OSTUNI (BR) - Proseguono gli eventi culturali nella Città Bianca: questa sera, nello spazio della Chiesa del Purgatorio a partire dalle ore 19:30, sarà inaugurata la mostra dell’artista salernitano Angelo Accardi, organizzato dalla Galleria Orizzonti Arte Contemporanea di Ostuni, e sarà visibile fino al 30 luglio. L’evento è curato anche in collaborazione con le Officine Tamborrino e con il Casbah Art Café di Ostuni.
Per quel che riguarda la decontestualizzazione, è la protagonista delle tele di Accardi che movimenta con dolce energia, eleganza cromatica e leggero rigore tutte le opere del suo ultimo ciclo; opere abitate ed attraversate velocemente da elementi insoliti quanto mai inattesi, ormai simboli riconoscibili di tutto il suo lavoro, strumenti di evasione, gioco e liberazione quali possono essere i suoi famosi struzzi. Animali simpatici e birichini che irrompono sfacciatamente nel silenzio austero di musei e spazi chiusi creando movimento, curiosità ed attenzione mentre sfilano, fieri e curiosi, dinanzi alle più famose tele dei grandi maestri della storia dell’arte contemporanea. I musei, le loro stanze austere, tutte così uguali e anonime, stanno ferme ed immobili nel loro silente metafisico monocromatismo, interrotto solo da queste strane presenze colorate che con simpatia seriosa ed energico scompiglio, insegnano a porre gioiosa attenzione a quello che attenzione ormai non ha più: la naturalezza della bellezza, della forma, del colore, in tutta la loro semplicità. Gli struzzi irrompono in questi ambienti, scorazzano veloci con fare invadente, un po’ fuori luogo, senza riverenza alcuna verso le opere di Mirò, Haring, Picasso, Warhol, Liechtenstein…essi si muovono padroni finché le opere stesse, inevitabilmente attratte da tanto chiosare, osservano, attonite, sorprese, divertite ed improvvisamente ammiccano, si svegliano, tornano a vivere; finalmente quello che era anonimo si svela, quello che era scontato si avverte, quello che era nascosto si vede e tutto si ricolora.
Accardi usa la sua pittura come espressione e sintesi di un sentimento che non vuole essere una mera denuncia o semplice critica alla società leggera e indifferente che ha relegato il ruolo di questi grandi maestri ad essere vissuto così distante dalla realtà, come se fosse un mondo a parte, per nulla integrato nel gioco della società odierna; Accardi vuole offrire una visione altra, una nuova opportunità di apertura al nuovo attraverso il “vecchio”, al bello attraverso il “brutto”, una visione vissuta come motore di energie purificatrici e salvifiche.
Daniele Martini
Per quel che riguarda la decontestualizzazione, è la protagonista delle tele di Accardi che movimenta con dolce energia, eleganza cromatica e leggero rigore tutte le opere del suo ultimo ciclo; opere abitate ed attraversate velocemente da elementi insoliti quanto mai inattesi, ormai simboli riconoscibili di tutto il suo lavoro, strumenti di evasione, gioco e liberazione quali possono essere i suoi famosi struzzi. Animali simpatici e birichini che irrompono sfacciatamente nel silenzio austero di musei e spazi chiusi creando movimento, curiosità ed attenzione mentre sfilano, fieri e curiosi, dinanzi alle più famose tele dei grandi maestri della storia dell’arte contemporanea. I musei, le loro stanze austere, tutte così uguali e anonime, stanno ferme ed immobili nel loro silente metafisico monocromatismo, interrotto solo da queste strane presenze colorate che con simpatia seriosa ed energico scompiglio, insegnano a porre gioiosa attenzione a quello che attenzione ormai non ha più: la naturalezza della bellezza, della forma, del colore, in tutta la loro semplicità. Gli struzzi irrompono in questi ambienti, scorazzano veloci con fare invadente, un po’ fuori luogo, senza riverenza alcuna verso le opere di Mirò, Haring, Picasso, Warhol, Liechtenstein…essi si muovono padroni finché le opere stesse, inevitabilmente attratte da tanto chiosare, osservano, attonite, sorprese, divertite ed improvvisamente ammiccano, si svegliano, tornano a vivere; finalmente quello che era anonimo si svela, quello che era scontato si avverte, quello che era nascosto si vede e tutto si ricolora.
Accardi usa la sua pittura come espressione e sintesi di un sentimento che non vuole essere una mera denuncia o semplice critica alla società leggera e indifferente che ha relegato il ruolo di questi grandi maestri ad essere vissuto così distante dalla realtà, come se fosse un mondo a parte, per nulla integrato nel gioco della società odierna; Accardi vuole offrire una visione altra, una nuova opportunità di apertura al nuovo attraverso il “vecchio”, al bello attraverso il “brutto”, una visione vissuta come motore di energie purificatrici e salvifiche.
Daniele Martini
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