di Piero Ladisa - Esattamente sessant'anni fa (11 agosto 1953) ci lasciava Tazio Nuvolari leggenda dell'automobilismo, ricordato e ammirato per le sue molteplici qualità e doti umane. Per i nostalgici della F1, per intenderci quella fatica e sudore dove il pilota era determinante per potare a casa un successo, Nuvolari rappresenta un mito, un'icona dei tempi andati. La sua carriera, durata un trentennio (1920-1950), è iniziata su due ruote per poi proseguire su quattro. Su queste ultime colse i successi più significati affermandosi come campione. Ad un certo punto della sua vita professionale, le corse rappresentarono la valvola di sfogo a quel destino che lo rese si tanto famoso, ma becero perchè lo privò dei figli Giorgio e Alberto morti a 18 anni per via di una malattia.
Al "Mantovano volante" si deve, secondo Enzo Ferrari, l'utilizzo per la prima volta della sbandata controllata, il controsterzo. Varie sono le imprese di Nuvolari, tra queste va menzionata la vittoria nel GP di Germania del 1935. Sulla vecchia pista del Nürburgring, lunga 22 km, l'italiano riuscì a trionfare a bordo di un'Alfa Romeo inferiore rispetto a Mercedes e Auto Union. Un successo unico e importante, davanti agli occhi indispettiti di alcuni gerarchi nazisti presenti sul posto che già pregustavano una vittoria tedesca.
Celebre anche la Coppa Brezzi del 3 settembre 1946. Nuvolari, su Cisitalia D46, concluse la gara 13° senza volante.
Il suo nome è legato anche alla storia del GP di Bari (disputato per 9 edizioni dal 1947 al 1956), importante evento automobilistico che riuniva il top dei piloti allora in circolazione. Egli prese parte solo all'edizione del 1948 a bordo della Ferrari concludendo al quarto posto. A causa delle sue condizioni di salute dovette dividere il volante con Cortese.
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