Editoria, c'è chi dice no al contributo-spese
di Francesco Greco - Eppure c'è chi di no. Al contributo-spese. E lo scrive pure, nero su bianco, su ogni libro che a fatica riesce a mandare sullo scaffale o in vetrina, portare alle fiere, presentare ai lettori. La scuola di massa ha germogliato falangi macedoni di poeti, scrittori, saggisti. I nostri quartieri, i condomini, i vicoli dei centri storici ne sono intasati, zeppi come l'uovo. La loro tragedia è che spesso scrivono senza aver letto manco una rivista di gossip, almeno la guida del telefono, figuriamoci Hikmet o Dylan Thomas per chi aspira a scrivere qualche buon verso, Camus, Borges, Sciascia, Balzac per chi ha smanie di romanziere.
Ci sono editori che prosperano intercettando e pubblicando questa editoria-spam. A milioni cercano di provare a se stessi, e al mondo, la propria esistenza facendosi stampare aps (a proprie spese, copyright di Umberto Eco) opere di cui nessuno sente la necessità, e che quasi sempre si ritorcono contro i loro autori, lesionando a futura memoria la loro immagine.
Su tutti i libri di Zero91 di Milano appare l'acronimo "noeap" (no all'editoria a pagamento), che si trasfigura in una vera e propria battaglia alle spese addossate a un autore anche attraverso l'acquisto di copie che il malcapitato poi cercherà di vendere a parenti e amici per recuperare qualcosa. E' sottinteso che aps tutto è mandato in tipografia a prescindere dal valore di un testo; viceversa, la qualità è una discriminante necessaria per ambire a uscire a costo zero.
Editoria in crisi, prospettive dell'e-book, distribuzione, aps e dintorni: ne parliamo con i responsabili della vivace casa editrice milanese che a fronte di un catalogo di qualità ha sufficiente autorevolezza per dire la sua.
Domanda: Come fa un piccolo editore come Zero91, in un contesto di editoria assistita, a pubblicare a costo zero per l'autore?
Risposta: "Pubblica con molta fatica. Riusciamo a fare due libri al mese (non sempre) ma siamo in perenne deficit di liquidità. Il problema oggi è questo: gli editori puri non hanno introiti diretti a parte le fiere (dove si vende) e qualche presentazione".
D. Avete normali canali di distribuzione?
R. "Certo, abbiamo Messaggerie che ci fa da promotore e distributore. Ma il mercato lo decidono le librerie. Se un testo non lo vogliono, puoi avere anche il più grande promotore nazionale; quel testo in libreria non ci entra. Scoprire qual è il meccanismo attraverso il quale una libreria decide di ordinare ed esporre un libro è un vero rebus. Anzi mi rivolgo direttamente alle librerie. Cosa bisogna fare per farsi ordinare libri e vederseli esporre? Spero la risposta non sia 'fare bei libri' perché allora si capisce come mai, con quello che espongono, i librai non chiudano".
D. Che tirature fate delle vostre pubblicazioni?
R. "1000 copie di un libro per noi sono un discreto successo, cerchiamo di non scendere mai sotto le 500 copie".
D. In che modo date visibilità a un libro in cui credete?
R. "Abbiamo un valido ufficio stampa, abbiamo canali personali, ognuno di noi fa la sua parte nella casa editrice. Ma anche qui, far uscire una recensione è di una difficoltà estrema. La rete può aiutare molto, una recensione scritta per un blog o una rivista on line ha il pregio di rimanere visibile per sempre, mentre per i giornali cartacei, pur essendo magari di prestigio, può durare al massimo quarantott'ore prima di finire nel cassonetto o nel porta riviste".
D. Quali uscite avete in progress?
R. "Due bei romanzi italiani di esordienti, Lorenzo Pierfelice e Antonio Mesisca. La prima 'Il circo errante dell'Equilibrio', è una storia ambientata sulla riviera pescarese, e parla di un ritorno in patria con mistero da svelare, la seconda, 'Nero Dostovjieski', un thriller noir ambientato nella provincia italiana. E' appena uscito un saggio di Adriano Scianca su Ezra Pound, il grande e controverso poeta dei Cantos, letto nella sua veste di polemista anti-usura e nella sua funzione di mentore pop per tante generazioni di artisti, da Bukowski a Patti Smith fino ad Allen Ginsberg".
