di Luca Losito - Personalmente, avevo espresso anzi tempo le perplessità su un cambio di modulo che proprio non convinceva, persino dopo la secca vittoria sul Cagliari a San Siro. 4-3-1-2 o 4-3-3, la differenza sembra minima ed invece è molto consistente. Cambiano gli equilibri, i meccanismi, e il giocattolo da 42 punti (media scudetto nello scorso girone di ritorno, ndr) come per magia s'inceppa. Una rivoluzione tattica scriteriata, chiesta a gran voce dallo stesso Patron che da tempo non s'impegna nel rafforzare la squadra. All'Olimpico di Torino vien fuori un 2-2 ingeneroso coi padroni di casa, parsi decisamente più organizzati e determinati dei rossoneri. Punto guadagnato, dunque, per la disorientata truppa di Allegri.
Tralasciando le disquisizioni tattiche, sulle quali non basterebbero pagine intere per un'argomentazione completa e assennata, passiamo all'analisi del match. Il primo tempo scivola via senza grandi emozioni. Giusto una conclusione per parte dalla distanza di Vives e Montolivo, per il resto Abbiati e Padelli svolgono lavoro di normale amministrazione e la gara si gioca soprattutto a centrocampo dove i granata danno qualcosa in più sul piano della velocità e della grinta. Lo 0-0, alla fine, è lo specchio di 45' molto noiosi.
Nella ripresa il Torino riparte da dove aveva finito nel primo tempo e al 2′ va in vantaggio con un destro di D'Ambrosio dagli 11 metri. Sotto di un gol, il Milan continua a subire il carisma dei padroni di casa che, con compostezza, contengono le sortite rossonere colpendo in contropiede al 26′ con Cerci lanciato a tu per tu con Abbiati da Immobile. La risposta ospite è affidata a Balotelli sul quale, però, si esalta Padelli. All'86′ la svolta del match con Muntari che infila l'estremo granata dal limite quasi in maniera grottesca (la palla rotola lentamente in porta col n.1 di casa preso in controtempo). In pieno recupero Pasquale atterra ingenuamente Poli in area e manda Balotelli dal dischetto. SuperMario dagli undici metri (dopo 3′ di nulla tra proteste e infortunio di Larrondo) spiazza con freddezza Padelli riportando il Milan a tre punti da Juventus e Inter (a 5 dal Napoli capolista, ndr).
Alla fine, restano molte perplessità sulla strada intrapresa da Allegri. Si è deciso di cestinare, inopinatamente, tutto il lavoro certosino svolto nella scorsa stagione per far risorgere il Diavolo dalle proprie ceneri. Vedremo se il tecnico rossonero, a ragion veduta, punterà ad un dietro front che potrebbe rivelarsi decisivo. Intanto, il tempo è tiranno: mercoledì c'è già l'esordio di Champions col Celtic, guai a partire col piede sbagliato anche in Europa.
Tralasciando le disquisizioni tattiche, sulle quali non basterebbero pagine intere per un'argomentazione completa e assennata, passiamo all'analisi del match. Il primo tempo scivola via senza grandi emozioni. Giusto una conclusione per parte dalla distanza di Vives e Montolivo, per il resto Abbiati e Padelli svolgono lavoro di normale amministrazione e la gara si gioca soprattutto a centrocampo dove i granata danno qualcosa in più sul piano della velocità e della grinta. Lo 0-0, alla fine, è lo specchio di 45' molto noiosi.
Nella ripresa il Torino riparte da dove aveva finito nel primo tempo e al 2′ va in vantaggio con un destro di D'Ambrosio dagli 11 metri. Sotto di un gol, il Milan continua a subire il carisma dei padroni di casa che, con compostezza, contengono le sortite rossonere colpendo in contropiede al 26′ con Cerci lanciato a tu per tu con Abbiati da Immobile. La risposta ospite è affidata a Balotelli sul quale, però, si esalta Padelli. All'86′ la svolta del match con Muntari che infila l'estremo granata dal limite quasi in maniera grottesca (la palla rotola lentamente in porta col n.1 di casa preso in controtempo). In pieno recupero Pasquale atterra ingenuamente Poli in area e manda Balotelli dal dischetto. SuperMario dagli undici metri (dopo 3′ di nulla tra proteste e infortunio di Larrondo) spiazza con freddezza Padelli riportando il Milan a tre punti da Juventus e Inter (a 5 dal Napoli capolista, ndr).
Alla fine, restano molte perplessità sulla strada intrapresa da Allegri. Si è deciso di cestinare, inopinatamente, tutto il lavoro certosino svolto nella scorsa stagione per far risorgere il Diavolo dalle proprie ceneri. Vedremo se il tecnico rossonero, a ragion veduta, punterà ad un dietro front che potrebbe rivelarsi decisivo. Intanto, il tempo è tiranno: mercoledì c'è già l'esordio di Champions col Celtic, guai a partire col piede sbagliato anche in Europa.
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