di Antonio Negro - Nel giro di poche settimane si sono tenuti due incontri pubblici sulla pratica dei veleni in agricoltura: pesticidi, diserbanti e altro, comunemente definiti fitofarmaci.
Il primo s' è tenuto a Castiglione d’Otranto (Lecce), in aperta campagna, finalizzato alla raccolta di firme per chiedere l'abolizione totale dell'uso di questi veleni nelle campagne. La richiesta, da inviare ai governi nazionale e regionale, è stata supportata da argomentazioni e dati sulle gravi conseguenze che derivano alla salute umana, oltre al danno per l'ambiente, dall'uso continuo di dette sostanze.
La riunione, presente il dottor Giuseppe Serravezza, esperto oncologo e da sempre impegnato per la difesa della salute sia dell'uomo che della natura che lo circonda, si è tenuta domenica 9 giugno, di sera; fatto curioso, ma non troppo, sembra che tra il pubblico si aggirasse anche qualche 007 in borghese, tra l'altro facilmente riconoscibile almeno agli addetti ai lavori.
L'altro incontro, alla presenza anche qui di esperti, si è tenuto a Tricase (Lecce), la sera di lunedi 24 giugno, sul corretto utilizzo dei fitofarmaci in agricoltura. Ora, ciò che salta subito all'occhio è il fatto che il tema di fondo dei due incontri non abbia fatto altro che mettere in evidenza la gravità e la pericolosità di queste sostanze, pericolosità che nella prima riunione era ritenuta tale da richiederne addirittura la messa al bando, mentre nella seconda ha fatto insistere, fino alla noia, che bisogna saperle usare. E questo perché? Perché si tratta di veleni, appunto.
Nei dati emersi dalle due serate, ma non solo, sembra che nel Salento - specie da Maglie in giù - vi sia un uso sconsiderato di tali veleni e di gran lunga superiore al resto d'Italia e della Puglia, dove pare che vi siano addirittura venditori ambulanti di prodotti clandestini contraffati provenienti da altri Paesi. Del resto, i dati significativi emersi dicono che su 155.000 quintali riversati nelle campagne pugliesi nel 2010, ben 2 milioni di kg. sono stati gettati sulle colture in provincia di Lecce.
Ma ciò che più preoccupa è il fatto che le norme in materia nella nostra Regione non sono per niente severe e i controlli praticamente inesistenti. La dispensa usata per far studiare i concorrenti per il famoso patentino, riporta genericamente alcune indicazioni di massima sulla pericolosità delle sostanze che si maneggiano, ma sono prive di riferimenti normativi e, quindi, gli stessi patentati sanno che non corrono rischio alcuno in materia di responsabilità civile o penale.
Le uniche raccomandazioni un pò più in evidenza sono quelle di tenersi a 200 metri dai pozzi per uso umano (vuol dire per uso animale si può buttare il veleno direttamente nell'abbeveratoio!) e a distanza di sicurezza dalle abitazioni: quale sia la distanza di sicurezza non é dato sapere! Non solo, ma la confusione è tanta e tale che non é dato conoscere con certezza quali siano questi pozzi per uso umano. Il fatto che l'Ispra abbia lanciato l'allarme, a livello nazionale, dicendo che il 50% delle acque, anche di falda sotterranea, siano avvelenate poco importa ai nostri governanti che non riescono a legiferare con serietà e severità su questa materia.
Quando si irrora nelle campagne bisogna avere le tute speciali e a norma? E chi se ne frega! Bisogna avvisare il confinante, specie se la casa dove abita è adiacente? Ma quando mai, se non c'è nessun articolo di legge che lo prevede! E dove ci sono gli animali domestici? E l'effetto deriva, che sarà mai? Gli alunni di questi corsi alla prova finale vengono portati in campagna per vedere se almeno hanno imparato i punti cardinali per capire come soffia il vento che procura l'effetto deriva? E gli ugelli delle macchine sono a norma, e come? Ma sono a norma nelle prove pratiche o solo nella sala dove si tiene la lezione teorica? Perché, se non si va errando, solo di teoria si parla poiché la pratica é tutta un'altra cosa.
