di Roberto Berloco - E’ una domenica di metà agosto. Ma non come tante altre del passato. La politica, ormai, è andata in vacanza, mentre la città resta, con tutti i suoi problemi, i più gravi quelli legati alla sopravvivenza di fasce sempre più nutrite di popolazione.
Sono diversi i punti interrogativi drammatici che angosciano la comunità. Il primo è quello del futuro prossimo. Il secondo, quello del futuro più lontano, ossia quello dei figli.
La matassa della miseria materiale crescente del momento s’ingarbuglia fatalmente con l’assenza di prospettive realistiche e orizzonti concreti da parte della politica locale.
La scarsezza di una visione chiara, fondata su presupposti di soluzioni già nel breve termine, è palpabile nei giorni che corrono via inesorabilmente, senza che mai venga eretto un argine di speranza al fiume in piena della disperazione comune.
Tutto questo pur non mancando atti di buona volontà da parte dell’Amministratore comunale, come quello dell’istituzione di buoni di lavoro per i disoccupati, oppure del contributo straordinario che ogni famiglia in stato di disagio può chiedere una volta all’anno.
Si tratta di gocce in un mare difficile e agitato da venti sempre più forti e tempestosi. Se la parabola dell’economia cittadina si conserverà ancora discendente, con il gettito fiscale verso le Casse di Città destinato ad impoverirsi ulteriormente, non è da escludere che anche quelle gocce si facciano più rare.
D’altronde non sembra che le pressioni dell’Opposizione politica ad una maggiore attenzione, da parte del Governo municipale, verso la classe dei poveri in aumento, abbiano sortito chissà quale effetto. Né, tanto meno, gli esempi positivi di generosità, da parte di singole personalità istituzionali, paiono essersi moltiplicati.
In questo quadro oscuro e mortificante, con la linea dell’ottimismo generale in perenne fase discendente, acquista un significato di provvidenzialità l’evento prossimo della festa dedicata alla Madonna del Buoncammino, la protettrice per eccellenza delle sorti del popolo di Altamura.
Mai come in questo momento storico affidarsi alle amorevoli cure di una Madonna, tanto amata dalla comunità cittadina, potrebbe rappresentare una strada efficace per convergere verso una mèta di speranza per tutti. Una luce nel buio di una crisi che non conosce tregua. Un respiro di gioia dentro un’aria asfissiata dall’assenza di alternative all’impossibilità crescente di provvedere al fabbisogno quotidiano.
Originariamente la Madonna del Buoncammino veniva invocata per prevenire o contrastare le siccite che mettevano in pericolo il raccolto del grano. La si portava in processione per questa ragione, tra i campi intorno al Santuario, prima che venisse introdotto il rito di raggiungere la città e quivi di dimorare per alcune settimane. Quella santa mano implorata dal cielo giungeva puntuale e materna a salvare le sorti economiche del paese.
Questa volta, però, la speranza collettiva, riposta con fiducia nelle mani della Madonna altamurana, è di un miracolo economico più grande, capace di salvare il destino attuale della città e di assicurarne uno di dignità alle sue prossime generazioni.
Sono diversi i punti interrogativi drammatici che angosciano la comunità. Il primo è quello del futuro prossimo. Il secondo, quello del futuro più lontano, ossia quello dei figli.
La matassa della miseria materiale crescente del momento s’ingarbuglia fatalmente con l’assenza di prospettive realistiche e orizzonti concreti da parte della politica locale.
La scarsezza di una visione chiara, fondata su presupposti di soluzioni già nel breve termine, è palpabile nei giorni che corrono via inesorabilmente, senza che mai venga eretto un argine di speranza al fiume in piena della disperazione comune.
Tutto questo pur non mancando atti di buona volontà da parte dell’Amministratore comunale, come quello dell’istituzione di buoni di lavoro per i disoccupati, oppure del contributo straordinario che ogni famiglia in stato di disagio può chiedere una volta all’anno.
Si tratta di gocce in un mare difficile e agitato da venti sempre più forti e tempestosi. Se la parabola dell’economia cittadina si conserverà ancora discendente, con il gettito fiscale verso le Casse di Città destinato ad impoverirsi ulteriormente, non è da escludere che anche quelle gocce si facciano più rare.
D’altronde non sembra che le pressioni dell’Opposizione politica ad una maggiore attenzione, da parte del Governo municipale, verso la classe dei poveri in aumento, abbiano sortito chissà quale effetto. Né, tanto meno, gli esempi positivi di generosità, da parte di singole personalità istituzionali, paiono essersi moltiplicati.
In questo quadro oscuro e mortificante, con la linea dell’ottimismo generale in perenne fase discendente, acquista un significato di provvidenzialità l’evento prossimo della festa dedicata alla Madonna del Buoncammino, la protettrice per eccellenza delle sorti del popolo di Altamura.
Mai come in questo momento storico affidarsi alle amorevoli cure di una Madonna, tanto amata dalla comunità cittadina, potrebbe rappresentare una strada efficace per convergere verso una mèta di speranza per tutti. Una luce nel buio di una crisi che non conosce tregua. Un respiro di gioia dentro un’aria asfissiata dall’assenza di alternative all’impossibilità crescente di provvedere al fabbisogno quotidiano.
Originariamente la Madonna del Buoncammino veniva invocata per prevenire o contrastare le siccite che mettevano in pericolo il raccolto del grano. La si portava in processione per questa ragione, tra i campi intorno al Santuario, prima che venisse introdotto il rito di raggiungere la città e quivi di dimorare per alcune settimane. Quella santa mano implorata dal cielo giungeva puntuale e materna a salvare le sorti economiche del paese.
Questa volta, però, la speranza collettiva, riposta con fiducia nelle mani della Madonna altamurana, è di un miracolo economico più grande, capace di salvare il destino attuale della città e di assicurarne uno di dignità alle sue prossime generazioni.
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