ROMA - La nuova Sars si diffonde a vista d'occhio e sembra essere sempre più pericolosa. Questo nuovo virus sarebbe capace di infettare diverse specie, dagli animali all'uomo. E si teme che possa subire delle mutazioni, aumentando la possibilita' di una nuova epidemia su larga scala. Se la mortalita' in caso di Sars si aggirava attorno all'11%, la nuova infezione potrebbe causare, nel 56% dei casi, il decesso. E' l'allarme lanciato a Milano dagli specialisti della Simit, la Societa' Italiana Malattie Infettive e Tropicali, a congresso fino a domani.
Sono passati dieci anni da quando, a seguito della prima allerta globale lanciata dall' Organizzazione mondiale della Sanita' nei primi mesi del 2003, la stessa Oms defini' la "sindrome respiratoria acuta grave" (la cosiddetta Sars, causata da un nuovo coronavirus) una minaccia per la salute globale. Il focolaio iniziale di polmonite atipica si concentro' nella provincia della Cina meridionale del Guangdong. Attraverso gli spostamenti aerei l'epidemia si e' in seguito diffusa in tutto il mondo.
L'impegno di Carlo Urbani, morto il 29 marzo di quell'anno, e della comunita' scientifica internazionale nel coordinare i propri sforzi, consentirono la veloce identificazione dell'agente causale, la messa a punto di test diagnostici, e la rapida interruzione di tutte le catene di trasmissione. In particolare, l'isolamento precoce dei malati e la quarantena dei contatti, applicata talvolta su ampia scala, si dimostro' particolarmente efficiente permettendo il contenimento dei casi. I casi cumulativi segnalati all' OMS (dati alla fine del 2003) furono 8096 con una mortalita' inferiore al 10%. Come gli altri coronavirus, la "nuova Sars" si diffonde attraverso i fluidi corporei, come in casi di starnuti e tosse.
Potenzialmente potrebbe essere la fonte di una vera e propria pandemia perche' il virus killer puo' distruggere diversi organi e uccidere rapidamente le cellule.
Sono passati dieci anni da quando, a seguito della prima allerta globale lanciata dall' Organizzazione mondiale della Sanita' nei primi mesi del 2003, la stessa Oms defini' la "sindrome respiratoria acuta grave" (la cosiddetta Sars, causata da un nuovo coronavirus) una minaccia per la salute globale. Il focolaio iniziale di polmonite atipica si concentro' nella provincia della Cina meridionale del Guangdong. Attraverso gli spostamenti aerei l'epidemia si e' in seguito diffusa in tutto il mondo.
L'impegno di Carlo Urbani, morto il 29 marzo di quell'anno, e della comunita' scientifica internazionale nel coordinare i propri sforzi, consentirono la veloce identificazione dell'agente causale, la messa a punto di test diagnostici, e la rapida interruzione di tutte le catene di trasmissione. In particolare, l'isolamento precoce dei malati e la quarantena dei contatti, applicata talvolta su ampia scala, si dimostro' particolarmente efficiente permettendo il contenimento dei casi. I casi cumulativi segnalati all' OMS (dati alla fine del 2003) furono 8096 con una mortalita' inferiore al 10%. Come gli altri coronavirus, la "nuova Sars" si diffonde attraverso i fluidi corporei, come in casi di starnuti e tosse.
Potenzialmente potrebbe essere la fonte di una vera e propria pandemia perche' il virus killer puo' distruggere diversi organi e uccidere rapidamente le cellule.
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