di Vittorio Polito - Santa Fizzarotti Selvaggi, scrittrice e poetessa, da sempre dedita allo studio della psicanalisi e dei linguaggi delle arti, ha pubblicato per Levante Editori (Collana “Bibliotechina di Tersite”, curata da Francesco De Martino) «Verso Oriente Verso Occidente» (pagine 91 - € 10). Il testo si divide in quattro parti riguardanti i luoghi della Terra, convenzionalmente definiti Oriente, Occidente, Settentrione e Meridione, ognuna delle quali contiene 14 componimenti per un totale di 56.
Francesco De Martino, ordinario di Letteratura greca nell’Università di Foggia, nella sua nota “Nuda poesia” sottolinea che quest’ultima raccolta di Santa Fizzarotti Selvaggi è poesia “nuda” ed anche alta. Il canzoniere di Santa Fizzarotti Selvaggi raggiunge qui un punto alto, più alto. Lo raggiunge non impennandosi ma andando verso oriente e verso occidente. Ciò che caratterizza l’intero canzoniere di questa autentica voce poetica è la sua sophia orfico-pitagorica, che la porta ad adottare vincoli matematici simbolici, entro i quali potersi librare in cerca di un mediterraneo mitico e sapienziale. Nel suo Olimpo il padre degli dei e degli uomini è Amore, un Amore che senza smettere di essere carnale è profondamente mistico. Santa Fizzarotti respira brezze mitiche e bibliche, vive di nostalgia per Kos e per il giardino di casa. La sua è nostalgia di un mondo di sogno, fatto di vento e di grano di soffi e di rose come quella per antonomasia di Gerico.
Il senso profondo dei versi di questa raccolta sta in chiusura di una poesia che è una confessione poetica: «La musa/ In me/ Canta/ L’inno dell’eternità »: un’eternità non fatta però di rinunce ma di godimenti panici e mistici ad un tempo: «Godere/ Del Mare/ E dei fiori/ E del cielo/ E delle stelle/ E del vento/ E della pioggia/ E del sole./ Semplicemente». Non semplicemente godere, ma godere semplicemente.
Padre Lorenzo Lorusso o.p., Rettore della Basilica di San Nicola, che firma la presentazione, sostiene che «La poesia è una nuova ‘epifania’ della bellezza, modello di perfetta sintonia tra fede e arte “tra merletti di stelle, ghirlande di comete, diamanti erranti”. Mentre il nostro ministero è quello di predicare e di rendere accessibile e comprensibile, anzi commovente, il mondo dello spirito, dell’invisibile, dell’ineffabile, di Dio, il mestiere dell’artista, la sua missione e la sua arte è quella di carpire dal cielo e dallo spirito, i suoi tesori e rivestirli di parola, di colori, di forme, di accessibilità e senza di questi ausili, il ministero diventerebbe balbettante ed incerto. Non abbiate paura di confrontarvi con la sorgente prima ed ultima della bellezza, di dialogare con i credenti, con chi, come voi, si sente pellegrino nel mondo e nella storia verso la Bellezza infinita!».
Francesco De Martino, ordinario di Letteratura greca nell’Università di Foggia, nella sua nota “Nuda poesia” sottolinea che quest’ultima raccolta di Santa Fizzarotti Selvaggi è poesia “nuda” ed anche alta. Il canzoniere di Santa Fizzarotti Selvaggi raggiunge qui un punto alto, più alto. Lo raggiunge non impennandosi ma andando verso oriente e verso occidente. Ciò che caratterizza l’intero canzoniere di questa autentica voce poetica è la sua sophia orfico-pitagorica, che la porta ad adottare vincoli matematici simbolici, entro i quali potersi librare in cerca di un mediterraneo mitico e sapienziale. Nel suo Olimpo il padre degli dei e degli uomini è Amore, un Amore che senza smettere di essere carnale è profondamente mistico. Santa Fizzarotti respira brezze mitiche e bibliche, vive di nostalgia per Kos e per il giardino di casa. La sua è nostalgia di un mondo di sogno, fatto di vento e di grano di soffi e di rose come quella per antonomasia di Gerico.
Il senso profondo dei versi di questa raccolta sta in chiusura di una poesia che è una confessione poetica: «La musa/ In me/ Canta/ L’inno dell’eternità »: un’eternità non fatta però di rinunce ma di godimenti panici e mistici ad un tempo: «Godere/ Del Mare/ E dei fiori/ E del cielo/ E delle stelle/ E del vento/ E della pioggia/ E del sole./ Semplicemente». Non semplicemente godere, ma godere semplicemente.
Padre Lorenzo Lorusso o.p., Rettore della Basilica di San Nicola, che firma la presentazione, sostiene che «La poesia è una nuova ‘epifania’ della bellezza, modello di perfetta sintonia tra fede e arte “tra merletti di stelle, ghirlande di comete, diamanti erranti”. Mentre il nostro ministero è quello di predicare e di rendere accessibile e comprensibile, anzi commovente, il mondo dello spirito, dell’invisibile, dell’ineffabile, di Dio, il mestiere dell’artista, la sua missione e la sua arte è quella di carpire dal cielo e dallo spirito, i suoi tesori e rivestirli di parola, di colori, di forme, di accessibilità e senza di questi ausili, il ministero diventerebbe balbettante ed incerto. Non abbiate paura di confrontarvi con la sorgente prima ed ultima della bellezza, di dialogare con i credenti, con chi, come voi, si sente pellegrino nel mondo e nella storia verso la Bellezza infinita!».