Le poesie di Lorena Liberatore
di Piero Fabris - Un viaggio oscuro tra perle preziose, custodito, celato in parole scelte, meditate per contemplatori del fragoroso silenzio è quello nel quale ci accompagna Lorena Liberatore attraverso il suo libro di poesie “Deliria”, ovvero raccogliersi nell’intimo cielo che schiude al caleidoscopio di vita… in sospetta (FaLvision Editore – pag. 60 - € 9).
Una trentina di poesie simili a sassolini, incastonati con eleganza, segnano il percorso vivace dell’autrice attraverso quell’immensa foresta dell’immaginazione, dove i sentimenti più veri sono accarezzati, ombreggiati dalle folte chiome di alberi fieri. Poesie come muri per recintare aiuole divengono panchine e ricami schiusi su territori apparentemente brulli. Spifferi eco di suoni scorrono su lande deserte dell’animo e la lente vivace del suo intelletto coglie le istanze più nascoste per realizzare palinsesti metareali nei quali torrenti acrobatici della vita evocano oasi di delizie, divertendosi, osservando il viaggiatore mettere passi incerti sul greto dell’esistere.
La raccolta di Lorena Liberatore è un invito a filtrare e setacciare, attraverso ramificazioni contorte i raggi dell’essere per cantare i riflessi molteplici che schiudono a visioni illuminanti. In alcuni versi affiora l’ansia che si fa forza struggente per scardinare, elegantemente, la routine-veleno sull’orizzonte, su quell’oceano vellutato nel quale ci invita a immergerci fino a sfiorare fondali scenografici sui quali danzano sinuose onde musicali, incanto e ‘delirio’ che dall’intimo della notte invita a contemplare il bagliore che ingentilisce il cuore.
L’autrice, che è nata a Bari e vive a Cassano delle Murge, ha pubblicato nel 2012 per la stessa casa editrice “Il Salento Metafisico di Carmelo Bene”.
Una trentina di poesie simili a sassolini, incastonati con eleganza, segnano il percorso vivace dell’autrice attraverso quell’immensa foresta dell’immaginazione, dove i sentimenti più veri sono accarezzati, ombreggiati dalle folte chiome di alberi fieri. Poesie come muri per recintare aiuole divengono panchine e ricami schiusi su territori apparentemente brulli. Spifferi eco di suoni scorrono su lande deserte dell’animo e la lente vivace del suo intelletto coglie le istanze più nascoste per realizzare palinsesti metareali nei quali torrenti acrobatici della vita evocano oasi di delizie, divertendosi, osservando il viaggiatore mettere passi incerti sul greto dell’esistere.
La raccolta di Lorena Liberatore è un invito a filtrare e setacciare, attraverso ramificazioni contorte i raggi dell’essere per cantare i riflessi molteplici che schiudono a visioni illuminanti. In alcuni versi affiora l’ansia che si fa forza struggente per scardinare, elegantemente, la routine-veleno sull’orizzonte, su quell’oceano vellutato nel quale ci invita a immergerci fino a sfiorare fondali scenografici sui quali danzano sinuose onde musicali, incanto e ‘delirio’ che dall’intimo della notte invita a contemplare il bagliore che ingentilisce il cuore.
L’autrice, che è nata a Bari e vive a Cassano delle Murge, ha pubblicato nel 2012 per la stessa casa editrice “Il Salento Metafisico di Carmelo Bene”.