Egitto, Obama: è ora di compiere scelte

WASHINGTON - Sia sulla Siria, sia sull'Egitto, il presidente americano Barack Obama sulla Cnn osserva che intende assumere decisioni chiave. Insomma che e' arrivata l'ora delle scelte. ''Dobbiamo pensare - ha sottolineato Obama - in modo strategico a come difendere i nostri interessi nazionali a lungo termine''.

Quindi il giornalista della Cnn, Chris Cuomo, gli ha chiesto se il governo degli Stati Uniti sta pensando a un ''quadro temporale molto breve'' per assumere decisioni chiave in Egitto e in Siria. Una domanda a cui Obama ha ripetutamente risposto con una sola parola Obama, cioe' si'.

"E' MORTA UNA GRANDE SPERANZA" - Intervento del consigliere regionale Michele Mazzarano (Pd)
“In Egitto e' morta una grande speranza. Di fronte ad una imbarazzante impotenza e interessata distrazione della Comunità Internazionale, assistiamo, dopo giorni di scontri, violenze, strage di civili, ad uno spaventoso ritorno al passato, persino simbolicamente rappresentato con la scarcerazione di Hosni Mubarak e la cattura dei leader dei Fratelli Musalmani. Sono state, di colpo, azzerate le rivolte giovanili, le libere elezioni e il vento di speranza che soffiava su molti Paesi Arabi attraversate dal cambiamento.
Questo Paese strategico per il Medioriente e il Maghreb sta vivendo un ecatombe sociale, civile e politica. Ma il Mondo e l'Europa balbettano. Anzi scoprono l'amara verità che non basta erogare svariati miliardi di dollari per accompagnare e assistere una difficile transizione alla democrazia compiuta. Scoprono che, in quell'area, ci sono altrettante potenze economiche e finanziarie, come Arabia Saudita e Quatar, che, a suon di petroldollari hanno sostituito l'influenza americana ed europea, e finendo completamente in fuori gioco.
In questo modo sarà inevitabile l'esplosione del Medioriente, già costernata da guerre, tensioni e conflitti lasciati ad incancrenirsi irreparabilmente, e a pagare un prezzo molto alto sarà l'area del Mediterraneo e l'Europa, oltre che mostrare il fallimento la politica americana di Barak Obama. E sulle nostre coste aumenteranno a dismisura i profughi che fuggono dalla guerra e dalla fame.
Ma tra i tanti silenzi, tra le tante impotenze, tra le tante miopie registrate in queste settimana, vi e' una cosa che capisco ancora di meno. Perché la Sinistra non parla? Perché la Sinistra italiana ed europea tacciono, e non si indignano e non denunciano e non protestano? Perché le cose non vengono chiamate con il loro nome? In Egitto non c'è stata, come riferito più volte dai media, la deposizione del Presidente Morsi. In Egitto c'è stato un "colpo di stato militare" per mano delle Forze Armate che hanno utilizzato le proteste della piazza per cancellare quello che libere elezioni democratiche avevano sancito.
Esattamente quarant'anni fa per un evento molto simile, in Chile, la Sinistra italiana scese in piazza, si schiero' al fianco della "Unidad Popolar" che subì, con il Generale Augusto Pinochet, un colpo di stato militare. Certo, non mi sfugge che eravamo in un altro ordine mondiale e il ruolo degli Stati Uniti era ben diverso da quello attuale. E non mi sfugge neanche che i Fratelli Musulmani hanno gravi responsabilità nel non aver saputo distinguere religione e politica nella riforma delle istituzioni egiziane e nel non aver corrisposto pienamente alle domande di libertà, laicità e diritti che si levavano da Piazza Tahrir.
Ma la Sinistra dovrebbe sempre essere a sostegno della democrazia e alzare la voce ogniqualvolta il potere delle armi e della forza umilia la volontà degli uomini e delle donne. Perché, quindi, la Sinistra non ha il coraggio di dire che il Generale Al-Sisi e' come Pinochet e il Presidente Mohamed Morsi e' come il Presidente Salvador Allende? Io non riesco a darmi delle risposte. Se ci provassi, dovrei fare riferimenti noiosi a crisi di identità, scarsa cultura internazionale, eccetera, eccetera. Preferisco pensare, in attesa di essere smentito, che ha ragione Francesco De Gregori quando dice che questa sinistra e' noiosa e paranoica e che così facendo essa non volta le spalle solo ai suoi valori e ai suoi principi, ma anche a quel verso dell'inno "La storia siamo noi" in cui "siamo noi questo rumore che rompe il silenzio, questo silenzio così duro da masticare".

Posta un commento

Nuova Vecchia

Modulo di contatto