Evaristo Beccalossi (intervista): «Fortuna che ho giocato negli '80. Oggi non ce l’avrei fatta»

di Nicola Ricchitelli - I dirigenti del Santos di Pelè sostennero che era tra i pochi in circolazione degno di indossare la maglia di “O’Rei” del Brasile: «Mi ha fatto piacere ma mi sembrava esagerato…». Parte dall’ultima maglia da lui indossata – questione di cuore – la chiacchierata con l’ex bomber nerazzurro, per esattezza quella biancorossa del Barletta, sfogliando le pagine più belle della carriera del Becca. Scusate se insisto…

D: Evaristo, la prime domanda te le fa il tifoso biancorosso del Barletta, una delle ultime maglie da te indossate. Che ricordi conservi della stagione nella città di Eraclio?
R: «E' stata la mia ultima maglia da professionista. Bellissima esperienza, sole, mare e salvezza in B. Realizzai in tutto 6  gol, spero di aver lasciato un buon ricordo».

D: Quanto il calcio ti ha dato e quanto ti ha tolto…
R: «Sono state talmente tante le gioie che le cose negative non le ricordo. Rifarei e prenderei di nuovo tutto. Non ho niente da recriminare, ho sempre fatto quello che ho voluto... impagabile».

D: Chi è stato per te Omar Sivori?
R: «Il mio primo idolo, dormivo con una sua foto attaccata al letto».
Beccalossi in maglia nerazzurra: è il 1982
D: Evaristo, per i dirigenti del Santos tu eri tra i pochi giocatori che avrebbero potuto indossare la maglia numero dieci di Pelè. Come l'hai vissuta quella fase particolare della tua carriera?
R: «Mi ha fatto piacere ma mi sembrava esagerato come complimento nonostante il Brasile sia la mia squadra preferita dopo la nostra nazionale di calcio».

D: Evaristo, cosa vuol dire indossare la maglia dell’Inter?
R: «Un sogno. Per me è stata una gioia nonché motivo di soddisfazione aver lasciato nel mio piccolo un ricordo bello a tutti i tifosi che mi hanno voluto bene. Il ricordo più bello che mi lega a questi colori risalgono a quell’Inter- Real Madrid di Coppa Campioni. Io che entro a vedere il campo e si alza un coro di 70000 persone che gridano “Evaristo Evaristo Evaristo”. Lo ricordo ancora adesso, dei brividi assalirono il mio corpo».

D: "Scusa se insisto, mi chiamo Evaristo": così cantò Mauro Minelli di te. Come nacque questa cosa e cosa hai provato nell’essere oggetto di una canzone?
R: «Enorme piacere. Lui e Ruggeri con il fantasista Paolo Rossi con lode a Evaristo. Sono amici e gli voglio un sacco di bene».

D: C’è un giocatore in circolazione che in qualche modo ricorda Evaristo Beccalossi?
R: «E' talmente cambiato il calcio che non si possono fare paragoni. I calciatori di oggi sono più bravi, vanno anche a 3000 all’ora (meno male che ho giocato negli anni 80 altrimenti nel calcio di oggi non ce l’avrei fatta)».

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