di Francesco Greco - Mattinate torride, pomeriggi piovosi. E' stata la caratteristica dominante dell'estate 2013 che languidamente sta scolorando nell'autunno. Cosa sta succedendo al clima del nostro pianeta? Quali tendenze sono in atto? Dobbiamo preoccuparci? Cosa possiamo fare come cittadini e come comunità?
Ne parliamo con Luca Mercalli, piemontese, studioso di fama mondiale (collabora a "La Stampa", il "Fatto Quotidiano", "Che tempo che fa", Rai3).
Domanda: E' vero che il clima italiano si sta tropicalizzando?
Risposta: "Tropicalizzare è un termine poco adatto, fa schiamazzo mediatico ma non è adeguato scientificamente. Il clima terreste si sta riscaldando,
moderatamente ai tropici, molto velocemente soprattutto sul Mar Glaciale Artico. Questo comporta che in media tutte le stagioni diventano ovunque
più calde (in Italia il CNR-ISAC di Bologna ha valutato in circa 1,5 C l'aumento termico nel corso degli ultimi due secoli), e che le ondate di calore anomale si fanno più frequenti e prolungate (come nel caso eccezionale del 2003). I ghiacciai alpini, che arretrano in modo accelerato negli ultimi trent'anni e le acque del Mediterraneo che si riscaldano ospitando specie ittiche aliene, sono due indicatori italici di una tendenza globale. Tuttavia esistono fluttuazioni locali, il fenomeno non si giudica su una sola stagione un po' più fresca o più calda del solito o in un solo luogo, ma va osservato sul lungo periodo e a livello planetario. Non per niente si chiama 'riscaldamento globale'!".
D. Quali riflessi ha sulla natura e su di noi?
R. "La temperatura terrestre è attualmente la più calda che si conosca da circa 5000 anni, dato ottenuto dalla ricostruzione dei paleoclimi attraverso resti fossili e dati geochimici e glaciologici. Secondo gli scenari dei modelli matematici di simulazione dell'atmosfera, verso la fine di questo secolo si attende un ulteriore aumento tra 3 e 5 gradi, a seconda dei provvedimenti più o meno efficaci che la società globale vorrà assumersi. Quindi le conseguenze saranno comunque importanti, sia per l'ecosistema (migrazione/estinzione di specie vegetali e animali, maggior rischio di incendi forestali), sia per l'uomo (influenza sulla produzione alimentare, sulla salute per diffusione di malattie da insetti vettori da clima caldo, stress termico su popolazione anziana, danni da fenomeni estremi come tornado, uragani e piogge alluvionali, aumento del livello dei mari per la fusione dei ghiacci e pericolo per le città costiere)".
D. E' vero che c'è un tappo di C02 che non permette il passaggio dell'aria e a cosa sarebbe dovuto?
R. "Non si tratta di passaggio di aria né di tappi! L'anidride carbonica (CO2) è un gas presente in atmosfera in piccola quantità che ha tuttavia la caratteristica di assorbire e trattenere una parte del calore terrestre ricevuto da sole. E' dunque un regolatore della temperatura del pianeta, più che un tappo immaginiamola come una invisibile coperta chimica. Se ce n'è poca fa freddo e subentrano le glaciazioni, se ce n'è molta fa via via più caldo. Due secoli fa, all'inizio della rivoluzione industriale, avevamo in atmosfera 280 parti per milione di CO2, oggi, per via della combustione di carbone, petrolio e gas, siamo a 400 ppm, il valore più elevato da ben 3 milioni di anni. In quelle condizioni remote tanto simili a oggi le analisi sedimentologiche ci rivelano che la Terra era più calda di almeno 3 gradi e il livello oceanico di almeno 20 metri più elevato, a causa della parziale fusione delle calotte glaciali polari. Ma allora Homo sapiens non c'era ancora, quindi andiamo incontro a condizioni del tutto inedite per la nostra specie!".
