Ilva, Anm: giudici costretti a intervenire dopo fallimento politica

TARANTO - "A Taranto si e' affrontata la situazione con grande accortezza, nella consapevolezza delle ricadute anche occupazionali. Pero', la vicenda e' un chiaro esempio di un fallimento di altri poteri dello Stato, delle altre autorita' che dovevano prevenire questa situazione". Cosi 'Maurizio Carbone, segretario dell'Anm, rispondendo alle domande dei giornalisti al convegno delle Camere Penali a Genova, ha commentato la vicenda dell'Ilva di Taranto.

"Non e' che la magistratura si diverta fare supplenza - ha aggiunto Carbone - la magistratura e' costretta a intervenire di fronte a certe ipotesi di reato, con gli strumenti che le sono propri , quelli del codice, e ora sia la politica, la politica forte, a riappropriarsi dei propri compiti e doveri. Questo e'il modo migliore per affrontare le situazioni, per ottenere quel giusto equilibrio che richiedeva il ministro Cancellieri nella sua relazione".

Secondo Rodolfo Sabelli, presidente dell'Anm, "il problema e' quello della prevenzione, queste situazioni dovrebbero essere gestite a livello di prevenzione, in quella fase che consente quella flessibilita' e tempestivita' degli interventi di risanamento e di controllo che poi non sono possibili al momento in cui l'irregolarita' sfocia in aperta illegalita'. L 'intervento della magistratura e' rigido, i nostri strumenti sono quelli del sequestro e delle misure cautelare, noi di questi strumenti disponiamo, Purtroppo questa, proprio per le caratteristiche del sistema, e' una fase rigida non flessibile. E' mancata la prevenzione".

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