di Vittorio Polito - Levante Editori ha recentemente pubblicato per la collana “La Puglia nei documenti” il volume di Pasquale Tandoi «I Patroni de’ Grifi. Una nobile famiglia pugliese e la sua città d’origine» (pagine 310 - € 22).
L’autore, che ha alle spalle numerose pubblicazioni relative alla storia locale, presenta, senza intenti agiografici, fatti documentati riguardanti un casato, una lunga discendenza di donne e uomini che, tra luci ed ombre, sono stati protagonisti del passato della città di Corato in provincia di Bari.
Le vicende della città premurgiana e dei Patroni Griffi, come si chiamano oggi, si sono spesso incrociate con numerosi eventi più generali che hanno riguardato in particolare l’Italia meridionale. Partendo dall’epoca angioina della regina Giovanna I, la narrazione si snoda transitando per la disfida di Barletta, le fosche trame di Lucrezia Borgia, il dominio feudale dei duchi Carafa, l’arrivo dei Borbone sul trono di Napoli, la Repubblica Partenopea del 1799, la Restaurazione e il Risorgimento, l’Unità d’Italia e arriva fino ai giorni nostri. Sprazzi di storia di una comunità , di una regione, dell’intero Sud visti attraverso la prospettiva di una famiglia aristocratica. Quella dei Patroni Griffi, come ha scritto nella presentazione Ugo Patroni Griffi (nominato di recente presidente della Fiera del Levante), è una storia di “fortune e fallimenti, di felicità ed amarezze”. Di divisioni sul piano politico nel periodo risorgimentale, ma anche di forte legame affettivo tra i suoi componenti.
In questo lavoro di ricerca Tandoi ci accompagna in un lungo cammino nel quale si intrecciano per quasi settecento anni le vicende di una nobile famiglia con quelle di un luogo e di una comunità pugliese che inizia nel 1349 quando il capitano di ventura Andrea Patrono difese la città pugliese dall’assedio degli Ungheresi, concludendosi con dei cenni sul ministro Filippo Patroni Griffi: dal basso Medioevo all’attuale governo Letta. Infatti anche il ministro ha un’ascendenza coratina in quanto il suo bisnonno Agostino era nato a Corato nel 1858 e aveva sposato una donna della stessa città . Poi come tutti i maschi della famiglia che non abbracciavano la carriera ecclesiastica, si era trasferito a Napoli, allora unica sede di Università , per conseguire la laurea in giurisprudenza ed esercitare nella ex capitale l’avvocatura.
Il libro chiarisce che i Patroni Griffi, al di là delle note biografiche che si leggono sui personaggi famosi della famiglia, hanno avuto origine a Corato nel 1530, allorché Antonio Patrono sposò Angelella Grifi, sorella di Marino Antonio, allora il coratino più facoltoso, il cui palazzo è sopravvissuto fino ai nostri giorni.
Il certosino impegno di Pasquale Tandoi ha evidenziato che i Patroni de’ Grifi hanno lasciato profonde tracce della loro presenza in molteplici ambiti del passato della città di Corato: dai fatti d’arme al ruolo dominante avuto nelle chiese, nei monasteri e nelle confraternite, dalle testimonianze architettoniche del loro prestigio e della loro potenza economica al protagonismo politico-amministrativo.
Altri componenti della famiglia, poi, partendo da Corato e dando origine al ramo napoletano, si misero in luce su palcoscenici più ampi. Ci fu chi aderì come combattente alla Repubblica Partenopea e chi mostrò una tenace fedeltà alla dinastia dei Borbone anche dopo la scomparsa del Regno delle Due Sicilie.
L’autore, sempre rigoroso nella ricerca e nell’analisi delle fonti, ha consultato un’ingente quantità di documenti provenienti dall’archivio di Ugo Patroni Griffi dai quali ha saputo ricavare con una prosa fluida e arguta una complessa trama lunga vari secoli.
Il racconto non cede mai alla tentazione di celebrare la famiglia, anzi diventa a tratti quasi impietoso, soprattutto quando descrive, nel periodo tra fine Ottocento e inizi Novecento, il fallimento economico del ramo coratino dei Patroni Griffi o quando narra, sulla base di lettere assolutamente inedite, l’amore sofferto tra Felice Patroni Griffi e Zenobia Briante, segretaria-governante della famiglia, i quali furono i genitori di quel Peppino Patroni Griffi, che sarà uno dei maggiori rappresentanti del mondo teatrale e cinematografico italiano del secondo Novecento.
Se in passato i vari personaggi della famiglia Patroni de’ Grifi sono stati condottieri, ecclesiastici, dottori in legge, amministratori politici locali e ricchi proprietari terrieri, oggi la nobile stirpe prosegue la sua storia ormai lontano dalla città d’origine e si espande occupando spazi di sempre maggior rilievo, a livello nazionale, anche in altri ambiti della società . Ma è soprattutto nel campo della giurisprudenza, dall’attività accademica a quella forense, e della pubblica amministrazione come alti funzionari dello Stato che, da oltre cinquant’anni, i Patroni Griffi continuano brillantemente la lunga tradizione di famiglia attraverso un rapporto profondo e quasi passionale con il diritto.