D. Nel 2014 si prevede una glaciazione: cosa significa?
R. "Nel 2014 non ci sono evidenze scientifiche di alcuna glaciazione, anzi, il trend di riscaldamento, sia pure con fluttuazioni interannuali, è destinato a continuare e a intensificarsi nei decenni futuri. La teoria della glaciazione imminente a causa di una presunta diminuzione dell'attività solare, è stata avanzata da un astrofisico russo ma non è stata riconosciuta dalle migliaia di scienziati che si occupano della ricostruzione del clima passato e della simulazione di quello futuro. Le fluttuazioni dell'attività solare ormai pesano poco rispetto al preponderante contributo dell'aumento della concentrazione di CO2. Sono tuttavia notizie che piacciono, perché 'rassicurano' un po' come quando tra due medici che affermano l'uno che il fumo fa venire il cancro, l'altro che vi mantiene giovani e gagliardi, ovviamente la maggioranza è incline a credere al secondo e a etichettare il primo come Cassandra. Ma se si vogliono risolvere i problemi è bene invece non crearsi falsi alibi, e affrontarli una volta per tutte. Gli studi sul riscaldamento globale vanno ormai avanti da oltre un secolo e sono stati ampiamente confermati dai fatti, quindi basta perdere tempo, è ora di agire".
D. Dobbiamo cambiare modello di sviluppo e le nostre abitudini quotidiane?
R. "Ma certo, anche perché in gioco non c'è solo il clima, ma l'intero ambiente: squilibri nel ciclo dell'azoto e del fosforo, acidificazione degli oceani, deforestazione, perdita di biodiversità, cementificazione dei suoli, eccessivo sfruttamento degli stock ittici oceanici, inquinamento dell'acqua, dell'aria e dei suoli... sono tutte minacce al nostro futuro benessere. Risolvere il problema climatico vuol dire in sostanza consumare meno risorse naturali, riciclare di più, non inquinare, non sprecare (con benefici anche per le nostre bollette!), sostituire l'energia fossile con quelle rinnovabili di sole, vento,
acqua, biomasse, e smettere di considerare la "crescita" economica e demografica come panacea di tutti i mali. In un pianeta di dimensioni finite non è possibile infatti crescere all'infinito, dunque se non vogliamo sbattere contro il muro invalicabile dei limiti fisici, è opportuno che ci diamo una regolata, puntando a uno stato stazionario, dove si consuma solo il necessario e si ricicla il massimo possibile. Gli ultimi appelli della comunità scientifica internazionale come la dichiarazione di Londra 'Planet Under Pressure' e il Memorandum di Stoccolma dei premi Nobel chiedono proprio questo".
Ne parliamo con Luca Mercalli, piemontese, studioso di fama mondiale (collabora a "La Stampa", il "Fatto Quotidiano", "Che tempo che fa", Rai3).
Domanda: E' vero che il clima italiano si sta tropicalizzando?
Risposta: "Tropicalizzare è un termine poco adatto, fa schiamazzo mediatico ma non è adeguato scientificamente. Il clima terreste si sta riscaldando,
moderatamente ai tropici, molto velocemente soprattutto sul Mar Glaciale Artico. Questo comporta che in media tutte le stagioni diventano ovunque
più calde (in Italia il CNR-ISAC di Bologna ha valutato in circa 1,5 C l'aumento termico nel corso degli ultimi due secoli), e che le ondate di calore anomale si fanno più frequenti e prolungate (come nel caso eccezionale del 2003). I ghiacciai alpini, che arretrano in modo accelerato negli ultimi trent'anni e le acque del Mediterraneo che si riscaldano ospitando specie ittiche aliene, sono due indicatori italici di una tendenza globale. Tuttavia esistono fluttuazioni locali, il fenomeno non si giudica su una sola stagione un po' più fresca o più calda del solito o in un solo luogo, ma va osservato sul lungo periodo e a livello planetario. Non per niente si chiama 'riscaldamento globale'!".
D. Quali riflessi ha sulla natura e su di noi?
R. "La temperatura terrestre è attualmente la più calda che si conosca da circa 5000 anni, dato ottenuto dalla ricostruzione dei paleoclimi attraverso resti fossili e dati geochimici e glaciologici. Secondo gli scenari dei modelli matematici di simulazione dell'atmosfera, verso la fine di questo secolo si attende un ulteriore aumento tra 3 e 5 gradi, a seconda dei provvedimenti più o meno efficaci che la società globale vorrà assumersi. Quindi le conseguenze saranno comunque importanti, sia per l'ecosistema (migrazione/estinzione di specie vegetali e animali, maggior rischio di incendi forestali), sia per l'uomo (influenza sulla produzione alimentare, sulla salute per diffusione di malattie da insetti vettori da clima caldo, stress termico su popolazione anziana, danni da fenomeni estremi come tornado, uragani e piogge alluvionali, aumento del livello dei mari per la fusione dei ghiacci e pericolo per le città costiere)".
