di Francesco Greco - LECCE. Pratiche per l’allaccio alla fognatura nera mai protocollate e introvabili, utenti dichiarati “morosi” per bollette non pagare, ma mai recapitate, altri che le ricevono in ritardo e perciò “morosi”, come dire, d’ufficio.
Ma questo Acquedotto Pugliese sarà pure uno dei più grandi d’Europa, ma fa acqua da tutte le parti. Un tempo, in prima Repubblica, girava un refrain ossificato in un mantra: l’AQP spa? Dà più da mangiare che da bere. Intendendo che i politici assumevano a falangi i loro “clientes”. Non è cambiato molto in questi anni: se la spending-review costringe a una sorta di castità clientelare, diciamo così una “moratoria”, oggi a mangiare non sono più i “clientes” ma gli avvocati. E spieghiamo perché.
Un utente salentino, ma che per lavoro risiede a Bologna, I. M., dopo due anni non riesce più a rintracciare la sua pratica di allaccio alla rete fognante, e senza questa non può affittare la sua seconda casa nel territorio di Alessano (Lecce) per cui paga 1400 € di Imu. Ha chiamato il numero verde stampigliato sulla bolletta: niente, non è riuscito a parlare con i funzionari. Gli hanno consigliato di rifare la pratica e di rivolgersi a uno studio legale.
Ad altri utenti dello stesso paese è arrivata una bolletta arretrata in cui sono dichiarati “morosi” e invitati a saldare la pendenza. Giurano di non aver mai ricevuto la bolletta “incriminata”. Dove sarà finita? Hanno chiamato il numero verde 800-735735 ma dopo attese bibliche non sono riusciti a parlare con gli addetti.
Il solito amico, peraltro dipendente AQP, ha consigliato di non perdere tempo né col numero verde, né tentare di far valere le proprie ragioni con la e-mail clienti@aqp.it (intasata, respinge la comunicazione: bisogna allegare il codice mav, il numero del cliente e il numero del contratto) né andando presso gli uffici periferici perché “la mia Azienda funziona così…”.
Che fare, allora, per cercare di far valere le proprie ragioni? Ecco cosa suggerisce: rivolgersi a un avvocato a cui far scrivere una lettera. Nella speranza che almeno quella sia letta. Come volevasi dimostrare, l’assioma è confermato: l’AQP continua a dare più da mangiare (ai legali) che da bere. Il tutto mentre pare che l’Azienda sta adottando la linea dura con chi è in ritardo con il pagamento, nel senso che taglia facilmente la fornitura.
Al tempo di Franceschiello si diceva: “fa la faccia feroce”. Chissà cosa pensano le associazioni che tutelano utenti e consumatori? E chissà cosa dice l’Europa?
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