Notte Rosa, gli appuntamenti baresi

BARI - La crisi che oggi stiamo vivendo rappresenta una grande emergenza ed un forte rischio per la coesione sociale, e noi tutti sappiamo che nei momenti di forte crisi sociale ed economica, sono proprio le donne a portare il peso maggiore nel tentativo di conciliare le varie istanze tra ruolo socio-economico-lavorativo e ruolo socio-affettivo-familiare.

Ed è con questa consapevolezza che questo assessorato si sta impegnando, con particolare attenzione nel promuovere e sostenere azioni e progetti afferenti ai principi e norme contenuti nella Legge Regionale n. 7/2007” Norme per le Politiche di genere e i servizi di conciliazione vita-lavoro in Puglia”, sostenuti dalla convinzione che un nuovo modo di fare politica oggi, non può prescindere dal promuovere e realizzare sistemi di vita qualitativamente sostenibili.

In quest ‘ottica l ‘assessorato al Welfare del Comune di Bari ha predisposto lo studio di fattibilità del Piano territoriale dei Tempi e degli Spazi della Città di Bari, con una pubblicazione di 178 pagine, sintetizzata in un book già presentato in una conferenza pubblica al fine di facilitarne la conoscenza. Tra le tante azioni previste per la sostenibilità della vita urbana vi è quella della:
“Conciliazione tempi vita-lavoro delle donne e delle famiglie”.

Inoltre , il 15 luglio 2013 in conferenza cittadina è stato presentato il regolamento che istituisce la Consulta Cittadina delle Donne per il Ben-Essere e la Salute, grazie al lavoro delle donne delle Commissioni Pari Opportunità di Lega Coop e Confcooperative, che insieme alla rete dei Patti Sociali di Genere e a questo assessorato si sono impegnate per realizzare uno strumento di rilevante importanza per tutte le donne di questa città. La Consulta entrerà a far parte dello Statuto del Consiglio comunale, all ‘art. 40, quale organo partecipativo, consultivo, informativo e propositivo per tutto ciò che attiene ai programmi cittadini in tema di benessere e salute delle donne.

Dall ‘ analisi di alcuni dati della ricerca condotta dall ‘Università di Bari Aldo Moro, all ‘interno del progetto “Patti Sociali di Genere” sulla conciliazione tra famiglia e lavoro, risulta che il 43,1 % delle donne con carichi di cura, colloca al 1° posto, tra le misure ritenute più favorevoli alla conciliazione, la possibilità di usufruire di servizi sociali di supporto. Vorrei aggiungere, a tal proposito, solo alcuni dati rivenienti dalla relazione sociale sui dati 2012, presentata a luglio 2013 per il monitoraggio sociale del Piano Sociale di Zona. A Bari ci sono 33.400 Famiglie in cui sono presenti bambini e minori; esse rappresentano circa il 25% di tutta la popolazione.

Le famiglie composte da un solo genitore con figli sono 13.807 e fra queste, dato ancora più interessante, 10.559 sono costituite da monogenitore donna e solo 3.200 da monogenitore uomo.
La monogenitorialità, e con esso il carico predominante di cura familiare, è di tutta evidenza un fenomeno ancora a netta prevalenza femminile.

Uno dei pilastri di sostegno in presenza di bimbi in tenera età è rappresentato dagli asili. Nell ‘Ambito di Bari, al 2012 sono presenti 26 strutture autorizzate con funzione di Asilo nido; tra questi 6 sono gestiti direttamente dal Comune. L ‘Amministrazione comunale ha inoltre erogato buoni per asilo nido e sezioni primavera a 185 nuclei familiari per il diritto al nido di altrettanti minori che presentano i requisiti di bisogno e per consentire alle donne di poter lavorare.

La stessa ricerca inoltre evidenzia che circa il 26,4% delle donne intervistate dichiara di occuparsi in modo continuativo di familiari anziani o disabili che necessitano di assistenza. Di queste, circa il 9,2% coabita con essi.

È rilevante il dato emerso che mostra come quasi il 25% delle donne lavoratrici intervistate vivano questa condizione di cuscinetto e ammortizzatore sociale tra responsabilità di cura, lavorative e familiari, facendo ricorso a servizi di supporto familiare.
Riferisco solo alcuni dati.

L ‘assistenza domiciliare agli anziani di tipo sociale e socio-sanitaria, SAD e ADI, solo negli ultimi 10 mesi è passata da un numero di assistiti a domicilio di circa 160 anziani a ben 250.
Attualmente quindi 250 nuclei familiari, in cui vivono anziani soli o non del tutto autosufficienti, usufruiscono di interventi di supporto e aiuto domiciliare gratuito.

A ciò si aggiungano i 135 anziani seguiti a domicilio attraverso il servizio Affido Anziani, rivolto a quanti non hanno figli o sono in situazione di particolare solitudine, per un totale complessivo di ben 385 programmi di assistenza domiciliare a favore degli anziani di questa città.

Sempre a tutela degli anziani e delle loro famiglie, il Comune nel 2012 ha provveduto anche agli inserimenti in Case di riposo, Strutture residenziali di tipo Assistenziale e Socio-Sanitarie per un totale di circa 323 anziani, che  non sono più in grado di rimanere presso i loro domicili e che sono a carico totale o parziale del Comune.

