BARI - Strade più sicure ma non per tutte le categorie di utenti della strada. A confermarlo é l'interessante Rapporto sulla sicurezza stradale di Allianz, che Giovanni D'Agata, presidente e fondatore dello “Sportello dei Diritti", ritiene utile commentare e portare all'attenzione nell'attività di costante impegno a tutela di chi percorre le strade ed in particolare le categorie più esposte.
Secondo i dati che emergono dalle conclusioni contenute, negli ultimi decenni la circolazione in Italia e negli Stati dell'UE è diventata più sicura: una parabola ascendente in termini di sicurezza che però non riguarda tutti gli utenti della strada. Perché nel Nostro Paese, come in Europa e nel resto del globo la maggior parte delle vittime della strada sono pedoni e ciclisti, con una percentuale superiore al 27% nel Vecchio Continente. L'uso di dispositivi di protezione per i ciclisti, in particolare il casco per chi circola in bicicletta può essere un rimedio efficace per diminuire le vittime della strada come andiamo ripetendo noi dello Sportello dei Diritti da anni.
Per giungere a tali dati e conclusioni l'ultimo Rapporto sulla sicurezza stradale del Centro Tecnologico Allianz (Allianz Zentrum für Technik, AZT) ha preso in considerazione dettagliatamente la categoria degli utenti non motorizzati e non protetti. E dalle statistiche é emerso che pedoni e ciclisti costituiscono un terzo delle vittime di incidenti con conseguenze mortali. Il rischio più sottovalutato secondo lo studio sarebbe quello degli incidenti ciclistici senza il coinvolgimento di terzi, per lo più cadute.
Incroci e piste ciclabili costituiscono i maggiori pericoli per i velocipedisti. L'errore più frequente di questi è l'uso improprio delle strade, come la circolazione contromano nelle vie a senso unico o sulle piste ciclabili. La gravità degli incidenti è maggiore soprattutto al di fuori dei centri abitati. Peraltro, le lesioni al capo di un ciclista in seguito a una collisione con un'auto sono dovute molto più spesso all'impatto col suolo che all'urto con il veicolo.
Inoltre, quasi il 40% dei sinistri che vedono coinvolti ciclisti nell'Area Ue, si verifica in prossimità di un incrocio o nel punto di immissione di una strada. Seguono per pericolosità le piste ciclabili, solo apparentemente più sicure.
Mentre si diffonde sempre più la tendenza a far utilizzare la bicicletta anche ai bambini che in alcune parti d'Europa costituisce la normalità, dal punto di vista della sicurezza, spiega il rapporto, questo mezzo di locomozione è quello meno indicato per andare a scuola. Perché? Sono le statistiche a dircelo: per i più piccoli usare la bici per recarsi nel proprio plesso scolastico è dalle cinque alle sette volte più pericoloso che andare in scuolabus o a piedi.
Negli incidenti ciclistici gravi e mortali, le parti del corpo più spesso colpite sono la testa e il viso. Nei Paesi Bassi, ad esempio, si è constatato che un terzo dei ciclisti gravemente feriti ha riportato lesioni alla testa e al cervello: una percentuale che, per gli incidenti contro un veicolo a motore, aumenta sino ad arrivare al 47%. Il rischio di lesione alla testa raddoppia per i giovani dai 6 ai 16 anni e può anche decuplicare per gli anziani. Ecco perché l'uso del casco anche in bici può veramente salvare la vita o ridurre drasticamente il pericolo di gravi lesioni perché per chi non lo indossa la probabilità di riportare una lesione al cervello è doppia rispetto a coloro che lo portano.
Anche il tema della sicurezza dei pedoni costituisce una dolente nota del Rapporto perché nonostante i miglioramenti degli ultimi decenni, anche i pedoni sono ancora più a rischio rispetto a coloro che circolano in auto. I pericoli principali, in tal senso, non si corrono di notte sulle strade fuori città, ma nelle vie cittadine meta dello shopping tardopomeridiano. In UE il 90% degli incidenti che vedono coinvolti pedoni e veicoli avviene nei centri abitati e le persone maggiormente a rischio sono gli ultra sessantacinquenni. E lo studio della multinazionale delle assicurazioni sfata peraltro la credenza secondo cui gli incidenti subiti da chi si sposta a piedi solo raramente sono dovuti a colpa dei pedoni: infatti, nella gran parte dei casi la responsabilità è da attribuire ai conducenti dei veicoli a motore.
Sul punto il Rapporto sulla sicurezza stradale che prende in considerazione anche i comportamenti irregolari degli utenti non protetti (in particolare lo stato di ebbrezza, l'uso del telefono, il mancato rispetto delle precedenze o la guida in contromano in bicicletta), arriva alla conclusione che in proporzione pedoni e ciclisti sono responsabili degli incidenti in misura minore rispetto agli utenti motorizzati e contano un numero maggiore di vittime.
Un ultimo aspetto di rilevante importanza é se rendere l'uso del casco per i ciclisti obbligatori o meno. I crash test di Allianz in tal senso sono evidenti: l'obbligo del casco è una questione che va ridiscussa. Anche se il Centro Tecnologico Allianz si dichiara propenso a un uso facoltativo del casco, tuttavia in virtù dei risultati dei test di sicurezza condotti, richiama l'attenzione sulla necessità di discutere nuovamente l'obbligo del casco valutandone l'introduzione come ultima ratio, poiché l'uso del casco costituisce indiscutibilmente un elemento di sicurezza.
Dal 1990 al 2010, il numero di pedoni e ciclisti che hanno perso la vita in un incidente stradale è aumentato a livello mondiale di oltre il 60% (WHO Global Burden of Disease Project). Rispetto ai chilometri percorsi, il rischio di perdere la vita in un incidente stradale è, per un ciclista, otto volte superiore rispetto a quello di un automobilista e nove volte per un pedone.
Lo riferisce in una nota lo 'Sportello dei Diritti'.
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