TARANTO - Emilio Riva "ha continuato ad essere al corrente di tutte le gravi lacune e disfunzioni che caratterizzavano e che continuano a caratterizzare lo stabilimento a livello di prestazioni ambientali, come emerso ad esempio dal suo interessamento, accertato in base ad alcune conversazioni intercettate, alle vicende legate allo stabilimento jonico". Lo scrivono i giudici del Tribunale del Riesame di Taranto che hanno rigettato i ricorsi presentati da Riva Fire Spa e da Riva Forni Elettrici Spa contro il sequestro preventivo per equivalente di beni per 8,1 miliardi nella disponibilita' di Riva Fire e di Ilva Spa nell'ambito dell'inchiesta della Procura della Repubblica della citta' jonica sul presunto disastro ambientale.
Il patron del gruppo, definito 'dominus', secondo il collegio, era "a conoscenza delle iniziative" prese da Girolamo Archina', ex responsabile dei rapporti istituzionali dell'azienda siderurgica, "tese a pilotare l'azione de pubblici poteri a vantaggio di Ilva", come risulta da una telefonata del 28 giugno 2010 tra Emilio Riva e il figlio Fabio nella quale i due "commentano la richiesta di incidente probatorio appena notificata e utilizzano espressioni sintomatiche di una indebita conoscenza della relazione integrativa che avrebbero dovuto depositare i consulenti tecnici dei pubblici ministeri.
Di significativo rilievo appare - continuano i giudici del Riesame - anche la sottoscrizione da parte di Riva Emilio, della missiva inoltrata all'onorevole Pierluigi Bersani, all'epoca segretario del Partito Democratico, per lamentarsi del comportamento del senatore Della Seta, esponente del medesimo partito, il quale aveva pubblicamente commentato negativamente il fatto che, con decreto legislativo approvato il 13.08.2010, il Governo avesse inteso prorogare, sino al 01-01-2013, l'entrata in vigore del valore-limite di concentrazione del benzo(a)pirene nell'aria, pari a 1 nanogrammo per metro cubo".
L'iniziativa di Della Seta "andava contro gli interessi di Ilva Spa", sottolinea il riesame. Sia la telefonata con il figlio Fabio che la lettera a Bersani "attestano, soprattutto la 'pienezza dei poteri che Riva Emilio esercitava nell'ambito di Ilva Spa, anche in un periodo (giugno-settembre 2010) successivo al subentro, quale legale rappresentante dell'ente, del figlio Riva Nicola".
Il patron del gruppo, definito 'dominus', secondo il collegio, era "a conoscenza delle iniziative" prese da Girolamo Archina', ex responsabile dei rapporti istituzionali dell'azienda siderurgica, "tese a pilotare l'azione de pubblici poteri a vantaggio di Ilva", come risulta da una telefonata del 28 giugno 2010 tra Emilio Riva e il figlio Fabio nella quale i due "commentano la richiesta di incidente probatorio appena notificata e utilizzano espressioni sintomatiche di una indebita conoscenza della relazione integrativa che avrebbero dovuto depositare i consulenti tecnici dei pubblici ministeri.
Di significativo rilievo appare - continuano i giudici del Riesame - anche la sottoscrizione da parte di Riva Emilio, della missiva inoltrata all'onorevole Pierluigi Bersani, all'epoca segretario del Partito Democratico, per lamentarsi del comportamento del senatore Della Seta, esponente del medesimo partito, il quale aveva pubblicamente commentato negativamente il fatto che, con decreto legislativo approvato il 13.08.2010, il Governo avesse inteso prorogare, sino al 01-01-2013, l'entrata in vigore del valore-limite di concentrazione del benzo(a)pirene nell'aria, pari a 1 nanogrammo per metro cubo".
L'iniziativa di Della Seta "andava contro gli interessi di Ilva Spa", sottolinea il riesame. Sia la telefonata con il figlio Fabio che la lettera a Bersani "attestano, soprattutto la 'pienezza dei poteri che Riva Emilio esercitava nell'ambito di Ilva Spa, anche in un periodo (giugno-settembre 2010) successivo al subentro, quale legale rappresentante dell'ente, del figlio Riva Nicola".