Gatto Panceri si racconta al GdP: “Sto collaborando al nuovo album di Raffaella Carrà”


Intervista a cura di Daniele Martini.
D. Sei tornato sulla scena musicale a giugno con il tuo singolo "Vieni a vivere". E' un brano solare, orecchiabile e pieno di vita, un vero e proprio inno alla vita. Come è nata l'idea di questo brano e cosa rappresenta per te la vita?

R.  La vita è importante quando viene vissuta: infatti "Vieni a vivere" è un monito a vivere perché, ultimamente un po' assillati dai problemi economici che ci affliggono, il verbo "vivere" è stato soppiantato dal verbo "sopravvivere". Per cui, quando ho scritto questa canzone ho pensato che la vita comunque, al di là dei problemi, va vissuta pienamente. Quindi è proprio un monito, un incitamento a vivere appieno, quindi non solo sopravvivere. Attraverso una musica, mi sono ispirato a queste parole e sono riuscito a trasmettere questo senso di positività perché la vita deve arrivare prima di ogni cosa.

D. Quindi è di buon auspicio per il nuovo album che sta uscendo in questi giorni?

R. Certo, perché, vivere per me vuol dire anche fare musica. Quindi, dopo 10 album, c'è ancora l'entusiasmo, la voglia di stare a lavorare su delle canzoni che vale la pena di registrare, e quindi sicuramente io misuro la mia voglia di vivere anche rispetto alla mia voglia di fare musica. E questa non cala, nonostante la crisi anche della musica. Sto realizzando questo album come se la crisi non ci fosse. Secondo me, è anche il segreto di questo momento: cercare comunque di pensare positivo e di sperare che le cose possano andare meglio.

D. Oltre ad essere cantante, sei soprattutto un autore. Hai scritto brani tipo "Vivo per lei" per Andrea Bocelli o "Canterò per te" per Mina. Tra tutti i brani che hai scritto, qual è, secondo te, quello che più ti rappresenta?

R. Sono tanti. Non posso dimenticare che Mina è stata la prima, che ha interpretato una mia canzone che si intitola "Canterò per te" nel 1992, quindi, parecchi anni fa ero proprio all'inizio, ed è stata lei a darmi il via. Non posso dimenticare appunto "Vivo per lei", perché è una canzone che conoscono veramente parecchie generazioni ormai non solo in Italia, ma anche in tutto il mondo. Non posso dimenticare neanche "L'amore va oltre" che è la prima canzone che mi ha fatto diventare popolare a Sanremo con il Premio della Critica. Non posso dimenticare "Mia" con la quale ho vinto un Festivalbar ed ho vinto il mio primo disco d'oro. E poi anche le ultime. Direi che ogni canzone ha determinato, poi, una tappa, sia che queste canzoni le ho cantate io, sia che poi le hanno interpretate altri, come anche Giorgia con "C'è da fare", un brano che io ricordo molto con piacere.
Infine, posso dare uno scoop: sto collaborando al nuovo album di Raffaella Carrà, che io non sapevo avesse venduto tutti quei dischi nella sua carriera. Ha realizzato addirittura 29 album. Sta facendo un disco nuovo, e ci sarà una canzone firmata Gatto Panceri. Quindi, spero continui questa bella tradizione di fare dischi miei e, in contemporanea, di collaborare con questi grandi nomi. Raffaella rappresenta per l'Italia un'artista indiscutibile, però ha anche un gran successo all'estero. Quindi mi auguro che anche questa canzone, attraverso la sua voce, possa arrivare oltre confine un po’ come è successo con "Vivo per lei".

D. Hai partecipato 4 volte al Festival di Sanremo come cantante e 7 volte come autore. Cosa ne pensi di questa grande kermesse musicale? Cosa si potrebbe fare per migliorare questa vetrina?

R. Il discorso è che ultimamente, questa trasmissione, viene infarcita con autori big che sono un po' aleatori. Per essere considerati, bisogna aver fatto almeno 4 passaggi ad X Factor. Secondo me, non c'è molta giustizia per quello che la gavetta rappresenta, ovvero la preparazione.
Consiglierei di tornare ad una sezione Big dove, più o meno, i cantanti hanno fatto un paio di album, e sono entrati nelle case delle persone. Quindi, forse, il fatto di andare alla ricerca del nuovo e magari avere anche altri cantautori, altri musicisti che sono più maturi per poter presentare questa categoria di musica italiana, viene messo da parte per personaggi che sono bravi ma che hanno bisogno di crescere. E, questa cosa, non fa bene né al Festival di Sanremo, né a questi personaggi che spesso poi spariscono velocemente come moltissimi che partecipano ai reality. Penso che bisogna tornare ad avere una meritocrazia meno sensazionalista. Si usa la parola "talento" quando uno canticchia una canzone o un edito. Preferivo il periodo in cui io, quando scrivevo canzoni, chiedevo se meritavo di far parte della musica  italiana e magari ci credevo meno degli altri. Adesso qui si urla al miracolo, al talento. Quindi si è un po' svilita: tant'è che molti miei colleghi, anche più illustri di me, hanno rinunciato all'idea di partecipare al Festival. Mi auguro che il prossimo anno possiamo vedere ancora musica italiana, diciamo quella colta, quella importante e rappresentata, e magari, nella sezione Nuove Proposte, trovare quelli che magari possano rappresentare il futuro della musica.

