BARI - Quella che oggi in Consiglio regionale è andata in onda, l’assessore all’urbanistica, Angela Barbanente, l’ha definita una “guida alla lettura del Piano territoriale urbanistico regionale.
Questo è un tema che “tiene banco” ormai da molti giorni e, secondo la vicepresidente della Giunta regionale sarà ancora per molto tempo la materia che la terrà impegnata per ancora diversi mesi: “perché non intendo non tenere conto della necessità dei territori di capire qual è la filosofia del Piano, il senso che ha per noi la necessità di vincolare da una parte ma soprattutto riqualificare il territorio”.
“Un piano è innanzitutto un evento culturale – ha detto Angela Barbanente - in quanto le trasformazioni che esso è in grado di indurre non si misurano solo con la sua cogenza tecnico-normativa, ma anche con la capacità di trasformazione delle culture degli attori che quotidianamente producono il territorio e il paesaggio”.
Il governo regionale sta compiendo notevoli sforzi , ha spiegato l’assessore, per mobilitare la società pugliese e per riuscire compiere la trasformazione culturale necessaria a riconoscere l’utilità del pianificare le scelte relative alle trasformazioni del territorio, bene collettivo per eccellenza.
L’approccio con cui i rappresentanti dei territori dovranno affrontare il Pptr è estetico, ecologico, storico-strutturale al paesaggio.
“Affrontare lo studio del paesaggio – ha detto l’assessore – significa anche tenere conto delle energie culturali e i caratteri identitari e simbolici delle civiltà che hanno prodotto le mutazioni nel tempo sul nostro territorio”.
“Dobbiamo costruire regole di trasformazione del territorio che consentano di mantenerne e svilupparne l’identità”, i valori paesaggistici ed ecologici, e che ne elevino la qualità producendo valore aggiunto territoriale – ha spiegato Barbanente - con un occhio attento anche alla necessità di sburocratizzare e semplificare”.
Governance e democrazia partecipativa sono essenziali al passaggio dal piano vincolistico al piano di valorizzazione attiva dei beni patrimoniali.
“Attivare nel piano processi di democrazia partecipativa – ha continuato l’esponente del governo - dovrebbe consentire alle popolazioni locali di prendere coscienza dei valori patrimoniali del territorio esercitando in questo modo un controllo sociale sulle azioni di trasformazione messe in atto, attraverso i processi di governance, dai produttori di paesaggio”.
Secondo l’assessore Barbanente, i processi di governance attivati dal Piano dovrebbero a loro volta sviluppare politiche rivolte ai produttori del paesaggio urbano e agroforestale, al fine di creare sinergie di interessi fra chi il paesaggio lo produce con l’azione quotidiana di uso e trasformazione del territorio.
Questa impostazione culturale del piano pugliese indirizza il PPTR ad assumere alcune strategie
territoriali di fondo in cui si inquadrano gli obiettivi generali del piano stesso. Queste strategie
ruotano intorno allo scenario di uno sviluppo locale autosostenibile.
“Intendiamo i paesaggi pugliesi – ha detto l’assessore all’urbanistica - non solo come immagine visiva (il bel paesaggio per la contemplazione e per il turismo), ma come espressione identitaria di saperi, arti, culture, produzioni tipiche in campo alimentare, artigiano, artistico, culturale; tutti elementi di una civiltà che, riscoprendo i propri valori patrimoniali, può esprimere un proprio progetto di sviluppo peculiare e durevole, in grado di competere e cooperare sui mercati globali”.
Il dibattito sul Pptr continuerà in quinta Commissione a partire dal 19 settembre con una serie di audizioni programmate.
ZULLO (PDL), RINGRAZIO PER AVER CONFERMATO TANTE CRITICITA' - "Una riunione utile soprattutto per apprezzare ancora una volta l’onestà intellettuale dell’assessore Barbanente che ammette le tante criticità del Piano, tanto che inizia a rafforzarsi la convinzione nella maggioranza, della ri-adozione previa ridefinizione della vincolistica e delle norme di salvaguardia.
Tutto ciò, a maggior ragione, rafforza la necessità impellente ed urgente della revoca per liberare spirito di intrapresa, vincolistica, efficacia di pianificazioni vigenti approvate anche a seguito di valutazioni VAS operate dalla stessa Regione. Indi, l’assessore migliori il Piano e lo ri-adotti.
Per il resto ringrazio l’assessore per l’illustrazione che nulla modifica nelle convinzioni di merito che, come Ella stessa ha ammesso manifestandone anche ampia disponibilità, richiedono più e più incontri.
All’assessore Barbanente mi permetto di elargire un consiglio: sia meno cattedratica e più pragmatica, meno astratta e più calata sui territori e soprattutto non può credere puntigliosamente di trasferire le sue idea di crescita urbanistica a tutti i Comuni della Puglia.
L’idea di crescita, di vita e di espansione che ogni Comune ha formato in sé nella storia delle singole comunità, non può essere sradicata da scelte di pianificazione paesaggistica calata dall’alto su tutta la Puglia, senza un’analisi di fondo delle caratteristiche orografiche e sociali che ogni Comune possiede e che ha il diritto di preservare. E’ un concetto insito nel principio costituzionale dell’autonomia dei Comuni che deve conciliarsi con il rispetto di altro valore di rango costituzionale qual è il paesaggio senza trovare limitazioni o forzature regionali".
