di Vittorio Polito - È stato pubblicato in questi giorni il n. 45-46, anno XXIII, della Rivista “Risorgimento e Mezzogiorno”, rassegna di studi storici, edita da Levante Editori di Bari (pagg. 239 - € 20), a cura del Comitato di Bari dell’Istituto per la Storia del Risorgimento, diretto da Giuseppe Poli, responsabile Nicola Roncone.
Il periodico, fondato da Matteo Fantasia, compie 23 anni ed apre con l’editoriale di Giuseppe Poli “Adempimenti”, che sottolinea in base alle recenti indicazioni in tema di classificazione delle riviste, la necessità, anche per “Risorgimento e Mezzogiorno” di un adeguamento a criteri oggettivi quale l’internazionalizzazione del comitato scientifico, la presenza di valutatori anonimi esterni, il rispetto della periodicità.
«Questa esigenza – scrive Poli – vale soprattutto per i contributi dei giovani studiosi che pubblicano su questa rivista i quali corrono il rischio di non vedere apprezzato adeguatamente il risultato delle loro ricerche in funzione di eventuali concorsi universitari. Quello della classificazione delle riviste è in effetti un grosso problema che nei mesi scorsi ha determinato un ampio ed agguerrito dibattito fra gli addetti ai lavori di diversa estrazione e altro orientamento culturale. Senza disconoscere che, indubbiamente, esistono riviste più prestigiose e dalla tradizione consolidata, la creazione di un catalogo che ne classifichi l’importanza e, di conseguenza, attribuisca una rilevanza maggiore ai contributi pubblicati al loro interno, crea delle indubbie sperequazioni fra gli studiosi. ‘Risorgimento e Mezzogiorno’, ha alle sue spalle un passato ultraventennale che non è il caso di disperdere. Sarebbe opportuno, pertanto, consolidare il suo spazio adeguando la rivista a nuove esigenze imposte dai tempi».
Seguono alcuni saggi firmati da Giuseppe F. De Tiberiis “Alle origini delle Camere di Commercio Italiane”, da Antonio Napolitano “L’ascesa politica di un economista ‘minore’tarantino alla vigilia dell’Unità”, a cui si aggiungono i contributi di Massimiliano Pezzi “La peste nell’Impero Ottomano (1812), di Michele Galante “Ascesa e capitolazione del brigantaggio garganico: le bande di Del Sambro e Palumbo”. Il saggio di Michele Galante fa il punto sulle due più importanti bande che caratterizzarono la vita del promontorio nel primo triennio dell’Unità e che si spartirono il controllo del territorio per le loro azioni delittuose e politiche. Oltre ad esaminare le tante vicende di cui si resero protagoniste, Galante evidenzia soprattutto i problemi dell’organizzazione interna delle bande che nella pubblicistica non sempre hanno trovato il rilievo che meritano. Da qui l’attenzione rivolta alla composizione anagrafica delle bande, composta per lo più da giovani e giovanissimi, al loro carattere quasi esclusivamente maschile, al forte legame di tipo associativo e familiare che univano i diversi componenti. Galante, inoltre, analizza gli aspetti logistici (covi, assegnazione di compiti specifici, rete dei complici e dei manutengoli), le diverse articolazioni territoriali delle bande, fatte non di una struttura rigidamente centralizzata, ma di una sorta di federazione di piccole bande, i tipi di reati commessi con la netta prevalenza dei reati contro il patrimonio rispetto a quelli contro le persone. Il saggio, infine, mette in evidenza il processo di disgregazione e di disfacimento delle bande garganiche che avvenne alcuni mesi prima della approvazione della legge Pica, determinata sia dal mutamento delle condizioni politiche generali in cui si muovevano le bande, sia dall’attenzione e dalla pressione esercitata dalle forze militari in uno con i responsabili politici locali e persino con i preti sulle famiglie dei briganti per indurli a costituirsi promettendo loro sconti di pena e protezione. Ricordo con piacere di aver recensito il poderoso “Dizionario del dialetto di San Marco in Lamis” di Michele e Grazia Galante (Levante Editori), sentendomi affascinato da quest’uomo che, nonostante sia stato un politico di notevole livello, sia rientrato nella sua terra per dedicarsi a studi che cercano di rendere omaggio ai suoi avi. Un esempio che in tanti oggi dovrebbero seguire invece di esibirsi continuamente sulla ribalta.
Il fascicolo si arricchisce anche delle seguenti note e discussioni: “Il Ministro e il canonico. Considerazioni sui rapporti tra Stato e Chiesa al momento dell’Unità”, di Gianfranco Liberati; “I Viaggi dei sovrani in Puglia nel 1797”, di Giuseppe Pio Cascavilla; “Pietro Marti. Il giornalista, il conferenziere, il polemista (1863-1933)”, di Ermanno Inguscio; “L’intervento pubblico nel mezzogiorno in età giolittiana: a proposito di un recente studio sulla legge speciale del 1904 per la Basilicata” di Domenico Sacco; “Due partigiani del sud: Giovanni Taddeo e Maria Blasi” di Marco Ignazio De Santis.