D. E' vero che c'è un tappo di C02 che non permette il passaggio dell'aria e a cosa sarebbe dovuto?
R. "Non si tratta di passaggio di aria né di tappi! L'anidride carbonica (CO2) è un gas presente in atmosfera in piccola quantità che ha tuttavia la caratteristica di assorbire e trattenere una parte del calore terrestre ricevuto da sole. E' dunque un regolatore della temperatura del pianeta, più che un tappo immaginiamola come una invisibile coperta chimica. Se ce n'è poca fa freddo e subentrano le glaciazioni, se ce n'è molta fa via via più caldo. Due secoli fa, all'inizio della rivoluzione industriale, avevamo in atmosfera 280 parti per milione di CO2, oggi, per via della combustione di carbone, petrolio e gas, siamo a 400 ppm, il valore più elevato da ben 3 milioni di anni. In quelle condizioni remote tanto simili a oggi le analisi sedimentologiche ci rivelano che la Terra era più calda di almeno 3 gradi e il livello oceanico di almeno 20 metri più elevato, a causa della parziale fusione delle calotte glaciali polari. Ma allora Homo sapiens non c'era ancora, quindi andiamo incontro a condizioni del tutto inedite per la nostra specie!".
D. Nel 2014 si prevede una glaciazione: cosa significa?
R. "Nel 2014 non ci sono evidenze scientifiche di alcuna glaciazione, anzi, il trend di riscaldamento, sia pure con fluttuazioni interannuali, è destinato a continuare e a intensificarsi nei decenni futuri. La teoria della glaciazione imminente a causa di una presunta diminuzione dell'attività solare, è stata avanzata da un astrofisico russo ma non è stata riconosciuta dalle migliaia di scienziati che si occupano della ricostruzione del clima passato e della simulazione di quello futuro. Le fluttuazioni dell'attività solare ormai pesano poco rispetto al preponderante contributo dell'aumento della concentrazione di CO2. Sono tuttavia notizie che piacciono, perché 'rassicurano' un po' come quando tra due medici che affermano l'uno che il fumo fa venire il cancro, l'altro che vi mantiene giovani e gagliardi, ovviamente la maggioranza è incline a credere al secondo e a etichettare il primo come Cassandra. Ma se si vogliono risolvere i problemi è bene invece non crearsi falsi alibi, e affrontarli una volta per tutte. Gli studi sul riscaldamento globale vanno ormai avanti da oltre un secolo e sono stati ampiamente confermati dai fatti, quindi basta perdere tempo, è ora di agire".
D. Dobbiamo cambiare modello di sviluppo e le nostre abitudini quotidiane?
R. "Ma certo, anche perché in gioco non c'è solo il clima, ma l'intero ambiente: squilibri nel ciclo dell'azoto e del fosforo, acidificazione degli oceani, deforestazione, perdita di biodiversità, cementificazione dei suoli, eccessivo sfruttamento degli stock ittici oceanici, inquinamento dell'acqua, dell'aria e dei suoli... sono tutte minacce al nostro futuro benessere. Risolvere il problema climatico vuol dire in sostanza consumare meno risorse naturali, riciclare di più, non inquinare, non sprecare (con benefici anche per le nostre bollette!), sostituire l'energia fossile con quelle rinnovabili di sole, vento,
acqua, biomasse, e smettere di considerare la "crescita" economica e demografica come panacea di tutti i mali. In un pianeta di dimensioni finite non è possibile infatti crescere all'infinito, dunque se non vogliamo sbattere contro il muro invalicabile dei limiti fisici, è opportuno che ci diamo una regolata, puntando a uno stato stazionario, dove si consuma solo il necessario e si ricicla il massimo possibile. Gli ultimi appelli della comunità scientifica internazionale come la dichiarazione di Londra 'Planet Under Pressure' e il Memorandum di Stoccolma dei premi Nobel chiedono proprio questo".
Come no, studioso di fama mondiale ! Ma se non è nemmeno laureato !
RispondiEliminaCerto che è laureato!da wikipedia:''Ha studiato scienze agrarie all'Università di Torino, con indirizzo "Uso e difesa dei suoli" e agrometeorologia, e approfondito la preparazione in climatologia e glaciologia in Francia, tra Grenoble e Chambéry, dove si è laureato in geografia e scienze della montagna''
EliminaInformati prima di parlare CAPRA
veramente che elementi...ma come si fa a dire che non è manco laureato??
RispondiElimina