Questo è un tema che “tiene banco” ormai da molti giorni e, secondo la vicepresidente della Giunta regionale sarà ancora per molto tempo la materia che la terrà impegnata per ancora diversi mesi: “perché non intendo non tenere conto della necessità dei territori di capire qual è la filosofia del Piano, il senso che ha per noi la necessità di vincolare da una parte ma soprattutto riqualificare il territorio”.
“Un piano è innanzitutto un evento culturale – ha detto Angela Barbanente - in quanto le trasformazioni che esso è in grado di indurre non si misurano solo con la sua cogenza tecnico-normativa, ma anche con la capacità di trasformazione delle culture degli attori che quotidianamente producono il territorio e il paesaggio”.
Il governo regionale sta compiendo notevoli sforzi , ha spiegato l’assessore, per mobilitare la società pugliese e per riuscire compiere la trasformazione culturale necessaria a riconoscere l’utilità del pianificare le scelte relative alle trasformazioni del territorio, bene collettivo per eccellenza.
L’approccio con cui i rappresentanti dei territori dovranno affrontare il Pptr è estetico, ecologico, storico-strutturale al paesaggio.
“Affrontare lo studio del paesaggio – ha detto l’assessore – significa anche tenere conto delle energie culturali e i caratteri identitari e simbolici delle civiltà che hanno prodotto le mutazioni nel tempo sul nostro territorio”.
“Dobbiamo costruire regole di trasformazione del territorio che consentano di mantenerne e svilupparne l’identità”, i valori paesaggistici ed ecologici, e che ne elevino la qualità producendo valore aggiunto territoriale – ha spiegato Barbanente - con un occhio attento anche alla necessità di sburocratizzare e semplificare”.
Governance e democrazia partecipativa sono essenziali al passaggio dal piano vincolistico al piano di valorizzazione attiva dei beni patrimoniali.
“Attivare nel piano processi di democrazia partecipativa – ha continuato l’esponente del governo - dovrebbe consentire alle popolazioni locali di prendere coscienza dei valori patrimoniali del territorio esercitando in questo modo un controllo sociale sulle azioni di trasformazione messe in atto, attraverso i processi di governance, dai produttori di paesaggio”.
Secondo l’assessore Barbanente, i processi di governance attivati dal Piano dovrebbero a loro volta sviluppare politiche rivolte ai produttori del paesaggio urbano e agroforestale, al fine di creare sinergie di interessi fra chi il paesaggio lo produce con l’azione quotidiana di uso e trasformazione del territorio.
Questa impostazione culturale del piano pugliese indirizza il PPTR ad assumere alcune strategie
territoriali di fondo in cui si inquadrano gli obiettivi generali del piano stesso. Queste strategie
ruotano intorno allo scenario di uno sviluppo locale autosostenibile.
“Intendiamo i paesaggi pugliesi – ha detto l’assessore all’urbanistica - non solo come immagine visiva (il bel paesaggio per la contemplazione e per il turismo), ma come espressione identitaria di saperi, arti, culture, produzioni tipiche in campo alimentare, artigiano, artistico, culturale; tutti elementi di una civiltà che, riscoprendo i propri valori patrimoniali, può esprimere un proprio progetto di sviluppo peculiare e durevole, in grado di competere e cooperare sui mercati globali”.
Il dibattito sul Pptr continuerà in quinta Commissione a partire dal 19 settembre con una serie di audizioni programmate.
ZULLO (PDL), RINGRAZIO PER AVER CONFERMATO TANTE CRITICITA' - "Una riunione utile soprattutto per apprezzare ancora una volta l’onestà intellettuale dell’assessore Barbanente che ammette le tante criticità del Piano, tanto che inizia a rafforzarsi la convinzione nella maggioranza, della ri-adozione previa ridefinizione della vincolistica e delle norme di salvaguardia.
Tutto ciò, a maggior ragione, rafforza la necessità impellente ed urgente della revoca per liberare spirito di intrapresa, vincolistica, efficacia di pianificazioni vigenti approvate anche a seguito di valutazioni VAS operate dalla stessa Regione. Indi, l’assessore migliori il Piano e lo ri-adotti.
Per il resto ringrazio l’assessore per l’illustrazione che nulla modifica nelle convinzioni di merito che, come Ella stessa ha ammesso manifestandone anche ampia disponibilità, richiedono più e più incontri.
All’assessore Barbanente mi permetto di elargire un consiglio: sia meno cattedratica e più pragmatica, meno astratta e più calata sui territori e soprattutto non può credere puntigliosamente di trasferire le sue idea di crescita urbanistica a tutti i Comuni della Puglia.
L’idea di crescita, di vita e di espansione che ogni Comune ha formato in sé nella storia delle singole comunità, non può essere sradicata da scelte di pianificazione paesaggistica calata dall’alto su tutta la Puglia, senza un’analisi di fondo delle caratteristiche orografiche e sociali che ogni Comune possiede e che ha il diritto di preservare. E’ un concetto insito nel principio costituzionale dell’autonomia dei Comuni che deve conciliarsi con il rispetto di altro valore di rango costituzionale qual è il paesaggio senza trovare limitazioni o forzature regionali".
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