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(Nella foto l'ex comandante Francesco Schettino) |
GROSSETO - E' l'ora della verità nel processo Concordia. L'ex comandante della Costa tragicamente affondata Francesco Schettino è intervenuto per la prima volta in aula al processo che lo vede imputato per il naufragio al Giglio, accusando il timoniere indonesiano di non aver eseguito correttamente i suoi ordini. "Nel momento in cui ho chiesto al timoniere di mettere i timoni a sinistra, l'errore è stato di non farlo, in quel momento la nave aveva un'accelerazione a destra", ha detto Schettino.
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La Concordia dopo il 'parbuckling' |
"Se non ci fosse stato l'errore del timoniere, di non posizionare i timoni a sinistra, ovvero l'errore di scontrarsi, cioè di evitare la derapata - ha proseguito Schettino nel suo breve intervento durante la discussione fra periti, pm e avvocati - non ci sarebbe stato quello schiaffo". La difesa dell'ex comandante aveva già insistito sugli errori del timoniere indonesiano sollecitando i periti del gip a puntualizzarli.
''Fare una perizia a bordo della Costa Concordia è ora possibile. Parti della nave sono venute a galla e ci si può cominciare a lavorare'' ha detto l'avvocato Francesco Pepe, della difesa di Francesco Schettino, rispetto alla richiesta di perizie aggiuntive già chieste al collegio del tribunale di Grosseto a luglio scorso prima della ripresa del processo stamani. ''Già dalla fase istruttoria chiediamo di poter effettuare direttamente nostre perizie sulla nave - spiega Pepe - Potremo accertare la verità e capire quanto accaduto solo dopo una serie di nuove perizie su apparati come, per esempio, i generatori di emergenza, le porte stagne, il funzionamento dei bracci delle scialuppe di salvataggio'' e altri. Sulla richiesta della difesa, prima di entrare in aula l'avvocato Marco De Luca di Costa Crociere: ''La perizia dell'incidente probatorio è stata esaustiva, vedremo che cosa deciderà il tribunale su questa nuova richiesta''.