilanci delle Asl non solo tagliando prestazioni essenziali, ma colpendo gli sprechi veri e i privilegi consolidati; il tema dell’organizzazione dell’intramoenia e delle possibili nuove entrate per il sistema sanitario continua a rimanere, purtroppo, sullo sfondo delle scelte dei manager asl.
In questi giorni le file per prenotare gli esami, in condizioni disagevoli sia per gli ambienti poco accoglienti che per le condizioni climatiche, non trasmettono un’immagine esaltante della Puglia.
E il rischio è che il livello di assistenza garantito ai cittadini, che in Puglia è calato al 32%, possa scendere ancora più giù.
Non sono i numeri a fare paura, ma i disagi e le sofferenze delle persone più deboli e che più hanno bisogno di una sanità che garantisca loro il primario diritto alla salute”.
“Più di quindici giorni fa c’è stata una manifestazione dei lavoratori dei laboratori di analisi della Puglia e l’incontro con una delegazione del Consiglio regionale.
Poi c’è stata la commissione sanità e per l’ennesima volta è stato ascoltato il grido di dolore degli operatori. Dopo di ciò black out.
Siccome i consiglieri regionali non sono solo degli uditori mi permetto di fare una domanda, una riflessione e una proposta.
Ci è stato riferito che da almeno venti giorni è stato chiesto al ministero della Sanità una interpretazione autentica del decreto Balduzzi. In sostanza si è chiesto se in Puglia bisogna abbattere di un ulteriore 20% le tariffe delle prestazioni da laboratorio, per arrivare in due anni a -40%, oppure se il taglio previsto dal piano di rientro è già sufficiente.
A tutt’oggi non abbiamo avuto alcun riscontro.
Delle due l’una: o il quesito è stato inviato da Bari con qualche piccione viaggiatore (e non è sicuramente accaduto) oppure a Roma se ne fregano di ciò che accade in Puglia.
Si può sapere quali passi sono stati compiuti verso il governo e perché, nel frattempo, non si allertano i parlamentari pugliesi?
Forse a molti sfugge, ecco la riflessione, ciò che sta accadendo nei 250 comuni della Puglia. I laboratori di analisi sono un servizio capillare ed efficace per i pazienti.
Una parte consistente degli utenti dei laboratori sono anziani, con patologie croniche, che hanno difficoltà a muoversi fuori dal proprio comune.
E si tratta in genere di persone che vivono con pensioni da fame e che non si possono permettere neppure, in assenza di collegamenti pubblici, di fare 10 o 20 km per raggiungere il primo laboratorio pubblico.
Se entro la settimana non ci sarà il chiarimento da parte del ministero mi attiverò, con altri colleghi consiglieri, per chiedere la convocazione della terza commissione per decidere cosa bisogna fare per evitare di chiudere laboratori, mandare a casa i lavoratori dipendenti e creare disagi ai pazienti:
E le questioni su cui lavorare potrebbero essere le seguenti:
1. impegnare i parlamentari pugliesi a modificare il ‘decreto Balduzzi’, approvato senza il consenso della Puglia e delle altre regioni, che impone un taglio drastico alle tariffe dei laboratori;
2. avviare una verifica a larga scala delle esenzioni illegittime, frutto o di autocertificazioni false o di dichiarazioni dei redditi infedeli;
3. risanare i bilanci delle Asl non solo tagliando prestazioni essenziali, ma colpendo gli sprechi veri e i privilegi consolidati; il tema dell’organizzazione dell’intramoenia e delle possibili nuove entrate per il sistema sanitario continua a rimanere, purtroppo, sullo sfondo delle scelte dei manager asl.
In questi giorni le file per prenotare gli esami, in condizioni disagevoli sia per gli ambienti poco accoglienti che per le condizioni climatiche, non trasmettono un’immagine esaltante della Puglia.
E il rischio è che il livello di assistenza garantito ai cittadini, che in Puglia è calato al 32%, possa scendere ancora più giù.
Non sono i numeri a fare paura, ma i disagi e le sofferenze delle persone più deboli e che più hanno bisogno di una sanità che garantisca loro il primario diritto alla salute”.
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