BARI - L'incapacità manifesta degli ultimi governi italiani nel dare risposte alla disoccupazione giovanile e alla formazione, sembra ci stiano portando alle soglie di una teutonica e fantozziana umiliazione di massa. La prova? Le dichiarazioni del ministro dell'Economia tedesco Philipp Rösler che proprio la settimana scorsa ha lanciato un appello ai giovani degli stati del Sud Europa in crisi per invitarli a fare corsi di formazione professionale in Germania. É il quotidiano "Welt am Sonntag" a riportare testualmente il "Venite in Germania", del superministro in un'intervista rilasciata al giornale.
Nell'economia tedesca, infatti, risultano essere disponibili decine di migliaia di posti di formazione. Per i diplomati non è certo una decisione facile andare almeno tre anni in un paese straniero. "Ma la porta è aperta per i giovani meridionali, che sono i benvenuti" ha riferito il ministro.
Ed ha continuato: "Dobbiamo far capire che hanno la prospettiva di rimanere come professionisti -. Beh, con doppia cittadinanza".É, quindi, questa la risposta quasi ufficiale della ricca Germania alla piaga della disoccupazione giovanile che come hanno reso noto tutte le statistiche, in alcuni paesi dell'Unione Europea ha raggiunto percentuali estremamente elevate, come in Italia dove ogni mese supera un nuovo record negativo. Mercoledì prossimo i ministri del lavoro dell'Unione europea discuteranno ulteriori misure contro la disoccupazione giovanile a Berlino. I capi di Stato e di governo dell'UE al vertice di Bruxelles avevano già stanziato 60 miliardi di euro per gli anni 2014 e 2015 per fermare il fenomeno. Lo stesso Rösler ha sottolineato come queste prime misure europee costituiscano un contributo significativo alla lotta contro la disoccupazione dei giovani, ma ha anche evidenziato che "Più importanti dei programmi di lavoro, tuttavia, sono le riforme strutturali nei loro rispettivi paesi".Riforme che per Giovanni D’Agata presidente e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, tardano ad arrivare nonostante l'ultimo provvedimento del governo "Letta" che da autorevoli lavoristi ed economisti é stato già soprannominato "la favola dei 200 mila posti di lavoro" per la carenza di effettive ed adeguate coperture e la temporaneità delle misure assunte, che ne determina la loro certa inefficacia nel lungo periodo tale da non incidere, se non marginalmente, nella lotta a quella piaga che é sotto gli occhi di tutte e che solo interventi strutturali potrà cercare di fermare. Fumo negli occhi, insomma, che non arresterà la fuga, già avviata, di giovani verso le economie più solide, tra cui quella tedesca che dopo l'annuncio del ministro titolare del dicastero più importante nel settore si prepara ad attendere un esodo che rischia di essere di massa, se il nostro Paese non invertirà la rotta.
Nell'economia tedesca, infatti, risultano essere disponibili decine di migliaia di posti di formazione. Per i diplomati non è certo una decisione facile andare almeno tre anni in un paese straniero. "Ma la porta è aperta per i giovani meridionali, che sono i benvenuti" ha riferito il ministro.
Ed ha continuato: "Dobbiamo far capire che hanno la prospettiva di rimanere come professionisti -. Beh, con doppia cittadinanza".É, quindi, questa la risposta quasi ufficiale della ricca Germania alla piaga della disoccupazione giovanile che come hanno reso noto tutte le statistiche, in alcuni paesi dell'Unione Europea ha raggiunto percentuali estremamente elevate, come in Italia dove ogni mese supera un nuovo record negativo. Mercoledì prossimo i ministri del lavoro dell'Unione europea discuteranno ulteriori misure contro la disoccupazione giovanile a Berlino. I capi di Stato e di governo dell'UE al vertice di Bruxelles avevano già stanziato 60 miliardi di euro per gli anni 2014 e 2015 per fermare il fenomeno. Lo stesso Rösler ha sottolineato come queste prime misure europee costituiscano un contributo significativo alla lotta contro la disoccupazione dei giovani, ma ha anche evidenziato che "Più importanti dei programmi di lavoro, tuttavia, sono le riforme strutturali nei loro rispettivi paesi".Riforme che per Giovanni D’Agata presidente e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, tardano ad arrivare nonostante l'ultimo provvedimento del governo "Letta" che da autorevoli lavoristi ed economisti é stato già soprannominato "la favola dei 200 mila posti di lavoro" per la carenza di effettive ed adeguate coperture e la temporaneità delle misure assunte, che ne determina la loro certa inefficacia nel lungo periodo tale da non incidere, se non marginalmente, nella lotta a quella piaga che é sotto gli occhi di tutte e che solo interventi strutturali potrà cercare di fermare. Fumo negli occhi, insomma, che non arresterà la fuga, già avviata, di giovani verso le economie più solide, tra cui quella tedesca che dopo l'annuncio del ministro titolare del dicastero più importante nel settore si prepara ad attendere un esodo che rischia di essere di massa, se il nostro Paese non invertirà la rotta.
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