Sodo conquista Venezia col busto della Melato
Dal nostro inviato Francesco Greco
VENEZIA – E’ stato un “Melato-day” molto intenso, a tratti commuovente. A pochi mesi dalla scomparsa, l’attrice Mariangela Melato, “dea alchemica”, è stata ricordata al Lido di Venezia (negli spazi della Regione Veneto) negli eventi collaterali della 70ma Mostra Internazionale del Cinema che, inaugurata il 28 agosto, andrà avanti sino a domenica.
All’Excelsior il ricordo della protagonista di tanti film e commedie teatrali di successo si è materializzato per un’ora con una tale corposità che ha fatto venire i brividi. L’input: la presentazione di “Mmelato forever” (Editore Falsopiano, Alessandria), con la prefazione di Nicola Borrelli, curato da Paola Dei (scrittrice, psicologa, psicoterapeuta), una raccolta di post-it di persone di varia formazione e interessi che hanno incrociato la loro vita con quella dell’attrice, da Callisto Cosulich a Giancarlo Giannini, da Massimo Ranieri a Pupi Avati, da Lina Wertmuller a Massimo Ghini, da Franca Valeri a Maurizio Porro, hanno donato un piccolo ricordo, un “come eravamo” appena ieri, una foto inedita, un disegno buttato giù d’impeto, uno scampolo di memoria recuperato dall’inconscio e messo a nuovo e affidato al tempo insonne.
Davanti ai suoi ammiratori rapiti, come in un sogno, sono così apparsi come per magia i momenti più belli della parabola della Melato, che hanno segnato in profondo il cinema e il teatro italiano. Si è persino materializzata, catturata da un android, la sua voce mentre leggeva una poesia di Alda Merini (“Era, una Medea Moderna”, “Le più belle poesie / si scrivono sopra le pietre (… ) / sei sceso nel limbo / dove aspiri l’assenzio”…), proposta dal regista e autore di reportage per la Rai Massimiliano Cocozza.
Modulato sul format della memoria, l’evento è scivolato via con leggerezza, e ogni parola, ogni sguardo evocava “La Musa” e la sua presenza si aggirava quieta fra i saloni dell’Excelsior. “La musa sorride / e s’accascia / tu fosti leggiadra / sua veste / danzante /generosa…” (Paola Dei). Commosso il ricordo dell’attrice romana Giovanna Guida (presidente dell’Associazione Mmelato Forever), che l’ha avuta come amica e maestra per ben 15 anni e a cui alla fine è stato assegnato il premio Verissime.com (un gioiello creato dal designer Giulio Manfredi).
L’evento è stato impreziosito dal busto della Melato (nella foto di Antonio Verri) realizzato dallo scultore Antonio Sodo, che in un intervento appassionato ha spiegato quale password ha utilizzato per “entrare” in una personalità così complessa e sfaccettata come quella dell’attrice, attraverso vario “studi” (una ventina) e passaggi. “Ogni foto della Melato propone una donna diversa”, ha spiegato l’artista, che alla fine ha catturato l’intimità della sua essenza vagheggiandola in una sconfinata giovinezza. Lo scultore si è commosso quando ha confidato che a un certo punto, durante l’esecuzione del lavoro in terracotta (ora diventerà un bronzo) ha sovrapposto i lineamenti della Melato a quelli della moglie Teresa scomparsa qualche anno fa. Il livello inconscio di ogni opera porta i grandi artisti a realizzare un’opera diversa da quella immaginata.
Sodo è nato a Lecce (la patria di Vittorio Bodini, Carmelo Bene, Tito Schipa, oltre che del barocco con le sue pietre bruciate scagliate al cielo in tutte le forme). Ha preso confidenza con i materiali nella bottega del padre e del nonno, a loro volta scultori. Dopo il diploma alla Istituto d’Arte di Lecce, ha insegnato “figura” al Liceo Artistico di Busto Arsizio. A rafforzare la sua “vocazione” un corso per l’abilitazione all’insegnamento condotto da Bruno Munari.
Per 20 anni ha dipinto e scolpito l’uomo alle prese col male in tutti i suoi echi, scannerizzazioni e contaminazioni. Intorno al 2000 la sua arte ha cambiato canoni e Sodo ha preso a speculare su tematiche essenzialmente mistiche, riflettendo su un misticismo insonne e barocco, sulle contraddizioni della Chiesa (“La fabbrica dei Santi” è del 2001), vagheggiando un ritorno alle radici oggi teorizzato da Papa Francesco. Riflessioni che finiranno in un libro, titolo “Il mio Vangelo”, a cui Sodo sta lavorando col giornalista Francesco Greco.