BARI - "Apprezzo il sostegno dei deputati Antonio Decaro, Antonio Distaso e Salvatore Mataresse all’iniziativa promossa dalla V Commissione consiliare della Regione Puglia, sulla controversa vicenda dei recapiti finali dei reflui depurati. Sono fiducioso che il sostegno dei parlamentari, ai quali spero possano aggiungersi anche altri, permetterà al gruppo di lavoro istituito dalla V Commissione di rappresentare al più presto alla Commissione Ambiente della Camera le nostre ragioni per ottenere una modifica del Codice dell’ambiente in materia di scarichi nella falda”.
Lo dichiara il consigliere regionale Fabiano Amati, nella sua qualità di componente del gruppo di lavoro istituito dalla V commissione e composto con i colleghi Donato Pentassuglia, Salvatore Negro e Ignazio Zullo, sulla complessa questione della depurazione e, in particolare, dei recapiti finali delle acque reflue depurate.
“La richiesta di rendere possibile lo scarico in falda dei reflui depurati - spiega - è una soluzione normativa avanzata al Governo e Parlamento nazionale da tutti i governi regionali che si sono succeduti almeno negli ultimi quattro lustri, con il consenso tecnico-scientifico dell’ARPA, dell’Autorità di Bacino, delle associazioni ambientaliste e dei principali istituti di ricerca pubblici.
Purtroppo nelle recenti legislature né il Parlamento né il Governo nazionale hanno mai preso in considerazione la proposta, che si fonda sulle particolari condizioni geomorfologiche della Puglia e sui contrasti che inesorabilmente sorgono tra le ragioni insopprimibili della depurazione e scarico e quelle alla balneazione, in una regione in cui il mare è sostanzialmente l’unico corpo idrico superficiale per lo scarico.
La concessione dell’eventuale deroga comporterebbe, inoltre, la possibilità concreta di ricaricare la falda acquifera pugliese, provata da fenomeni di stress e salinizzazione. Sul punto vi sono autorevoli studi scientifici che dimostrano l’opportunità della proposta, assieme alle indicazioni tecniche del servizio regionale di Tutela delle acque.
Inoltre: qualora tale deroga dovesse essere concessa, si risolverebbero con facilità e notevole risparmio i problemi e le contestazioni relativi agli scarichi dei depuratori, tra gli altri, di Sava-Manduria, Gallipoli, Carovigno, Rutigliano e Nardò-Porto Cesareo.
E’ chiaro che l’immissione in falda potrebbe avvenire, così come prescritto dalla legge, solo qualora la qualità del refluo fosse compatibile, utilizzando l’attuale tecnologia che è in grado di interrompere il rilascio del refluo qualora gli impianti di depurazione entrassero in disfunzionalità , causata generalmente dagli scarichi anomali (diversi dai reflui urbani) e dalla carenza diffusa di reti delle acque meteoriche, che attualmente alimentano in sovraportata il sistema fognario esistente e gli impianti di depurazione”.
Lo dichiara il consigliere regionale Fabiano Amati, nella sua qualità di componente del gruppo di lavoro istituito dalla V commissione e composto con i colleghi Donato Pentassuglia, Salvatore Negro e Ignazio Zullo, sulla complessa questione della depurazione e, in particolare, dei recapiti finali delle acque reflue depurate.
“La richiesta di rendere possibile lo scarico in falda dei reflui depurati - spiega - è una soluzione normativa avanzata al Governo e Parlamento nazionale da tutti i governi regionali che si sono succeduti almeno negli ultimi quattro lustri, con il consenso tecnico-scientifico dell’ARPA, dell’Autorità di Bacino, delle associazioni ambientaliste e dei principali istituti di ricerca pubblici.
Purtroppo nelle recenti legislature né il Parlamento né il Governo nazionale hanno mai preso in considerazione la proposta, che si fonda sulle particolari condizioni geomorfologiche della Puglia e sui contrasti che inesorabilmente sorgono tra le ragioni insopprimibili della depurazione e scarico e quelle alla balneazione, in una regione in cui il mare è sostanzialmente l’unico corpo idrico superficiale per lo scarico.
La concessione dell’eventuale deroga comporterebbe, inoltre, la possibilità concreta di ricaricare la falda acquifera pugliese, provata da fenomeni di stress e salinizzazione. Sul punto vi sono autorevoli studi scientifici che dimostrano l’opportunità della proposta, assieme alle indicazioni tecniche del servizio regionale di Tutela delle acque.
Inoltre: qualora tale deroga dovesse essere concessa, si risolverebbero con facilità e notevole risparmio i problemi e le contestazioni relativi agli scarichi dei depuratori, tra gli altri, di Sava-Manduria, Gallipoli, Carovigno, Rutigliano e Nardò-Porto Cesareo.
E’ chiaro che l’immissione in falda potrebbe avvenire, così come prescritto dalla legge, solo qualora la qualità del refluo fosse compatibile, utilizzando l’attuale tecnologia che è in grado di interrompere il rilascio del refluo qualora gli impianti di depurazione entrassero in disfunzionalità , causata generalmente dagli scarichi anomali (diversi dai reflui urbani) e dalla carenza diffusa di reti delle acque meteoriche, che attualmente alimentano in sovraportata il sistema fognario esistente e gli impianti di depurazione”.
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