D. Credete nell'ebook?
R. "Nella nostra casa editrice siamo in tre, ognuno ha le sue idee. Personalmente sì, molto, e credo che l'e-book potrà darci una mano a rompere l'inaccessibile meccanismo del mercato, il trittico promozione distribuzione librerie, che è decisamente fuori tempo con le sue ataviche chiusure e il privilegiare sempre le grandi case editrici a scapito delle piccole".
Ci sono editori che prosperano intercettando e pubblicando questa editoria-spam. A milioni cercano di provare a se stessi, e al mondo, la propria esistenza facendosi stampare aps (a proprie spese, copyright di Umberto Eco) opere di cui nessuno sente la necessità, e che quasi sempre si ritorcono contro i loro autori, lesionando a futura memoria la loro immagine.
Su tutti i libri di Zero91 di Milano appare l'acronimo "noeap" (no all'editoria a pagamento), che si trasfigura in una vera e propria battaglia alle spese addossate a un autore anche attraverso l'acquisto di copie che il malcapitato poi cercherà di vendere a parenti e amici per recuperare qualcosa. E' sottinteso che aps tutto è mandato in tipografia a prescindere dal valore di un testo; viceversa, la qualità è una discriminante necessaria per ambire a uscire a costo zero.
Editoria in crisi, prospettive dell'e-book, distribuzione, aps e dintorni: ne parliamo con i responsabili della vivace casa editrice milanese che a fronte di un catalogo di qualità ha sufficiente autorevolezza per dire la sua.
Domanda: Come fa un piccolo editore come Zero91, in un contesto di editoria assistita, a pubblicare a costo zero per l'autore?
Risposta: "Pubblica con molta fatica. Riusciamo a fare due libri al mese (non sempre) ma siamo in perenne deficit di liquidità. Il problema oggi è questo: gli editori puri non hanno introiti diretti a parte le fiere (dove si vende) e qualche presentazione".
D. Avete normali canali di distribuzione?
R. "Certo, abbiamo Messaggerie che ci fa da promotore e distributore. Ma il mercato lo decidono le librerie. Se un testo non lo vogliono, puoi avere anche il più grande promotore nazionale; quel testo in libreria non ci entra. Scoprire qual è il meccanismo attraverso il quale una libreria decide di ordinare ed esporre un libro è un vero rebus. Anzi mi rivolgo direttamente alle librerie. Cosa bisogna fare per farsi ordinare libri e vederseli esporre? Spero la risposta non sia 'fare bei libri' perché allora si capisce come mai, con quello che espongono, i librai non chiudano".
D. Che tirature fate delle vostre pubblicazioni?
R. "1000 copie di un libro per noi sono un discreto successo, cerchiamo di non scendere mai sotto le 500 copie".
D. In che modo date visibilità a un libro in cui credete?
R. "Abbiamo un valido ufficio stampa, abbiamo canali personali, ognuno di noi fa la sua parte nella casa editrice. Ma anche qui, far uscire una recensione è di una difficoltà estrema. La rete può aiutare molto, una recensione scritta per un blog o una rivista on line ha il pregio di rimanere visibile per sempre, mentre per i giornali cartacei, pur essendo magari di prestigio, può durare al massimo quarantott'ore prima di finire nel cassonetto o nel porta riviste".
D. Quali uscite avete in progress?
R. "Due bei romanzi italiani di esordienti, Lorenzo Pierfelice e Antonio Mesisca. La prima 'Il circo errante dell'Equilibrio', è una storia ambientata sulla riviera pescarese, e parla di un ritorno in patria con mistero da svelare, la seconda, 'Nero Dostovjieski', un thriller noir ambientato nella provincia italiana. E' appena uscito un saggio di Adriano Scianca su Ezra Pound, il grande e controverso poeta dei Cantos, letto nella sua veste di polemista anti-usura e nella sua funzione di mentore pop per tante generazioni di artisti, da Bukowski a Patti Smith fino ad Allen Ginsberg".
D. Credete nell'ebook?
R. "Nella nostra casa editrice siamo in tre, ognuno ha le sue idee. Personalmente sì, molto, e credo che l'e-book potrà darci una mano a rompere l'inaccessibile meccanismo del mercato, il trittico promozione distribuzione librerie, che è decisamente fuori tempo con le sue ataviche chiusure e il privilegiare sempre le grandi case editrici a scapito delle piccole".