C'è un allarme in campo internazionale perché si assiste a una moria di api senza precedenti; le api sono degli indicatori importanti dello stato di salute del pianeta e si pensa che la loro scomparsa sia dovuta all'uso dei pesticidi, appunto. Nel Salento è avvenuto lo spietramento del territorio e sono state asfaltate le campagne per rendere più facile e veloce l'uso dei mezzi che buttano veleni, in nome della monocoltura dell'ulivo. Ma ciò che sconcerta di più in tutto questo è il fatto che gli amministratori, i governanti, gli addetti ai lavori, per competenza e conoscenza, non si rendano conto che bisogna gestire e governare questi settori, come altri, con responsabilità ed efficienza, perché si tratta della salute dei cittadini, oltre che di loro stessi.
E' mai possibile che nel nostro Paese, l'Italia, e nel Meridione in particolare, per risolvere i problemi si aspetti prima l'intervento del giudice, come il Tar del Veneto che ha stabilito con chiarezza la pericolosità di questi veleni? Adesso sembra che si stia tentando di mettere un pò di ordine in questo settore, col decreto 150/2012, in attuazione di una direttiva europea sull'uso sostenibile dei pesticidi; ma servirà a poco se la Regione Puglia e i Comuni non detteranno norme severe verso coloro i quali avvelenano le nostre campagne, i nostri cibi, le nostre acque, le nostre case, le nostre strade.
E soprattutto, se il patentino verrà rilasciato a chi non conosce nemmeno la rosa dei venti! Di questo passo scompariranno anche le verdure selvatiche - la cicoria in primis - a tutt'oggi già fortemente compromesse, che erano un tratto saliente delle nostre tradizioni alimentari, e che hanno contribuito, non poco, a rallegrare la tavola, soprattutto dei più poveri.
Il primo s' è tenuto a Castiglione d’Otranto (Lecce), in aperta campagna, finalizzato alla raccolta di firme per chiedere l'abolizione totale dell'uso di questi veleni nelle campagne. La richiesta, da inviare ai governi nazionale e regionale, è stata supportata da argomentazioni e dati sulle gravi conseguenze che derivano alla salute umana, oltre al danno per l'ambiente, dall'uso continuo di dette sostanze.
La riunione, presente il dottor Giuseppe Serravezza, esperto oncologo e da sempre impegnato per la difesa della salute sia dell'uomo che della natura che lo circonda, si è tenuta domenica 9 giugno, di sera; fatto curioso, ma non troppo, sembra che tra il pubblico si aggirasse anche qualche 007 in borghese, tra l'altro facilmente riconoscibile almeno agli addetti ai lavori.
L'altro incontro, alla presenza anche qui di esperti, si è tenuto a Tricase (Lecce), la sera di lunedi 24 giugno, sul corretto utilizzo dei fitofarmaci in agricoltura. Ora, ciò che salta subito all'occhio è il fatto che il tema di fondo dei due incontri non abbia fatto altro che mettere in evidenza la gravità e la pericolosità di queste sostanze, pericolosità che nella prima riunione era ritenuta tale da richiederne addirittura la messa al bando, mentre nella seconda ha fatto insistere, fino alla noia, che bisogna saperle usare. E questo perché? Perché si tratta di veleni, appunto.
Nei dati emersi dalle due serate, ma non solo, sembra che nel Salento - specie da Maglie in giù - vi sia un uso sconsiderato di tali veleni e di gran lunga superiore al resto d'Italia e della Puglia, dove pare che vi siano addirittura venditori ambulanti di prodotti clandestini contraffati provenienti da altri Paesi. Del resto, i dati significativi emersi dicono che su 155.000 quintali riversati nelle campagne pugliesi nel 2010, ben 2 milioni di kg. sono stati gettati sulle colture in provincia di Lecce.
