BARI - Un’iniziativa parlamentare e un intervento delle Conferenze nazionali delle Regioni: non si fermano le richieste del presidente del Consiglio regionale della Puglia, Onofrio Introna, a difesa dei tribunali minori, a rischio soppressione. L’entrata in vigore delle norme che accorpano le sezioni decentrate a quelle provinciali è fissata com’è noto al 13 settembre.
In una nota inviata al capogruppo SeL alla Camera, Gennaro Migliore, il presidente ha sollecitato l’adozione di un ordine del giorno di Montecitorio, con l’invito al Governo nazionale di soprassedere alla scadenza imminente, per dar luogo, “con la collaborazione degli operatori della giustizia, ad una scrupolosa valutazione dei costi, anche sociali, di un riordino che può senza dubbio oggetto di un’opportuna revisione”.
Al presidente della Conferenza delle Assemblee regionali, Eros Brega, la richiesta è di promuovere sull’argomento una riunione delle Conferenza unificata dei presidenti di Giunte e Consigli e di indirizzare intanto al premier Letta e al ministro Cancellieri una nota analoga a quella inviata da Introna a nome dell’Assemblea pugliese, sempre sollecitando una pausa di riflessione, per ricalibrare il provvedimento sul territorio.
Le conseguenze “tipo” degli accorpamenti sono state evidenziate dalla delegazione di legali della sezione di Ginosa, Laterza, Castellaneta e Palagiano, ricevuta a Bari dal presidente: 2600 processi pendenti al 15 marzo tra civili e penali (un terzo), due-tre udienze per processo, la migrazione di circa 40mila persone verso Taranto, distante 60 km. Il tribunale ionico ne risulterà paralizzato e questo nonostante il comune di Ginosa abbia deliberato piena disponibilità alla deroga, pur di mantenere il servizio giustizia per i cittadini, che sono i più penalizzati dai tagli delle sedi distaccate.
“Non possiamo permettere che a pagare sia la gente, sulla quale si scaricano disagi, costi e ritardi”, insiste Introna, che sottolinea la gravità della situazione pugliese: cinque presidenti delle sezioni giudiziarie provinciali hanno rappresentato in atti ufficiali al Ministero “l’oggettiva e assoluta impossibilità di far fronte all’accorpamento”. Questo, “insieme al trasferimento dei fascicoli penali e civili e alla documentata insufficienza di spazi e strutture - fa notare ancora il presidente del Consiglio regionale - rischia di appesantire le sedi superstiti, fino a portare la giustizia alla paralisi nell’intero territorio regionale. Né si può fare a meno di registrare il malessere diffuso negli ambienti forensi per un provvedimento che si tradurrà certamente in un disagio scaricato sui cittadini e in ritardi inaccettabili, sempre a danno della comunità civile”.
Quanto detto, conclude Introna, “può essere trasferito su scala nazionale e dovrebbe indurre il Governo centrale ad un’attenta riflessione”.
In una nota inviata al capogruppo SeL alla Camera, Gennaro Migliore, il presidente ha sollecitato l’adozione di un ordine del giorno di Montecitorio, con l’invito al Governo nazionale di soprassedere alla scadenza imminente, per dar luogo, “con la collaborazione degli operatori della giustizia, ad una scrupolosa valutazione dei costi, anche sociali, di un riordino che può senza dubbio oggetto di un’opportuna revisione”.
Al presidente della Conferenza delle Assemblee regionali, Eros Brega, la richiesta è di promuovere sull’argomento una riunione delle Conferenza unificata dei presidenti di Giunte e Consigli e di indirizzare intanto al premier Letta e al ministro Cancellieri una nota analoga a quella inviata da Introna a nome dell’Assemblea pugliese, sempre sollecitando una pausa di riflessione, per ricalibrare il provvedimento sul territorio.
Le conseguenze “tipo” degli accorpamenti sono state evidenziate dalla delegazione di legali della sezione di Ginosa, Laterza, Castellaneta e Palagiano, ricevuta a Bari dal presidente: 2600 processi pendenti al 15 marzo tra civili e penali (un terzo), due-tre udienze per processo, la migrazione di circa 40mila persone verso Taranto, distante 60 km. Il tribunale ionico ne risulterà paralizzato e questo nonostante il comune di Ginosa abbia deliberato piena disponibilità alla deroga, pur di mantenere il servizio giustizia per i cittadini, che sono i più penalizzati dai tagli delle sedi distaccate.
“Non possiamo permettere che a pagare sia la gente, sulla quale si scaricano disagi, costi e ritardi”, insiste Introna, che sottolinea la gravità della situazione pugliese: cinque presidenti delle sezioni giudiziarie provinciali hanno rappresentato in atti ufficiali al Ministero “l’oggettiva e assoluta impossibilità di far fronte all’accorpamento”. Questo, “insieme al trasferimento dei fascicoli penali e civili e alla documentata insufficienza di spazi e strutture - fa notare ancora il presidente del Consiglio regionale - rischia di appesantire le sedi superstiti, fino a portare la giustizia alla paralisi nell’intero territorio regionale. Né si può fare a meno di registrare il malessere diffuso negli ambienti forensi per un provvedimento che si tradurrà certamente in un disagio scaricato sui cittadini e in ritardi inaccettabili, sempre a danno della comunità civile”.
Quanto detto, conclude Introna, “può essere trasferito su scala nazionale e dovrebbe indurre il Governo centrale ad un’attenta riflessione”.
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