di Francesco Brescia - Si corre ormai quasi il rischio di non turbarsi più dinanzi a foto che ritraggono l'ormai vituperato e abbandonato al suo destino Dolmen La Chianca, in pieno agro biscegliese.
Un giorno all'anno (stasera nello specifico, "Notte di Poesia al Dolmen") viene largamente, giustamente, correttamente, enfaticamente celebrato, tutelato, promosso, valorizzato.
Gli altri 364 (365 negli anni bisestili...) viene dimenticato dal mondo intero che ne fa ciò che vuole rendendolo vittima di tradizioni frutto di una radicata ignoranza e di strafottente inciviltà .
Quando poi sono genitori poco pronti a svolgere tale mestiere e associazioni sportive (lo sport non dovrebbe avvicinare a valori quali la correttezza, il rispetto?) a trattare il monumento funerario come se fosse una pedana di legno, una sdraio sulla spiaggia, una porta dove tirare calci di rigore, una brandina su cui salire per scattare foto ricordo... il senso di indignazione di quei pochi che ancora riescono a provare tale sensazione monta ancora di più.
Davvero stupisce che, a mesi, da altri articoli analoghi al presente, nulla sia stato 'corretto' non dico negli atteggiamenti perché se siamo delle teste vuote non si può rinsavire all'improvviso, quanto sul profilo della reale tutela del luogo.
Va rivolto un grande sentimento di gratitudine alle realtà associative che si impegnano affinché tale sito possa essere protetto, ma non si può continuare a sperare, soltanto sperare, nelle attenzioni delle Amministrazioni che si succedono (poi fa rabbia quando nascono movimenti politici col nome 'Dolmen' o quando i candidati rossi, neri e gialli parlano di 'Dolmen' senza avere chiara in mente una idea di tutela dell'area).
Proprio inutile, noi siamo così: le nostre case devono brillare, mentre fuori... che vada tutto al Diavolo.
Poi ci fermiamo davanti al quadro devozionale dei tre Santi Patroni e preghiamo affinché la città sia protetta da ogni male (fisico e attitudinale): ma come possiamo vincere al superenalotto se non giochiamo la schedina, come possiamo mantenere integro il nostro patrimonio artistico, storico e culturale se continuiamo a comportarci come delle teste (l'impeto di dire ciò che penso davvero è forte... ma mi limito a dire...) vuote?
Un giorno all'anno (stasera nello specifico, "Notte di Poesia al Dolmen") viene largamente, giustamente, correttamente, enfaticamente celebrato, tutelato, promosso, valorizzato.
Gli altri 364 (365 negli anni bisestili...) viene dimenticato dal mondo intero che ne fa ciò che vuole rendendolo vittima di tradizioni frutto di una radicata ignoranza e di strafottente inciviltà .
Quando poi sono genitori poco pronti a svolgere tale mestiere e associazioni sportive (lo sport non dovrebbe avvicinare a valori quali la correttezza, il rispetto?) a trattare il monumento funerario come se fosse una pedana di legno, una sdraio sulla spiaggia, una porta dove tirare calci di rigore, una brandina su cui salire per scattare foto ricordo... il senso di indignazione di quei pochi che ancora riescono a provare tale sensazione monta ancora di più.
Davvero stupisce che, a mesi, da altri articoli analoghi al presente, nulla sia stato 'corretto' non dico negli atteggiamenti perché se siamo delle teste vuote non si può rinsavire all'improvviso, quanto sul profilo della reale tutela del luogo.
Va rivolto un grande sentimento di gratitudine alle realtà associative che si impegnano affinché tale sito possa essere protetto, ma non si può continuare a sperare, soltanto sperare, nelle attenzioni delle Amministrazioni che si succedono (poi fa rabbia quando nascono movimenti politici col nome 'Dolmen' o quando i candidati rossi, neri e gialli parlano di 'Dolmen' senza avere chiara in mente una idea di tutela dell'area).
Proprio inutile, noi siamo così: le nostre case devono brillare, mentre fuori... che vada tutto al Diavolo.
Poi ci fermiamo davanti al quadro devozionale dei tre Santi Patroni e preghiamo affinché la città sia protetta da ogni male (fisico e attitudinale): ma come possiamo vincere al superenalotto se non giochiamo la schedina, come possiamo mantenere integro il nostro patrimonio artistico, storico e culturale se continuiamo a comportarci come delle teste (l'impeto di dire ciò che penso davvero è forte... ma mi limito a dire...) vuote?