Ma ciò che più preoccupa è il fatto che le norme in materia nella nostra Regione non sono per niente severe e i controlli praticamente inesistenti. La dispensa usata per far studiare i concorrenti per il famoso patentino, riporta genericamente alcune indicazioni di massima sulla pericolosità delle sostanze che si maneggiano, ma sono prive di riferimenti normativi e, quindi, gli stessi patentati sanno che non corrono rischio alcuno in materia di responsabilità civile o penale.
Le uniche raccomandazioni un pò più in evidenza sono quelle di tenersi a 200 metri dai pozzi per uso umano (vuol dire per uso animale si può buttare il veleno direttamente nell'abbeveratoio!) e a distanza di sicurezza dalle abitazioni: quale sia la distanza di sicurezza non é dato sapere! Non solo, ma la confusione è tanta e tale che non é dato conoscere con certezza quali siano questi pozzi per uso umano. Il fatto che l'Ispra abbia lanciato l'allarme, a livello nazionale, dicendo che il 50% delle acque, anche di falda sotterranea, siano avvelenate poco importa ai nostri governanti che non riescono a legiferare con serietà e severità su questa materia.
Quando si irrora nelle campagne bisogna avere le tute speciali e a norma? E chi se ne frega! Bisogna avvisare il confinante, specie se la casa dove abita è adiacente? Ma quando mai, se non c'è nessun articolo di legge che lo prevede! E dove ci sono gli animali domestici? E l'effetto deriva, che sarà mai? Gli alunni di questi corsi alla prova finale vengono portati in campagna per vedere se almeno hanno imparato i punti cardinali per capire come soffia il vento che procura l'effetto deriva? E gli ugelli delle macchine sono a norma, e come? Ma sono a norma nelle prove pratiche o solo nella sala dove si tiene la lezione teorica? Perché, se non si va errando, solo di teoria si parla poiché la pratica é tutta un'altra cosa.
C'è un allarme in campo internazionale perché si assiste a una moria di api senza precedenti; le api sono degli indicatori importanti dello stato di salute del pianeta e si pensa che la loro scomparsa sia dovuta all'uso dei pesticidi, appunto. Nel Salento è avvenuto lo spietramento del territorio e sono state asfaltate le campagne per rendere più facile e veloce l'uso dei mezzi che buttano veleni, in nome della monocoltura dell'ulivo. Ma ciò che sconcerta di più in tutto questo è il fatto che gli amministratori, i governanti, gli addetti ai lavori, per competenza e conoscenza, non si rendano conto che bisogna gestire e governare questi settori, come altri, con responsabilità ed efficienza, perché si tratta della salute dei cittadini, oltre che di loro stessi.
E' mai possibile che nel nostro Paese, l'Italia, e nel Meridione in particolare, per risolvere i problemi si aspetti prima l'intervento del giudice, come il Tar del Veneto che ha stabilito con chiarezza la pericolosità di questi veleni? Adesso sembra che si stia tentando di mettere un pò di ordine in questo settore, col decreto 150/2012, in attuazione di una direttiva europea sull'uso sostenibile dei pesticidi; ma servirà a poco se la Regione Puglia e i Comuni non detteranno norme severe verso coloro i quali avvelenano le nostre campagne, i nostri cibi, le nostre acque, le nostre case, le nostre strade.
E soprattutto, se il patentino verrà rilasciato a chi non conosce nemmeno la rosa dei venti! Di questo passo scompariranno anche le verdure selvatiche - la cicoria in primis - a tutt'oggi già fortemente compromesse, che erano un tratto saliente delle nostre tradizioni alimentari, e che hanno contribuito, non poco, a rallegrare la tavola, soprattutto dei più poveri.
non e' possibile, vi state sbagliando. la colpa di tutto e' la caccia...
RispondiElimina