Bari, la città anziana che rischia la povertà

di Nicola Zuccaro - Nel 2012 è raddoppiata la fornitura dei pasti in una città che sta diventando sempre più anziana. Molti sono, infatti i baresi che in età compresa fra i 15 e i 40 anni hanno lasciato Bari. Gianfranco Gadaleta, Direttore del Settore Welfare dell'Ipres (Istituto pugliese per le ricerche economico-sociali) ha tracciato un quadro sconfortante di una città che ha cambiato stranamente il proprio volto.

Al fenomeno dell'immigrazione caratterizzato dall'arrivo di extracomunitari di altre nazionalità ed etnie si contrappone la partenza di giovani e adulti di cittadinanza barese. E' un fenomeno che deve far riflettere poichè le politiche lavorative attuate fra cui gli sportelli circoscrizionali per l'orientamento al lavoro curati da 20 formatori e attivi dal 2006 si sono rivelate insufficienti per frenare l'abbandono della propria città.

E allora per evitare che il fenomeno si prolunghi ulteriormente e che le nuove fasce socialmente deboli si estendano ancor di più - Carlo Paolini, Pres.Comm. Servizi Sociali - propone la trasversalità delle politiche sociali che coinvolgano altri settori della vita comunale e la cooperazione del privato con il pubblico sociale.

Ma non basta, come gli fa eco Abbaticchio, perchè bisogna pensare alla dirompente quotidianità rappresentata dall'aumento della povertà che comporterà la revisione di Imu, Tares e dell'Isee oltre che di tutti gli altri ticket sociali. Se a queste revisioni si aggiunge la necessità di garantire i 6 milioni di euro che si richiedono all'Amministrazione Comunale, a favore della spesa sociale, si può giungere a sostenere che il benessere, per i baresi, rischia di trasformarsi in una chimera.

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