“Quattro punti di verità sul caso Filanto”

LECCE - “Il caso Filanto è arrivato ad un punto di svolta questa mattina con gli impegni sanciti dal management aziendale nel tavolo convocato presso la Provincia di Lecce. Su questo tema, con la collaborazione della segretaria del circolo Sel di Casarano, Patrizia Cristaldi, ho individuato quattro punti che si possono definire «di verità» perché fanno chiarezza rispetto ad una serie di interpretazioni (imprecise o interessate) della situazione attuale nel calzaturiero casaranese.
Primo punto: La responsabilità del pasticcio che ci si trova oggi a sbrogliare è della Filanto, che ha preso altre strade rispetto a quelle concordate, senza avvertire istituzioni e sindacati.
La situazione attuale, di incertezza per i lavoratori e di nebulosità nei piani industriali, è da addebitare all'azienda e alla sua decisione unilaterale di ritirare le richieste di concordato preventivo (o, in qualche caso, di non presentarle affatto); una decisione che ha interrotto senza alcun confronto preventivo un percorso che era stato concordato nelle sedi istituzionali con le parti sociali.
Secondo punto: Il caso dei 600 lavoratori ‘scoperti’ è quasi disperato: le istituzioni stanno lavorando per produrre un miracolo, visto il quadro normativo attuale.
Occorrono grande creatività giuridica e uno sforzo condiviso di ricerca per individuare misure capaci di reintegrare il reddito (anche a posteriori) dei 600 lavoratori interessati a questa fase di blocco forzato del lavoro e quindi del salario. Se sia possibile trovare strumenti di welfare anche a copertura dei mesi passati, per tutelare la parte più debole di tutta la vicenda, ovvero i lavoratori, saranno i prossimi giorni a dirlo. Certo è che il sentiero su cui Regione, Ministero ed Enti locali si stanno muovendo è strettissimo, ai limiti dell'inagibilità; percorrerlo fino in fondo e arrivare a destinazione sarà quasi un miracolo.
Terzo punto: Nessuna crisi sospende il diritto al salario; senza il "miracolo" delle istituzioni, i lavoratori possono rivalersi sull'azienda.
Il diritto alla retribuzione dei dipendenti di un'azienda è un valore sancito sia dalla Costituzione che dal codice civile; in considerazione della crisi ormai ultradecennale del settore calzaturiero salentino, le istituzioni si sono prese in carico la ricerca di soluzioni che agevolino la sopravvivenza e il rilancio della Filanto e la tutela del reddito dei suoi dipendenti. Ma lì dove questo sforzo istituzionale non dovesse arrivare fino alla produzione di miracoli, è bene sapere che la crisi non sospende il diritto alla retribuzione dei lavoratori, che viceversa sono creditori privilegiati dell'impresa e che quindi possono rivalersi su di essa tramite tutti gli strumenti previsti dalla legge.
Quarto punto: La crisi del calzaturiero salentino è irreversibile sui grandi numeri: bisogna lavorare alla ricollocazione delle maestranze.
La storia industriale degli ultimi vent'anni nel basso Salento ci mostra una verità incontrovertibile: all'inizio degli anni '90 la Filanto era un gigante calzaturiero che occupava circa 3.300 unità lavorative; oggi il cluster Filanto dà lavoro a un quindicesimo di quella forza-lavoro e sarà difficile incrementare la dote occupazionale. Inoltre il management passato possedeva una forza e un carisma oggettivamente superiori a quello presente. Tutte considerazioni che devono spingere le istituzioni (e la Regione in particolare) a camminare su due gambe: la prima gamba è l'Assessorato al Lavoro, che deve ricercare quell'auspicabile ‘miracolo’ di sostegno al reddito dei lavoratori; la seconda gamba è l'Assessorato allo Sviluppo economico, che deve lavorare ad una riqualificazione non solo del settore, ma anche e soprattutto delle maestranze: bisogna aprire nuovi spazi, esplorare nuovi campi, sfruttare le opportunità che possono aprirsi in filiere ancora parzialmente vergini, non delocalizzabili e ad elevato valore aggiunto, come - ad esempio - quelle dei rifiuti. Si tratta di un'opera diversa, i cui frutti probabilmente non si vedranno nei prossimi giorni, ma ancor più necessaria.
Sul caso dei lavoratori Filanto la politica deve rispondere a due domande. La prima, importante, è: «Cosa succederà l'1 gennaio 2014?». Ma la seconda, essenziale, è: «Cosa succederà l'1 gennaio 2020?». Dare risposte ad entrambe le domande misurerà il successo o il fallimento di un'intera politica industriale nel basso Salento”.
A riferirlo in una nota il consigliere regionale, Antonio Galati(Sel).

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