"Nuovo carcere di Bari svanito per colpa di Emiliano e Vendola", accuse al vetriolo del Pdl Bari

BARI - “Le bugie, si sa, hanno le gambe corte e la lettera del capo del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria, Giovanni Tamburino scioglie come neve al sole anche il beneficio del dubbio rispetto alla linearità e alla trasparenza delle affermazioni del sindaco Emiliano in merito a questioni di primaria importanza per la comunità come quelle della sicurezza e della giustizia.

Tamburino lo dice chiaro e tondo, mettendolo nero su bianco: “il taglio dei fondi imposto dalla delibera Cipe n. 6 del  20 gennaio 2012 impose la rimodulazione del Piano carceri e la conseguente espunzione “inter alias” degli interventi non ancora localizzati per mancanza di intesa istituzionale, come previsto dalla legge 26/2010”.

Da una parte è  evidente che i fondi destinati a Bari – ben 40 milioni di euro - per la costruzione di un nuovo penitenziario sono stati dirottati altrove, dunque non ci sono più, al contrario di quel che afferma il sindaco, dall’altra è altrettanto evidente che a indirizzare la rimodulazione delle risorse a sfavore del capoluogo è stato il colpevole immobilismo delle amministrazioni locali. Di Vendola, in primis, ma di Emiliano pure.

L’amarezza di questo ennesimo finanziamento che Bari e la Puglia perdono per mano dell’amministrazione di sinistra, è ancora più grande se penso al lavoro svolto dall’allora ministro Fitto e dai parlamentari PdL di Bari per ottenere un segno di attenzione e di rispetto per il nostro territorio.

In sostanza, mentre oggi il primo cittadino grida allo scandalo e si straccia le vesti per un carcere che è la vergogna d’Italia, ieri è rimasto colpevolmente in silenzio dinanzi all’inerzia della Regione Puglia che era stata chiamata per legge a stipulare l’intesa istituzionale per l’ubicazione e la costruzione del nuovo penitenziario. Dopo aver dato solo ad agosto 2011 il parere favorevole alla localizzazione del nuovo penitenziario da 450 posti tra Carbonara e Loseto, dopo reiterate sollecitazioni da parte del Dap e dell’allora commissario Ionta, non ha mosso un solo dito, non ha battuto i pugni sul tavolo di Vendola, non è andato a gridare le ragioni che non sono solo quelle dei detenuti - che già basterebbero, considerata la violazione dei diritti umani e del fine ultimo dell’espiazione della pena che è quello della rieducazione e del reinserimento sociale - ma di tutta la comunità, a cominciare dagli operatori penitenziari che lavorano in condizioni impossibili alle forze dell’ordine e alla magistratura. Perché il sovraffollamento carcerario coinvolge tutto il sistema giustizia.

Questa vicenda rappresenta il paradigma senza soluzione di continuità della gestione politico-amministrativa di questa città, nel nome e per conto di un mistificatore di professione, secondo i metodi ipocriti della propaganda di gruppo.

Per realizzare qualcosa di costruttivo per questa comunità occorre recuperare il linguaggio della verità e del rispetto e uscire dall’equivoco creato ad arte da chi utilizza parole in libertà per denigrare l’avversario, nel tentativo di delegittimarlo. Ma la delegittimazione è figlia della colpa.

Il centrodestra non ha mai sottovalutato il pericolo di infiltrazioni criminali nella cosa pubblica, come asserisce il sindaco di Bari. Ha denunciato in tutte le sedi questo pericolo. Ha anche chiesto che si indagasse e verificasse se chi è entrato in politica avesse già negoziato con la criminalità un patto scellerato per mettere sotto scacco una città sulla quale incombe pesantemente un'attività che meritava e merita di essere accertata anche con riferimento alle possibili infiltrazioni di organizzazioni criminali e di suoi rappresentanti nelle società controllate dal Comune, municipalizzate ed altro. Multiservizi in testa.

Abbiamo scritto al governo, chiesto insistentemente la convocazione del Comitato nazionale per la sicurezza alla presenza dei ministri competenti, la realizzazione di misure adeguate per rispondere alle gravi criticità denunciate dagli operatori della giustizia, nonché una via seria, credibile e perseguibile per restituire serenità e dignità al lavoro di quanti operano negli uffici giudiziari di Bari. Abbiamo chiesto che cessasse lo sperpero di denaro pubblico con la mancata utilizzazione dei cosiddetti carceri fantasma, a cominciare da quello di Spinazzola, che invece avrebbero potuto contribuire ad alleggerire l’intollerabile situazione di sovraffollamento del carcere di Bari.

A settembre dell’anno scorso, in una interrogazione urgente al Governo, abbiamo chiesto che fossero assegnate anche a Bari le risorse del FUG, oltre due miliardi di euro di cui non si era visto un euro. Nella completa indifferenza del sindaco fustigatore.

I parlamentari baresi del PdL hanno esercitato tutte le prerogative assegnate ad un parlamentare della Repubblica perché nell’interesse dei cittadini baresi fosse tutelato il diritto alla sicurezza. Può forse dire lo stesso il sindaco di Bari di fronte ad una città sempre più spaurita e sola? O pensa sempre il sindaco di Bari che basti lanciare qualche accusa nel mucchio,  chiudere il lungomare, lanciare offese, far sorgere sospetti, per lavare via le proprie indiscutibili  responsabilità?

E’ tutto agli atti. Anche l’ultima lettera inviata dal coordinatore cittadino del PdL ai ministri Alfano e Cancellieri poi ricalcata praticamente in pieno dal tardivo Emiliano.

Il centrodestra continuerà  a fare la sua parte. E si adopererà nelle sedi competenti perché  i fondi per la giustizia e la sicurezza tornino a Bari. Facendo, noi per davvero, pur dall’opposizione, qualcosa di costruttivo per la nostra amata città, che non può essere ostaggio di due personaggi in cerca d’autore, come Emiliano e Vendola che giocano al gatto e alla volpe sulla pelle dei cittadini”.

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