di Francesco Greco. LECCE - Ornella Albanese è sinonimo di ottime vendite. E in tempi di recessione e consumi in calo, anche nella lettura, i numeri sono ancor più importanti.
Dopo il successo de “L’anello di ferro” (2011, Leggereditore), la scrittrice ha firmato il seguito, “L’Oscuro Mosaico” (2012, Leggereditore), che pure è andato bene in libreria ed è stato premiato a maggio 2013 con targa di merito al Festival della Letteratura Città di Giulianova (gemellato col Festival della Letteratura di Mantova e medaglia d’oro del Presidente Napolitano), ad agosto scorso col “Castrum Minervae” (Castro, Lecce) e sabato scorso, a Bologna (foto), con il premio “Scrittori con gusto” insignito dall’Accademia Res Aulica (premiati anche Gianfranco Manfredi, “La freccia verde” e Barbara Riboni, “Pactum Vampiri”).
“L’Oscuro Mosaico” è stato presentato dal Presidente del Consiglio Direttivo Lodovico Daniele Poggi e poi Ornella Albanese ha parlato brevemente dell’ambientazione medioevale del romanzo. Intanto è appena uscita con un romance storico Mondadori “Il cacciatore di dote” (in foto la cover), reperibile anche in ebook e classificatosi nei Top del Mese Mondadori ebook.
Abruzzese di nascita (Giulianova), leccese d’adozione (l’estate abita a due passi da Piazza Mazzini o dei 300mila), vive a Bologna col marito e due figli maschi. Nacque nella casa di campagna dei nonni paterni, ma siccome la mamma era leccese, frequentò a Lecce tutte le scuole, dalle elementari alla laurea in Lingue e Letterature Straniere. “E’ un po’ come se fossi nata in entrambi i luoghi...”, sorride Ornella mentre prendiamo un caffè nella Galleria Mazzini (il salotto della città di Tito Schipa e Carmelo Bene) dove ci siamo dati appuntamento per una chiacchierata su libri, editoria e massimi sistemi, i personaggi dei suoi romanzi, il rapporto con i suoi lettori, l’alchimia e quant’altro…
Domanda: Lei ha cominciato collaborando a riviste femminili, di cosa scriveva?
Risposta: “Ho cominciato a 16 anni a collaborare a diversi settimanali, alternando storie di sentimento a racconti gialli. I racconti gialli mi hanno dato il gusto per il mistero, e infatti cerco sempre di inserire qualcosa di misterioso nei miei romanzi, anche solo come atmosfera di aspettativa e di tensione”.
D. E’ stato facile pubblicare il primo romanzo?
R. “Sono stata contattata dall'editore, che mi ha proposto una collaborazione. Prima avevo scritto romanzi storici per Mondadori periodici, quindi conosceva già la mia produzione letteraria”.
D. Che consiglio darebbe a chi ha scritto qualcosa e manda agli editori con la speranza che lo guardino?
R. “I consigli sono difficili: le case editrici dovrebbero essere contattate almeno telefonicamente, ma anche così spesso i tempi di risposta sono biblici. Quando si ha a che fare con una casa editrice, si deve contare non solo sul proprio talento, ma anche sulla fortuna”.
D. Hanno importanza le agenzie letterarie?
R. “Se l’agenzia letteraria ha potere, forse essere rappresentati dai loro agenti può fare la differenza. Io sono arrivata a questo punto senza ricorrere al supporto delle agenzie, è solo da pochissimi mesi che un’agente milanese mi rappresenta e devo dire che la prima sensazione è di riposante relax. Si può lavorare senza l’affanno dei mille problemi burocratici”.
D. C'è un segreto per farsi pubblicare?
R. “Nessun segreto, tutto dipende dall’estro e dalla disponibilità dell’editore. Diciamo che ci sono delle regole: contattare esclusivamente gli editori interessati al genere che si vuole proporre, scrivere una sinossi attrattiva, inviare solo i primi capitoli curando l’editing alla perfezione e aspettare per vedere se interessa. E poi a volte bisogna avere il coraggio di prendere il telefono per parlare con il responsabile. Se non lo avessi fatto con Mondadori, forse non sarei mai stata pubblicata da loro”.
D. Lei alimenta un rapporto speciale con i suoi lettori: cosa le scrivono?
R. “E’ un argomento che mi appassiona. I lettori mi scrivono principalmente per parlarmi dei miei libri, mi chiedono di portare avanti la storia di certi personaggi, mi pongono domande. Ma mi testimoniano anche il loro affetto in modo imprevedibile: ho ricevuto in regalo un segnalibro ricamato a piccolo punto, un quadro che ritrae il castello di Roseto Capospulico, descritto ne ‘L'anello di ferro’. Mi è anche capitata una cosa incredibile: mi ha scritto il discendente di uno dei miei personaggi, un signore gentilissimo con il quale ho avuto uno scambio di e-mail davvero interessante”.
D. Dopo ‘L'anello di ferro’ e ‘L'Oscuro Mosaico” Mirta e Rubino torneranno?
R. “L’idea di scrivere un altro romanzo storico c’è sicuramente, ma per ora ho solo in mente quale sarà la prima scena, tutto il resto è ancora nebbia, compresi i personaggi. Direi che il medico guerriero Yusuf Hanifa sia irrinunciabile, per gli altri vedremo”.
D. E' vero che prima di questi due romanzi non sapeva nulla di alchimia?
R. “E’ così, solo pochi cenni e piuttosto superficiali. Ma nel romanzo lo studioso Rubino è diventato alchimista e questo mi ha proiettato in un mondo cupo, complesso, misterioso, visionario, dalle mille implicazioni imprevedibili. L’alchimia era davvero molto diffusa nel Medioevo e ha sfiorato anche il soglio di Pietro, come si può leggere ne ‘L'Oscuro Mosaico’. Sembra infatti che Papa Silvestro II fosse molto attratto dai poteri occulti e finirà per diventare l’ispiratore del mio alchimista”.
