di Luigi Laguaragnella - Come consuetudine di ogni inizio anno pastorale, l’arcivescovo di Bari – Bitonto Mons. Francesco Cacucci, nell’Assemblea diocesana presso l’Aula Magna della Scuola Allievi della Guardia di Finanza, ieri pomeriggio, ha delineato a sacerdoti, consacrati e laici, le linee e le tematiche che ogni comunità potrà seguire in una comunione di intenti di obiettivi in ogni contesto in cui agisce la singola parrocchia.
Con il titolo “Verso le periferie della storia” l’arcivescovo vuole tracciare un segno di continuità con l’Anno della Fede indetto lo scorso anno da papa Benedetto XVI e che sta per concludersi. Proprio discutendo di fede, nei mesi trascorsi, il cristiano ha sentito riecheggiare la parola “periferie” pronunciata spesso da papa Francesco. E partendo proprio dalle periferie non esclusivamente fisiche, anzi esistenziali in cui si vivono situazioni di emarginazione, solitudine, difficoltà, il cristiano deve essere presente per cambiare il volto della storia. La periferia è il luogo di messa al bando di rivolta. Oltre alla fede, perciò, il vescovo indica la speranza come caratteristica e punto di forza per affrontare il nuovo anno. Fede e speranza sono facce della stessa medaglia. La speranza, per il cristiano, non deve temere il confronto con la storia; con essa ognuno è chiamato ad uscire da sé e dirigersi verso quelle periferie in cui è richiamato. Mons. Cacucci, spiega dettagliatamente il passo del Vangelo di Giovannidi Gesù e la Samaritana al pozzo che traccia gli obiettivi per ogni periodo dell’anno pastorale: accoglienza, dialogo, ascolto che permettono di scoprire l’acqua che disseta: Cristo.
L’atteggiamento da intraprendere è quello della donna che dopo essersi “dissetata di quest’acqua” va per le strade e raccontare del suo incontro. E’ necessario che la Chiesa inverta il percorso, vada dall’altare alla strada, dopo, però aver vissuto la comunione, quell’incontro con Gesù che non si può tenere per sé. Attorno alle parrocchie esistono contesti di periferie: periferie di malattie, periferie “femminili”, periferie silenziose che hanno bisogno di sentire il sostegno e la speranza come quella che infonde la Pentecoste. Ed è l’invito ad andare per le strade (come è stato fatto ai discepoli) a dover caratterizzare l’intero anno pastorale.
Al termine dell’assemblea l’arcivescovo ha ufficializzato i trasferimenti dei sacerdoti nelle comunità parrocchiali della diocesi.
Con il titolo “Verso le periferie della storia” l’arcivescovo vuole tracciare un segno di continuità con l’Anno della Fede indetto lo scorso anno da papa Benedetto XVI e che sta per concludersi. Proprio discutendo di fede, nei mesi trascorsi, il cristiano ha sentito riecheggiare la parola “periferie” pronunciata spesso da papa Francesco. E partendo proprio dalle periferie non esclusivamente fisiche, anzi esistenziali in cui si vivono situazioni di emarginazione, solitudine, difficoltà, il cristiano deve essere presente per cambiare il volto della storia. La periferia è il luogo di messa al bando di rivolta. Oltre alla fede, perciò, il vescovo indica la speranza come caratteristica e punto di forza per affrontare il nuovo anno. Fede e speranza sono facce della stessa medaglia. La speranza, per il cristiano, non deve temere il confronto con la storia; con essa ognuno è chiamato ad uscire da sé e dirigersi verso quelle periferie in cui è richiamato. Mons. Cacucci, spiega dettagliatamente il passo del Vangelo di Giovannidi Gesù e la Samaritana al pozzo che traccia gli obiettivi per ogni periodo dell’anno pastorale: accoglienza, dialogo, ascolto che permettono di scoprire l’acqua che disseta: Cristo.
L’atteggiamento da intraprendere è quello della donna che dopo essersi “dissetata di quest’acqua” va per le strade e raccontare del suo incontro. E’ necessario che la Chiesa inverta il percorso, vada dall’altare alla strada, dopo, però aver vissuto la comunione, quell’incontro con Gesù che non si può tenere per sé. Attorno alle parrocchie esistono contesti di periferie: periferie di malattie, periferie “femminili”, periferie silenziose che hanno bisogno di sentire il sostegno e la speranza come quella che infonde la Pentecoste. Ed è l’invito ad andare per le strade (come è stato fatto ai discepoli) a dover caratterizzare l’intero anno pastorale.
Al termine dell’assemblea l’arcivescovo ha ufficializzato i trasferimenti dei sacerdoti nelle comunità parrocchiali della diocesi.