Figc: Rivera capo settore tecnico
RedazioneGdP - Gianni Rivera è il nuovo presidente del settore tecnico della Figc e Luca Pancalli assume la guida del settore giovanile e scolastico della federazione. Lo ha deciso il consiglio federale di oggi. Rivera prende il posto di Roberto Baggio, dimessosi lo scorso gennaio e lascia il suo precedente incarico a Pancalli, attuale assessore allo sport di Roma Capitale e numero uno del Comitato Paralimpico. Le nomine, ha spiegato il presidente della Federcalcio, Giancarlo Abete, hanno ottenuto la ''massima condivisione''. ''Sono due persone di alta qualità'', rileva il numero uno del calcio italiano che spiega che in base alle modifiche apportate lo scorso 5 agosto c'è ''un rafforzamento del settore tecnico'', che si occuperà anche delle scuole calcio, mentre il settore giovanile sarà finalizzato a ''un'attività molto presente nel mondo della scuola, della formazione e della cultura''. Per Pancalli si tratta di un ritorno in Figc, dopo l'esperienza da commissario della federazione nel post Calciopoli. ''Si presenta da solo - prosegue Abete - per la sua esperienza da dirigente sportivo e per le sue grande qualita'''. Tra le nuove nomine si segnalano in quota Assocalciatori quelle di Simone Perrotta, come vice presidente del settore giovanile e di Luca Marchegiani, come membro del consiglio direttivo del settore tecnico.
(ANSA)
domenica 14 luglio 2013
RispondiEliminaLAVORATORI UTILI E LAVORATORI INUTILI
E’ nel bar aziendale dell’Ente Italiano Acqua e Fogna (EIAF) che più d’un mese fa è cominciata quella disputa, sfociata poi nell’attuale situazione di disagio per l’intera città. Colino il fognino, sindacalista, si lagnava con i colleghi per la vergognosa differenza di stipendio fra operai e dirigenti. “E dire che l’Eiaf sta in piedi grazie al nostro di lavoro, e non a quello degli strizza scartoffie”, concluse Colino. Ma le parole appena dette erano state colte da uno dei 32 alti dirigenti che proprio in quel momento stava entrando nel bar. In meno di dieci minuti Colino fu convocato dal presidente, all’ultimo piano della storica sede dell’ente. Le reciproche rivendicazioni sulla maggiore e minore utilità dei rispettivi ruoli dette inizio allo sciopero alternato delle due categorie, dirigenti e operai, con cui si sarebbe dimostrato quale fosse il lavoro più utile. Cominciarono per primi i dirigenti, dicendosi certi che pochissimi giorni senza il loro contributo avrebbe messo in ginocchio l’Eiaf e tutta la sua manovalanza. Ma non bastò una settimana per piegare gli operai che, con la collaborazione dei più specializzati, riuscivano ad interpretare progetti, eseguire nuove reti e provvedere alla manutenzione delle vecchie in perfetta sincronia, e armonia soprattutto; insomma, il lavoro procedeva in maniera forse anche più celere, avendo abolito completamente ogni maleodorante fronzolo burocratico; utilizzato, invece, a profusione dai dirigenti per dare una parvenza di indispensabilità al proprio ruolo, altrimenti inutile. Prima che la loro inutilità divenisse evidente anche al più distratto dei cittadini, immediatamente i dirigenti sospesero l’astensione dal lavoro, permettendo agli operai di cominciare a loro volta lo sciopero. Furono sufficienti appena poche ore di braccia incrociate quando, per mancanza di manutenzione della rete fognante, un puzzo insopportabile si diffuse per tutto il primo piano. A metà giornata i reflui prodotti dall’alta dirigenza avevano raggiunto il soffitto del piano. Man mano che i liquami salivano di livello, i dirigenti si spostavano ai piani superiori. Pare che questa sia la ragione inconscia che da sempre spinga i papaveri più alti a sistemarsi a piramide, con la gerarchia massima agli ultimi piani e via via tutti gli altri a scendere nei piani più bassi, contribuendo a creare già fra loro incomprensibili motivi di differenze sociali. Al terzo giorno, quando tutti i dirigenti s’erano accatastati all’ultimo piano del palazzo dell’Eiaf, circondati e assediati dai contenuti dei loro giornalieri bisogni corporali, ad evitare che il principio di fisica elementare noto come caduta dei gravi avesse i suoi effetti, facendo rientrare quelle stesse quotidiane necessità dall’alto degli orifizi urlanti, e poi sentirle per gravità ricadere in basso, in un moto rotatorio senza fine, si arresero, ammettendo la loro inutilità con la rinuncia alle vomitevoli retribuzioni autostabilitesi e conseguente esproprio espiativo.
Logico risultato della vertenza fu l’immediato accordo economico raggiunto fra le parti, con il quale si stabilì che mai più la retribuzione del livello più basso della classe operaia sarebbe stata inferiore ad un terzo della retribuzione massima erogata dall’ente. Tutti i lavori concorrono in egual misura e dignità a rendere una società sempre più civile e giusta.
Edito a Bari il 14.7.2013
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