L’autore, che ha alle spalle numerose pubblicazioni relative alla storia locale, presenta, senza intenti agiografici, fatti documentati riguardanti un casato, una lunga discendenza di donne e uomini che, tra luci ed ombre, sono stati protagonisti del passato della città di Corato in provincia di Bari.
Le vicende della città premurgiana e dei Patroni Griffi, come si chiamano oggi, si sono spesso incrociate con numerosi eventi più generali che hanno riguardato in particolare l’Italia meridionale. Partendo dall’epoca angioina della regina Giovanna I, la narrazione si snoda transitando per la disfida di Barletta, le fosche trame di Lucrezia Borgia, il dominio feudale dei duchi Carafa, l’arrivo dei Borbone sul trono di Napoli, la Repubblica Partenopea del 1799, la Restaurazione e il Risorgimento, l’Unità d’Italia e arriva fino ai giorni nostri. Sprazzi di storia di una comunità , di una regione, dell’intero Sud visti attraverso la prospettiva di una famiglia aristocratica. Quella dei Patroni Griffi, come ha scritto nella presentazione Ugo Patroni Griffi (nominato di recente presidente della Fiera del Levante), è una storia di “fortune e fallimenti, di felicità ed amarezze”. Di divisioni sul piano politico nel periodo risorgimentale, ma anche di forte legame affettivo tra i suoi componenti.
In questo lavoro di ricerca Tandoi ci accompagna in un lungo cammino nel quale si intrecciano per quasi settecento anni le vicende di una nobile famiglia con quelle di un luogo e di una comunità pugliese che inizia nel 1349 quando il capitano di ventura Andrea Patrono difese la città pugliese dall’assedio degli Ungheresi, concludendosi con dei cenni sul ministro Filippo Patroni Griffi: dal basso Medioevo all’attuale governo Letta. Infatti anche il ministro ha un’ascendenza coratina in quanto il suo bisnonno Agostino era nato a Corato nel 1858 e aveva sposato una donna della stessa città . Poi come tutti i maschi della famiglia che non abbracciavano la carriera ecclesiastica, si era trasferito a Napoli, allora unica sede di Università , per conseguire la laurea in giurisprudenza ed esercitare nella ex capitale l’avvocatura.
Il libro chiarisce che i Patroni Griffi, al di là delle note biografiche che si leggono sui personaggi famosi della famiglia, hanno avuto origine a Corato nel 1530, allorché Antonio Patrono sposò Angelella Grifi, sorella di Marino Antonio, allora il coratino più facoltoso, il cui palazzo è sopravvissuto fino ai nostri giorni.
Il certosino impegno di Pasquale Tandoi ha evidenziato che i Patroni de’ Grifi hanno lasciato profonde tracce della loro presenza in molteplici ambiti del passato della città di Corato: dai fatti d’arme al ruolo dominante avuto nelle chiese, nei monasteri e nelle confraternite, dalle testimonianze architettoniche del loro prestigio e della loro potenza economica al protagonismo politico-amministrativo.
Altri componenti della famiglia, poi, partendo da Corato e dando origine al ramo napoletano, si misero in luce su palcoscenici più ampi. Ci fu chi aderì come combattente alla Repubblica Partenopea e chi mostrò una tenace fedeltà alla dinastia dei Borbone anche dopo la scomparsa del Regno delle Due Sicilie.
L’autore, sempre rigoroso nella ricerca e nell’analisi delle fonti, ha consultato un’ingente quantità di documenti provenienti dall’archivio di Ugo Patroni Griffi dai quali ha saputo ricavare con una prosa fluida e arguta una complessa trama lunga vari secoli.
Il racconto non cede mai alla tentazione di celebrare la famiglia, anzi diventa a tratti quasi impietoso, soprattutto quando descrive, nel periodo tra fine Ottocento e inizi Novecento, il fallimento economico del ramo coratino dei Patroni Griffi o quando narra, sulla base di lettere assolutamente inedite, l’amore sofferto tra Felice Patroni Griffi e Zenobia Briante, segretaria-governante della famiglia, i quali furono i genitori di quel Peppino Patroni Griffi, che sarà uno dei maggiori rappresentanti del mondo teatrale e cinematografico italiano del secondo Novecento.
Se in passato i vari personaggi della famiglia Patroni de’ Grifi sono stati condottieri, ecclesiastici, dottori in legge, amministratori politici locali e ricchi proprietari terrieri, oggi la nobile stirpe prosegue la sua storia ormai lontano dalla città d’origine e si espande occupando spazi di sempre maggior rilievo, a livello nazionale, anche in altri ambiti della società . Ma è soprattutto nel campo della giurisprudenza, dall’attività accademica a quella forense, e della pubblica amministrazione come alti funzionari dello Stato che, da oltre cinquant’anni, i Patroni Griffi continuano brillantemente la lunga tradizione di famiglia attraverso un rapporto profondo e quasi passionale con il diritto.