Dopo il successo de “L’anello di ferro” (2011, Leggereditore), la scrittrice ha firmato il seguito, “L’Oscuro Mosaico” (2012, Leggereditore), che pure è andato bene in libreria ed è stato premiato a maggio 2013 con targa di merito al Festival della Letteratura Città di Giulianova (gemellato col Festival della Letteratura di Mantova e medaglia d’oro del Presidente Napolitano), ad agosto scorso col “Castrum Minervae” (Castro, Lecce) e sabato scorso, a Bologna (foto), con il premio “Scrittori con gusto” insignito dall’Accademia Res Aulica (premiati anche Gianfranco Manfredi, “La freccia verde” e Barbara Riboni, “Pactum Vampiri”).
“L’Oscuro Mosaico” è stato presentato dal Presidente del Consiglio Direttivo Lodovico Daniele Poggi e poi Ornella Albanese ha parlato brevemente dell’ambientazione medioevale del romanzo. Intanto è appena uscita con un romance storico Mondadori “Il cacciatore di dote” (in foto la cover), reperibile anche in ebook e classificatosi nei Top del Mese Mondadori ebook.
Abruzzese di nascita (Giulianova), leccese d’adozione (l’estate abita a due passi da Piazza Mazzini o dei 300mila), vive a Bologna col marito e due figli maschi. Nacque nella casa di campagna dei nonni paterni, ma siccome la mamma era leccese, frequentò a Lecce tutte le scuole, dalle elementari alla laurea in Lingue e Letterature Straniere. “E’ un po’ come se fossi nata in entrambi i luoghi...”, sorride Ornella mentre prendiamo un caffè nella Galleria Mazzini (il salotto della città di Tito Schipa e Carmelo Bene) dove ci siamo dati appuntamento per una chiacchierata su libri, editoria e massimi sistemi, i personaggi dei suoi romanzi, il rapporto con i suoi lettori, l’alchimia e quant’altro…
Domanda: Lei ha cominciato collaborando a riviste femminili, di cosa scriveva?
Risposta: “Ho cominciato a 16 anni a collaborare a diversi settimanali, alternando storie di sentimento a racconti gialli. I racconti gialli mi hanno dato il gusto per il mistero, e infatti cerco sempre di inserire qualcosa di misterioso nei miei romanzi, anche solo come atmosfera di aspettativa e di tensione”.
D. E’ stato facile pubblicare il primo romanzo?
R. “Sono stata contattata dall'editore, che mi ha proposto una collaborazione. Prima avevo scritto romanzi storici per Mondadori periodici, quindi conosceva già la mia produzione letteraria”.
D. Che consiglio darebbe a chi ha scritto qualcosa e manda agli editori con la speranza che lo guardino?
R. “I consigli sono difficili: le case editrici dovrebbero essere contattate almeno telefonicamente, ma anche così spesso i tempi di risposta sono biblici. Quando si ha a che fare con una casa editrice, si deve contare non solo sul proprio talento, ma anche sulla fortuna”.
D. Hanno importanza le agenzie letterarie?
Il romance storico 'Il cacciatore di dote' |
D. C'è un segreto per farsi pubblicare?
R. “Nessun segreto, tutto dipende dall’estro e dalla disponibilità dell’editore. Diciamo che ci sono delle regole: contattare esclusivamente gli editori interessati al genere che si vuole proporre, scrivere una sinossi attrattiva, inviare solo i primi capitoli curando l’editing alla perfezione e aspettare per vedere se interessa. E poi a volte bisogna avere il coraggio di prendere il telefono per parlare con il responsabile. Se non lo avessi fatto con Mondadori, forse non sarei mai stata pubblicata da loro”.
D. Lei alimenta un rapporto speciale con i suoi lettori: cosa le scrivono?
R. “E’ un argomento che mi appassiona. I lettori mi scrivono principalmente per parlarmi dei miei libri, mi chiedono di portare avanti la storia di certi personaggi, mi pongono domande. Ma mi testimoniano anche il loro affetto in modo imprevedibile: ho ricevuto in regalo un segnalibro ricamato a piccolo punto, un quadro che ritrae il castello di Roseto Capospulico, descritto ne ‘L'anello di ferro’. Mi è anche capitata una cosa incredibile: mi ha scritto il discendente di uno dei miei personaggi, un signore gentilissimo con il quale ho avuto uno scambio di e-mail davvero interessante”.
D. Dopo ‘L'anello di ferro’ e ‘L'Oscuro Mosaico” Mirta e Rubino torneranno?
R. “L’idea di scrivere un altro romanzo storico c’è sicuramente, ma per ora ho solo in mente quale sarà la prima scena, tutto il resto è ancora nebbia, compresi i personaggi. Direi che il medico guerriero Yusuf Hanifa sia irrinunciabile, per gli altri vedremo”.
D. E' vero che prima di questi due romanzi non sapeva nulla di alchimia?
R. “E’ così, solo pochi cenni e piuttosto superficiali. Ma nel romanzo lo studioso Rubino è diventato alchimista e questo mi ha proiettato in un mondo cupo, complesso, misterioso, visionario, dalle mille implicazioni imprevedibili. L’alchimia era davvero molto diffusa nel Medioevo e ha sfiorato anche il soglio di Pietro, come si può leggere ne ‘L'Oscuro Mosaico’. Sembra infatti che Papa Silvestro II fosse molto attratto dai poteri occulti e finirà per diventare l’ispiratore del mio alchimista”.