BARI – Diminuiscono i ricavi delle imprese pugliesi soggette
agli Studi di settore. In particolare, le società di capitali registrano una
flessione del 3,5 per cento, le società di persone del 2,6 per cento, le persone
fisiche (liberi professionisti e lavoratori autonomi) dell’1,1 per cento.
A rilevarlo è il Centro Studi di Confartigianato Imprese Puglia che
ha elaborato gli ultimi dati del Dipartimento delle Finanze del Ministero
dell’Economia.
I contribuenti soggetti agli studi di settore, per l’anno d’imposta 2011, sono stati 196.016 (l’anno precedente erano 195.660). Gli incassi medi dichiarati ammontano a 193mila. Il valore più alto si registra a Bari (214mila). Al secondo posto c’è la provincia di Barletta-Andria-Trani (207mila). Poi Taranto (189mila), Brindisi (188mila), Foggia (176mila) e Lecce (169mila). In dettaglio, i ricavi medi delle società di capitali della Puglia scendono di circa 22mila euro (da 626mila a 604). Nel Salento si registra la performance peggiore: -5,1 per cento (579mila a 549). Seguono Foggia (-4,4), Bari (-3,3), Taranto (-3,2), Bat (-3,1) e Brindisi (-0,6). Riguardo alle società di persone, i ricavi medi diminuiscono di quasi 7mila euro (da 261mila a 254). Nella provincia di Lecce si passa da 250mila a 239, con un tasso negativo del 4,3. Segni negativi anche per Foggia (-3,3 per cento), Taranto (-3,2), Bari (-3) e Brindisi (-1,6). L’unica provincia che non arretra è la Bat che cresce dell’1,3 per cento (da 293mila a 297). In merito alle persone fisiche (liberi professionisti e lavoratori autonomi), i compensi medi restano, nel complesso, quelli dell’anno precedente (da 102mila a 101), ad eccezione di Taranto che subisce un calo del 2,9 per cento e Bari (-2,3). Lieve la contrazione a Brindisi (-1,1) e a Lecce (-0,1), mentre aumentano i compensi percepiti dai lavoratori della Bat (0,8) e di Foggia (0,6).
Gli studi di settore sono uno strumento del Fisco al fine di rilevare i parametri per la determinazione dei redditi di lavoratori autonomi e imprese. Costituiscono la naturale evoluzione di precedenti meccanismi di determinazione dei ricavi ovvero del reddito dei contribuenti di minori dimensioni. Le finalità sono quelle di contrasto e lotta contro l’evasione fiscale. «I dati elaborati dal nostro Centro studi - dice Francesco Sgherza, presidente di Confartigianato Imprese Puglia - confermano, con l’impietoso supporto dei numeri, l’allarme lanciato in tempi non sospetti dalla nostra Associazione. Dall’analisi effettuata, infatti, si evince come le nostre imprese siano ormai allo stremo, costrette a fare i conti con ricavi sempre più ridotti e 2 U.R.A.P. Confartigianato Imprese Puglia tel. 080.528.9753 Via Putignani n. 12/A fax. 080.522.0665 70121 Bari confartigianato.puglia@virgilio.it www.confartigianatopuglia.com con una pressione fiscale che contribuisce in maniera determinante a ridurne i margini di sopravvivenza. E’ormai giunto il momento – fa notare il presidente – di ripensare in maniera complessiva anche lo strumento degli studi di settore, che si sta dimostrando largamente inadeguato in questo periodo di crisi economica.
Il calcolo astratto dell’imponibile, infatti, seppur effettuato sulla base di parametri sempre più dettagliati, determina una situazione di maggior peso proprio sulle attività economiche, come quelle artigiane, che nell’attuale contesto economico vedono sempre più spesso uno scostamento al ribasso dei guadagni reali rispetto all’indice di congruità . Le rigidità del sistema e la necessità di aggiornamenti sempre più frequenti – conclude Sgherza - comportano non solo una serie di onerosi adempimenti burocratici ma, talvolta, anche lo svilupparsi di contenziosi che si potrebbero evitare, con evidente danno per i contribuenti che vi sono soggetti».
