ROMA - L'inviato della Stampa, Domenico Quirico, liberato ieri dopo 5 mesi in Siria verrà ascoltato nelle prossime ore in procura a Roma. In relazione alla sua vicenda, nell'aprile scorso, i Pm di Piazzale Clodio avevano aperto un fascicolo di indagine ipotizzando il reato di sequestro di persona.
E con un tweet il direttore della Stampa Calabresi annuncia la prima telefonata di Quirico in redazione: 'Chiedo scusa per avervi fatto preoccupare, ma questo é il mio giornalismo.
"HO TEMUTO DI ESSERE UCCISO" - "Siamo stati fermati da due pick-up con a bordo uomini armati. I primi giorni eravamo bendati: ho avuto paura di essere ucciso. Forse tre gruppi ci hanno 'gestito'". E' il racconto che Domenico Qurico ha fatto oggi ai pm della Procura di Roma sui suoi 150 giorni di prigionia in Siria. Rispondendo alle domande dei magistrati il giornalista ha aggiunto che "da subito sono state molto dure le condizioni in cui siamo stati tenuti.
Il mangiare era dato una volta al giorno al massimo". L'inviato ha detto, inoltre, di aver tentato per due volte la fuga assieme a Pierre Piccinin, ma dopo essere stato bloccato nuovamente dai suoi rapitori ha dovuto subire due finte esecuzioni. "Ho il sospetto di essere stato gestito da tre diversi gruppi ribelli", ha detto ancora il giornalista ai magistrati.
"Non so dire se durante il sequestro siamo stati venduti ad altri gruppi", ha riferito Quirico nel corso del colloquio in procura a Roma, durato circa tre ore e mezza. Quirico ha spiegato di non "aver mai visto in faccia" i suoi sequestratori.
E con un tweet il direttore della Stampa Calabresi annuncia la prima telefonata di Quirico in redazione: 'Chiedo scusa per avervi fatto preoccupare, ma questo é il mio giornalismo.
"HO TEMUTO DI ESSERE UCCISO" - "Siamo stati fermati da due pick-up con a bordo uomini armati. I primi giorni eravamo bendati: ho avuto paura di essere ucciso. Forse tre gruppi ci hanno 'gestito'". E' il racconto che Domenico Qurico ha fatto oggi ai pm della Procura di Roma sui suoi 150 giorni di prigionia in Siria. Rispondendo alle domande dei magistrati il giornalista ha aggiunto che "da subito sono state molto dure le condizioni in cui siamo stati tenuti.
Il mangiare era dato una volta al giorno al massimo". L'inviato ha detto, inoltre, di aver tentato per due volte la fuga assieme a Pierre Piccinin, ma dopo essere stato bloccato nuovamente dai suoi rapitori ha dovuto subire due finte esecuzioni. "Ho il sospetto di essere stato gestito da tre diversi gruppi ribelli", ha detto ancora il giornalista ai magistrati.
"Non so dire se durante il sequestro siamo stati venduti ad altri gruppi", ha riferito Quirico nel corso del colloquio in procura a Roma, durato circa tre ore e mezza. Quirico ha spiegato di non "aver mai visto in faccia" i suoi sequestratori.