D. Fai parte, ormai da 20 anni, della Nazionale Cantanti. Tante amichevoli e tanta solidarietà. Quanto conta per te aiutare gli altri?

R. Attraverso questa realtà, riunirsi e fare qualcosa tramite una partita di calcio o un concerto di solidarietà, riempie molto il cuore. E' bello ricevere il bene, ma è anche molto bello darlo. Lo metto sul piano della popolarità, sul fatto di avere comunque una faccia o un nome che possa attirare tanta gente e che, contemporaneamente, attraverso gli incassi delle partite, si possa devolvere qualcosa a realtà veramente bisognose. Quindi è stata una grande idea la Nazionale Cantanti. Lunga vita, sono vent'anni che io milito, e spero che continuerà così perché, fino a che c'è solidarietà, vuol dire che c'è uno sguardo sugli altri di una società che chiaramente ci costringe anche a pensare a noi stessi, alla nostra stessa personale sopravvivenza. Però, ogni tanto, bisogna guardarsi intorno e rendersi conto perché, un piccolo gesto, può aiutare gli altri.

D.  Capitolo talent. Hai partecipato come ospite al talent di Sky "Diventerò una star". Com'è stato per te vedere tanti giovani esibirsi in vari settori e cosa ne pensi dei talent show?

R. I talent show sono una realtà molto televisiva, innegabile, perché sicuramente crea uno spettacolo televisivo. Magari ci sarebbe da dare delle regolamentazioni un po' più professionali, quindi la scelta dei giovani attraverso degli ascolti un po’ più lunghi e non con provini fatti così a cappella in 20 secondi perché, secondo me, con pochi secondi a disposizione, se passa Lucio Battisti non ce ne accorgiamo.
E poi spero in un talent che possa favorire gli autori perché le belle voci, senza le belle canzoni, sono un po' fine a se stesse. Quindi, in quest’ultimo periodo, si sta soltanto ponendo l'attenzione a chi interpreta le canzoni, alle voci. Invece, è importante che si cerchi anche i giovani che possano un domani fornire le canzoni a queste belle voci. C'è un po’ questa lacuna, ci vorrebbe un talent sugli autori, su ragazzi e ragazze, su gruppi che scrivono le loro canzoni.

D. Che consiglio dai a un giovane che vuole affacciarsi sulla scena musicale?

R. Mai come in questo momento la situazione è abbastanza difficile, specialmente per chi scrive le proprie canzoni, quindi, per quelli della mia razza perché, come dicevo prima, in televisione non c'è spazio per loro. Per cui, quelli che cantano bene magari  hanno qualche chance di poter approdare a un reality, di poter mettersi in mostra. Però dico anche di non mollare perché, in qualche modo, diventando molto bravi, essendo diligenti con se stessi, molto autocritici, si può arrivare a quel livello in cui è quasi impossibile che qualcuno non ti noti, quindi di lavorare all'oscuro nelle loro camere, nei loro piccoli studi e cercare di portare qualcosa di nuovo nella musica italiana, di non copiare nessuno, di essere personali ed anche coraggiosi nelle composizioni, e poi credo che, prima o poi, qualcuno saprà elevarsi a buoni livelli e trovare l'occasione giusta.

D. Un saluto ai lettori ed ascoltatori del Giornale di Puglia

R. Un saluto affettuoso a tutti gli amici del "Giornale di Puglia" da Gatto Panceri. Ho fatto il video di "Vieni a vivere" girando alcune scene a Gallipoli, quindi nel pieno del Salento. Amo la Puglia, amo la gente pugliese, amo i musicisti perché ce ne sono di bravissimi, ed anche gli artisti emergenti. Ne abbiamo visti parecchi provenire da questa meravigliosa regione. Quindi mi auguro presto di tornare in Puglia di nuovo di persona, ma adesso mi accontento di questa intervista e di mandare un caloroso e grande abbraccio a tutti.

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