I contribuenti soggetti agli studi di settore, per l’anno d’imposta 2011, sono stati 196.016 (l’anno precedente erano 195.660). Gli incassi medi dichiarati ammontano a 193mila. Il valore più alto si registra a Bari (214mila). Al secondo posto c’è la provincia di Barletta-Andria-Trani (207mila). Poi Taranto (189mila), Brindisi (188mila), Foggia (176mila) e Lecce (169mila). In dettaglio, i ricavi medi delle società di capitali della Puglia scendono di circa 22mila euro (da 626mila a 604). Nel Salento si registra la performance peggiore: -5,1 per cento (579mila a 549). Seguono Foggia (-4,4), Bari (-3,3), Taranto (-3,2), Bat (-3,1) e Brindisi (-0,6). Riguardo alle società di persone, i ricavi medi diminuiscono di quasi 7mila euro (da 261mila a 254). Nella provincia di Lecce si passa da 250mila a 239, con un tasso negativo del 4,3. Segni negativi anche per Foggia (-3,3 per cento), Taranto (-3,2), Bari (-3) e Brindisi (-1,6). L’unica provincia che non arretra è la Bat che cresce dell’1,3 per cento (da 293mila a 297). In merito alle persone fisiche (liberi professionisti e lavoratori autonomi), i compensi medi restano, nel complesso, quelli dell’anno precedente (da 102mila a 101), ad eccezione di Taranto che subisce un calo del 2,9 per cento e Bari (-2,3). Lieve la contrazione a Brindisi (-1,1) e a Lecce (-0,1), mentre aumentano i compensi percepiti dai lavoratori della Bat (0,8) e di Foggia (0,6).
Gli studi di settore sono uno strumento del Fisco al fine di rilevare i parametri per la determinazione dei redditi di lavoratori autonomi e imprese. Costituiscono la naturale evoluzione di precedenti meccanismi di determinazione dei ricavi ovvero del reddito dei contribuenti di minori dimensioni. Le finalità sono quelle di contrasto e lotta contro l’evasione fiscale. «I dati elaborati dal nostro Centro studi - dice Francesco Sgherza, presidente di Confartigianato Imprese Puglia - confermano, con l’impietoso supporto dei numeri, l’allarme lanciato in tempi non sospetti dalla nostra Associazione. Dall’analisi effettuata, infatti, si evince come le nostre imprese siano ormai allo stremo, costrette a fare i conti con ricavi sempre più ridotti e 2 U.R.A.P. Confartigianato Imprese Puglia tel. 080.528.9753 Via Putignani n. 12/A fax. 080.522.0665 70121 Bari confartigianato.puglia@virgilio.it www.confartigianatopuglia.com con una pressione fiscale che contribuisce in maniera determinante a ridurne i margini di sopravvivenza. E’ormai giunto il momento – fa notare il presidente – di ripensare in maniera complessiva anche lo strumento degli studi di settore, che si sta dimostrando largamente inadeguato in questo periodo di crisi economica.
Il calcolo astratto dell’imponibile, infatti, seppur effettuato sulla base di parametri sempre più dettagliati, determina una situazione di maggior peso proprio sulle attività economiche, come quelle artigiane, che nell’attuale contesto economico vedono sempre più spesso uno scostamento al ribasso dei guadagni reali rispetto all’indice di congruità . Le rigidità del sistema e la necessità di aggiornamenti sempre più frequenti – conclude Sgherza - comportano non solo una serie di onerosi adempimenti burocratici ma, talvolta, anche lo svilupparsi di contenziosi che si potrebbero evitare, con evidente danno per i contribuenti che vi sono soggetti».
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Economia