LECCE - Dopo i trionfalistici proclami della Polizia Municipale di Lecce che annunciavano al mondo intero l’imminente utilizzo della Police Cam o Street Control che dir si voglia, come se fosse l’assoluta novità in tema di strumenti tecnologici per la rilevazione elettronica delle infrazioni, in particolare le vetture in divieto di sosta o in doppia fila, abbiamo atteso che venisse messa all’opera per verificare le prime lamentele dei cittadini anche per poter prendere atto se eventualmente un po’ di tolleranza in casi particolari venisse attuata anche in ragione della normativa sulla contestazione delle infrazioni che richiede, comunque, l’obbligo dell’immediatezza. Ma ancora una volta siamo costretti a smentirci dopo che alcuni cittadini hanno segnalato allo “Sportello dei Diritti” la scena di anziani e ammalati che venivano accompagnati dentro i laboratori di analisi dai familiari costretti a lasciare l’auto in doppia fila a causa dell’assenza di posti liberi per il parcheggio, mentre implacabile passava l’autovettura della Municipale con l’apparecchio sul cruscotto intento ad accertare ogni infrazione gli capitasse a tiro e i vigili, ovviamente, in auto.
Ed allora, Giovanni D’Agata presidente e fondatore dello “Sportello dei Diritti” ricorda che il maggio dello scorso hanno il Ministero aveva bocciato questo sistema di accertamento delle infrazioni, tanto che a questo punto, anche alla luce delle segnalazioni ricevute, pare si abbia avuta la conferma che non si tratti di un modo per tutelare la città da automobilisti indisciplinati, ma del solito e odioso sistema per “far cassa” a danno dei cittadini e gli agenti della Polizia Municipale quali semplici certificatori delle multe rilevate dall’apparecchio.
Per giustificare la mancata contestazione immediata dei divieti di sosta, occorre che la pattuglia dei vigili urbani verifichi personalmente anche la mancanza del trasgressore e del proprietario del veicolo in prossimità del mezzo. Lo strumento in questione era nato per ovviare a tale lacuna. La pattuglia della polizia municipale viene infatti dotata di una telecamera portatile in grado di immortalare i trasgressori con un semplice passaggio in una strada trafficata. In ufficio vengono ricercati i dati dei trasgressori e le multe vengono spedite per posta evidenziando la causa di mancata contestazione contenuta nell'art. 201/1-bis, lett d) del codice della strada, ovvero la mancanza di qualunque persona a bordo del mezzo.
Ma secondo il Ministero dei trasporti questa pratica, molto funzionale per portare un po’ di euro nelle casse comunali, non è rispettosa della norma. Infatti con il parere n. 2291 del 3 maggio 2012 che lo “Sportello dei Diritti” porta nuovamente all’attenzione, il Ministero ha chiarito mettendole al bando che le sole riprese televisive per accertare i divieti di sosta non bastano.
Il codice stradale infatti ammette la notifica postale anche del semplice verbale per divieto di sosta, ma solo in assenza del trasgressore e del proprietario del veicolo. Questa condizione non è verificabile da una semplice registrazione video. In pratica solo la presenza degli agenti sul posto permette di accertare se effettivamente il veicolo sia senza conducente o senza intestatario della carta di circolazione. Da ora non bastano le sole telecamere per accertare le violazioni della sosta in modalità seriale. Da ora in poi gli operatori della polizia municipale saranno obbligati a verificare, veicolo per veicolo, l'assenza del trasgressore, anche per evitare che vengano sanzionati cittadini nei casi come quelli segnalatici. Lo riporta in una nota lo 'Sportello dei Diritti'.
Ed allora, Giovanni D’Agata presidente e fondatore dello “Sportello dei Diritti” ricorda che il maggio dello scorso hanno il Ministero aveva bocciato questo sistema di accertamento delle infrazioni, tanto che a questo punto, anche alla luce delle segnalazioni ricevute, pare si abbia avuta la conferma che non si tratti di un modo per tutelare la città da automobilisti indisciplinati, ma del solito e odioso sistema per “far cassa” a danno dei cittadini e gli agenti della Polizia Municipale quali semplici certificatori delle multe rilevate dall’apparecchio.
Per giustificare la mancata contestazione immediata dei divieti di sosta, occorre che la pattuglia dei vigili urbani verifichi personalmente anche la mancanza del trasgressore e del proprietario del veicolo in prossimità del mezzo. Lo strumento in questione era nato per ovviare a tale lacuna. La pattuglia della polizia municipale viene infatti dotata di una telecamera portatile in grado di immortalare i trasgressori con un semplice passaggio in una strada trafficata. In ufficio vengono ricercati i dati dei trasgressori e le multe vengono spedite per posta evidenziando la causa di mancata contestazione contenuta nell'art. 201/1-bis, lett d) del codice della strada, ovvero la mancanza di qualunque persona a bordo del mezzo.
Ma secondo il Ministero dei trasporti questa pratica, molto funzionale per portare un po’ di euro nelle casse comunali, non è rispettosa della norma. Infatti con il parere n. 2291 del 3 maggio 2012 che lo “Sportello dei Diritti” porta nuovamente all’attenzione, il Ministero ha chiarito mettendole al bando che le sole riprese televisive per accertare i divieti di sosta non bastano.
Il codice stradale infatti ammette la notifica postale anche del semplice verbale per divieto di sosta, ma solo in assenza del trasgressore e del proprietario del veicolo. Questa condizione non è verificabile da una semplice registrazione video. In pratica solo la presenza degli agenti sul posto permette di accertare se effettivamente il veicolo sia senza conducente o senza intestatario della carta di circolazione. Da ora non bastano le sole telecamere per accertare le violazioni della sosta in modalità seriale. Da ora in poi gli operatori della polizia municipale saranno obbligati a verificare, veicolo per veicolo, l'assenza del trasgressore, anche per evitare che vengano sanzionati cittadini nei casi come quelli segnalatici. Lo riporta in una nota lo 'Sportello dei Diritti'.