Recensioni e notiziario chiudono il fascicolo.
Il periodico, fondato da Matteo Fantasia, compie 23 anni ed apre con l’editoriale di Giuseppe Poli “Adempimenti”, che sottolinea in base alle recenti indicazioni in tema di classificazione delle riviste, la necessità, anche per “Risorgimento e Mezzogiorno” di un adeguamento a criteri oggettivi quale l’internazionalizzazione del comitato scientifico, la presenza di valutatori anonimi esterni, il rispetto della periodicità.
«Questa esigenza – scrive Poli – vale soprattutto per i contributi dei giovani studiosi che pubblicano su questa rivista i quali corrono il rischio di non vedere apprezzato adeguatamente il risultato delle loro ricerche in funzione di eventuali concorsi universitari. Quello della classificazione delle riviste è in effetti un grosso problema che nei mesi scorsi ha determinato un ampio ed agguerrito dibattito fra gli addetti ai lavori di diversa estrazione e altro orientamento culturale. Senza disconoscere che, indubbiamente, esistono riviste più prestigiose e dalla tradizione consolidata, la creazione di un catalogo che ne classifichi l’importanza e, di conseguenza, attribuisca una rilevanza maggiore ai contributi pubblicati al loro interno, crea delle indubbie sperequazioni fra gli studiosi. ‘Risorgimento e Mezzogiorno’, ha alle sue spalle un passato ultraventennale che non è il caso di disperdere. Sarebbe opportuno, pertanto, consolidare il suo spazio adeguando la rivista a nuove esigenze imposte dai tempi».
Seguono alcuni saggi firmati da Giuseppe F. De Tiberiis “Alle origini delle Camere di Commercio Italiane”, da Antonio Napolitano “L’ascesa politica di un economista ‘minore’tarantino alla vigilia dell’Unità”, a cui si aggiungono i contributi di Massimiliano Pezzi “La peste nell’Impero Ottomano (1812), di Michele Galante “Ascesa e capitolazione del brigantaggio garganico: le bande di Del Sambro e Palumbo”. Il saggio di Michele Galante fa il punto sulle due più importanti bande che caratterizzarono la vita del promontorio nel primo triennio dell’Unità e che si spartirono il controllo del territorio per le loro azioni delittuose e politiche. Oltre ad esaminare le tante vicende di cui si resero protagoniste, Galante evidenzia soprattutto i problemi dell’organizzazione interna delle bande che nella pubblicistica non sempre hanno trovato il rilievo che meritano. Da qui l’attenzione rivolta alla composizione anagrafica delle bande, composta per lo più da giovani e giovanissimi, al loro carattere quasi esclusivamente maschile, al forte legame di tipo associativo e familiare che univano i diversi componenti. Galante, inoltre, analizza gli aspetti logistici (covi, assegnazione di compiti specifici, rete dei complici e dei manutengoli), le diverse articolazioni territoriali delle bande, fatte non di una struttura rigidamente centralizzata, ma di una sorta di federazione di piccole bande, i tipi di reati commessi con la netta prevalenza dei reati contro il patrimonio rispetto a quelli contro le persone. Il saggio, infine, mette in evidenza il processo di disgregazione e di disfacimento delle bande garganiche che avvenne alcuni mesi prima della approvazione della legge Pica, determinata sia dal mutamento delle condizioni politiche generali in cui si muovevano le bande, sia dall’attenzione e dalla pressione esercitata dalle forze militari in uno con i responsabili politici locali e persino con i preti sulle famiglie dei briganti per indurli a costituirsi promettendo loro sconti di pena e protezione. Ricordo con piacere di aver recensito il poderoso “Dizionario del dialetto di San Marco in Lamis” di Michele e Grazia Galante (Levante Editori), sentendomi affascinato da quest’uomo che, nonostante sia stato un politico di notevole livello, sia rientrato nella sua terra per dedicarsi a studi che cercano di rendere omaggio ai suoi avi. Un esempio che in tanti oggi dovrebbero seguire invece di esibirsi continuamente sulla ribalta.
Il fascicolo si arricchisce anche delle seguenti note e discussioni: “Il Ministro e il canonico. Considerazioni sui rapporti tra Stato e Chiesa al momento dell’Unità”, di Gianfranco Liberati; “I Viaggi dei sovrani in Puglia nel 1797”, di Giuseppe Pio Cascavilla; “Pietro Marti. Il giornalista, il conferenziere, il polemista (1863-1933)”, di Ermanno Inguscio; “L’intervento pubblico nel mezzogiorno in età giolittiana: a proposito di un recente studio sulla legge speciale del 1904 per la Basilicata” di Domenico Sacco; “Due partigiani del sud: Giovanni Taddeo e Maria Blasi” di Marco Ignazio De Santis.
Recensioni e notiziario chiudono il fascicolo.