A Bari è presente anche un Centro diurno per anziani autosufficienti: qui si sono registrati circa 500 accessi nel 2012.

Altra grande attenzione viene data a ciò che attiene le politiche in favore dei minori e delle loro famiglie.
Riporto anche in questo caso solo alcuni dati.
Sotto il profilo squisitamente economico, nel 2011 sono stati erogati assegni, fino ad euro 2.400 ciascuno, denominati “Prima Dote”, a ben 531 famiglie con figli minori fino a 3 anni il cui ISEE complessivo familiare era inferiore a 5.000 euro per l ‘acquisto di beni di servizio e per favorire la cura dei figli nella fase più delicata di vita del bambino e della famiglia.
Le politiche a sostegno della famiglia, tuttavia, sono rivolte per lo più verso progetti di sostegno socio-educativo. Nell ‘Ambito di Bari sono presenti, ad oggi, 11 Centri Socio-Educativi Diurni che erogano servizi di sostegno alle famiglie con difficoltà nella cura e nell ‘educazione dei bambini. Nel 2012 circa 520 minori, pur rimanendo nel loro contesto di vita, hanno usufruito di interventi educativi per gran parte della giornata, compreso il pranzo e le attività pomeridiane.
Inoltre, a supporto della famiglia, delle donne, dei minori, degli anziani, in ogni quartiere della città sono presenti i Centri aperti Polivalenti per minori che svolgono attività ludico-educative e di socializzazione con il coinvolgimento delle famiglie. Nel 2012 registriamo la presenza di oltre 3.400 minori all ‘interno di tali centri.

Sono attivi, inoltre, su tutto il territorio cittadino, i Centri di ascolto per la Famiglia. Nel 2012 si sono rivolte a questi Centri ben 1479 persone che hanno fruito dei servizi con azioni di supporto ed interventi a fronte dei diversi bisogni e problematiche espresse. Va altresì detto che questi centri, alla luce dell’esperienza sin qui maturata, si stanno rilevando di grande importanza anche per il cambiamento culturale che promuovono. Le attività proposte e la modalità con cui vengono attuate (consulenze legali e psicologiche, attività laboratoriali, anche intergenerazionali, laboratori autogestiti dalle famiglie stesse) permettono un confronto, uno scambio di informazioni e di esperienze che favoriscono una valorizzazione paritetica. Sappiamo infatti che, soprattutto nel contrasto alla violenza, in particolare su donne e minori, il miglior antidoto è quello della prevenzione e solo azioni mirate ad un cambiamento culturale possono condurre a tale traguardo.

Nonostante queste iniziative però la crisi valoriale, di costumi ed economica che sta attanagliando la Società vede un pericoloso incremento della violenza sulle donne; il cosiddetto femminicidio è diventato cronaca quotidiana e anche la città di Bari sta pagando il suo triste tributo.
Abbiamo, quindi, ritenuto necessario da tempo avviare progetti finalizzati al contrasto alla violenza e di sostegno immediato alle vittime.

L’Ambito di Bari si è dotato di un Centro Antiviolenza gestito dalla Coop. Crisi denominato “La Luna nel Pozzo”, oltre che di una banca dati ad esso correlata e finalizzata alla raccolta e sistematizzazione di tutti i dati relativi, atti a conoscere a fondo non solo l’incidenza del fenomeno ma anche aspetti ed elementi quanti-qualitativi che, adeguatamente interpretati, risulteranno importanti per l’impostazione di adeguate politiche di prevenzione e contrasto del fenomeno.

Nell’Anno 2012 138 sono state le richieste.

Dall’analisi dei dati di Bari emerge che il 95% delle vittime sono donne e il 5% delle vittime di violenza sono minori.
Sommando i dati inerenti l’autore della violenza, risulta che nel 2012 l’86% delle donne che si sono rivolte al centro hanno subito situazioni di violenza fisica e/o psicologica, (quest’ultima chiaramente c’è in tutti i casi) da persone “vicine” e più precisamente:
dal marito (44% dei casi);
dal convivente (22%);
da altro familiare (15%);
dal fidanzato (5%).
Il restante 14% è così suddiviso: il 13% dei casi da sconosciuti e l’1% dai “colleghi” di lavoro.
Appare evidente quindi che è la famiglia, o comunque i nuovi legami affettivo-relazionali all’interno delle coppie e delle famiglie, a dover essere aiutata e sostenuta, attraverso una forte attenzione alla prevenzione del fenomeno tra i giovani e gli adolescenti. Il sistema di rilevazione in atto, come già detto, dovrebbe consentire uno studio approfondito della fenomenologia per intervenire più rapidamente ma soprattutto con modalità più appropriate.
Bari è anche l’unica città capoluogo che ha già avviato un progetto di tutela organizzata in rete a fronte della violenza rivolta alle donne ma anche ai minori e agli anziani. Si chiama progetto Binario Rosa. Esso consiste in un protocollo di intesa tra la magistratura, forze dell’ordine, azienda ospedaliera Policlinico e il Comune di Bari: prevede un intervento integrato che parte già dal Pronto Soccorso a tutela di chiunque vi si rivolga in stato di evidente post-trauma per situazioni di violenza e/o stalking.

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