Il Vangelo di Marco tradotto in dialetto barese da Augusto Carbonara
di Vittorio Polito - Com’è noto San Marco è uno dei quattro evangelisti che Augusto Carbonara, ha voluto tradurre in dialetto barese e darlo alle stampe per la Wip Edizioni «U Vangele alla manere de Marche veldate alla barese» (pagine 152 - € 10).
Il Vangelo, che significa letteralmente “buona novella”, rappresenta il messaggio di redenzione e, più ampiamente, l’annuncio della parola di Cristo e dei valori cristiani.
Carbonara, ingegnere barese, esperto di costruzioni idrauliche, ha ricoperto per lunghi anni il ruolo di funzionario dell’Acquedotto Pugliese, ha affrontato il difficile compito di tradurre nella nostra lingua madre il Vangelo di Marco, il cui originale è datato intorno agli anni 70 d.C., dando soprattutto ai baresi la possibilità di gustare nel proprio dialetto i vari episodi della vita di Gesù.
In sostanza l’autore, che conosce molte lingue e dialetti, non si è limitato a tradurre sic et simpliciter la buona novella di Marco, ma è andato oltre attraverso la sua passione e competenza, avvicinandosi il più possibile al testo originale, che nel libro è riportato in latino.
Il volume in elegante veste editoriale si avvale della prefazione di Mons. Luigi Stangarone e della postfazione di Nicola Sbisà, il quale ultimo sottolinea che uno dei problemi che molti pongono all’attenzione è quello della grafia del dialetto barese. Sbisà evidenzia che «Più d’uno, anche in tempi recenti, si è paludato del ruolo di depositario della verità! Non esiste peraltro un insieme di regole chiare, indiscutibili e definitive cui fare riferimento». Non si può che concordare pienamente.
Infine, scrive ancora Sbisà, «Una lettura del testo, si rivela efficace e, soprattutto comprensibile. Il testo reso in barese conserva con la sua semplice immediatezza, la sua ispirata capacità di rendere ammaliante il racconto del quale la fede illumina anche i minimi particolari».
Scrive Carbonara, nella presentazione, che «Il dialetto barese è stato sempre trascritto in modo differente dai vari autori ognuno dei quali ha adoperato le proprie regole. Molti avvertono la necessità di soluzioni condivise, ma i buoni propositi vanno a rilento. In attesa di un accordo, ho adoperato le regole più comunemente accettate specie dagli autori più antichi».
La bella copertina, che rappresenta la nostra Bari con in primo piano il Leone di San Marco, ed i disegni all’interno del testo, sono opera di Elena Carbonara (1929-2012), sorella dell’autore, mentre nella quarta di copertina è riportata la riproduzione di un quadro ad olio “Mater amabilis”, opera del pittore Giuseppe De Mattia (1803-1895), bisnonno dell’autore, che è presente con sei grandi tele nella Chiesa dedicata alla Madonna della Lama di Noicattaro.
Un ottimo lavoro quello di Carbonara dal quale si attendono ora gli altri tre Vangeli tradotti nella nostra lingua madre.
Il Vangelo, che significa letteralmente “buona novella”, rappresenta il messaggio di redenzione e, più ampiamente, l’annuncio della parola di Cristo e dei valori cristiani.
Carbonara, ingegnere barese, esperto di costruzioni idrauliche, ha ricoperto per lunghi anni il ruolo di funzionario dell’Acquedotto Pugliese, ha affrontato il difficile compito di tradurre nella nostra lingua madre il Vangelo di Marco, il cui originale è datato intorno agli anni 70 d.C., dando soprattutto ai baresi la possibilità di gustare nel proprio dialetto i vari episodi della vita di Gesù.
In sostanza l’autore, che conosce molte lingue e dialetti, non si è limitato a tradurre sic et simpliciter la buona novella di Marco, ma è andato oltre attraverso la sua passione e competenza, avvicinandosi il più possibile al testo originale, che nel libro è riportato in latino.
Il volume in elegante veste editoriale si avvale della prefazione di Mons. Luigi Stangarone e della postfazione di Nicola Sbisà, il quale ultimo sottolinea che uno dei problemi che molti pongono all’attenzione è quello della grafia del dialetto barese. Sbisà evidenzia che «Più d’uno, anche in tempi recenti, si è paludato del ruolo di depositario della verità! Non esiste peraltro un insieme di regole chiare, indiscutibili e definitive cui fare riferimento». Non si può che concordare pienamente.
Infine, scrive ancora Sbisà, «Una lettura del testo, si rivela efficace e, soprattutto comprensibile. Il testo reso in barese conserva con la sua semplice immediatezza, la sua ispirata capacità di rendere ammaliante il racconto del quale la fede illumina anche i minimi particolari».
Scrive Carbonara, nella presentazione, che «Il dialetto barese è stato sempre trascritto in modo differente dai vari autori ognuno dei quali ha adoperato le proprie regole. Molti avvertono la necessità di soluzioni condivise, ma i buoni propositi vanno a rilento. In attesa di un accordo, ho adoperato le regole più comunemente accettate specie dagli autori più antichi».
La bella copertina, che rappresenta la nostra Bari con in primo piano il Leone di San Marco, ed i disegni all’interno del testo, sono opera di Elena Carbonara (1929-2012), sorella dell’autore, mentre nella quarta di copertina è riportata la riproduzione di un quadro ad olio “Mater amabilis”, opera del pittore Giuseppe De Mattia (1803-1895), bisnonno dell’autore, che è presente con sei grandi tele nella Chiesa dedicata alla Madonna della Lama di Noicattaro.
Un ottimo lavoro quello di Carbonara dal quale si attendono ora gli altri tre Vangeli tradotti nella nostra lingua madre.
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiElimina