BARI - É la piaga dello sport ed ha leggere le più recenti notizie che giungono dal mondo, paia ancora una volta arrivare la conferma che non conosce né confini né età . É il doping.
Mentre in Germania, infatti, pare stia scoppiando lo scandalo doping nel calcio professionistico a seguito della pubblicazione di uno studio del medico Tim Meyer della federazione calcistica tedesca relativo alla stagione 2008/2009 che ha riportato alla ribalta i valori di Epo di alcuni calciatori ben al di sopra della norma, a Colorado Springs in occasione dei giochi Panamericani Master un pesista di 80 anni tondi tondi, tale Don Ramos, é stato pizzicato e squalificato dall'Usada, l'agenzia americana antidoping e non potrà tornare a gareggiare prima del 2015, ossia quando avrà 82 anni.
Quindi, non solo ciclismo e atletica, ma anche il calcio professionistico potrebbe rivelarsi ancora una volta non immune dal fenomeno se i dati sviscerati dal medico della DFB, la federazione tedesca del calcio su uno studio del 2011 relativo ai dati della stagione 2008/09 nei quali 9 calciatori vennero beccati con valori al di sopra della soglia di normalità pari a 17 G/dl di Epo, venissero considerati come nelle altre federazioni sportive, così come la ricerca di prestazioni esagerate da parte di atleti non professionisti e addirittura della terza età . La ricerca delle prestazioni più esasperate ed oltre i propri limiti, un professionismo nel quale vale troppo spesso la regola del "mors tua vita mea", anche se poi alla fine di doping si può morire, il carrierismo, sono tra le cause, per gli esperti, come rilevato da Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”. É chiaro, che date le proporzioni e i milioni di soggetti potenzialmente coinvolti, si tratta ancora una volta di guardare al sistema sanzionatorio nello sport professionistico con la massima severità possibile, ma anche di una riforma culturale nella società anche perché é noto che troppo spesso anche tra i dilettanti e gli amatori si ricorre all'aiutino di qualche sostanza proibita con una alterazione delle reali prestazioni e risultati nelle manifestazioni sportive, ma anche con conseguenti gravi rischi per la salute.
A riferirlo in una nota lo 'Sportello dei Diritti'.