Parla Saviano, "non ce la faccio più a vivere così"

NAPOLI - "Mi sento come un reduce che racconta una battaglia con la percezione che gli astanti non possono percepire fino in fondo cio' che sento e provo. Non ce la faccio piu' ed ho chiesto ad un ufficiale dei carabinieri di togliermi la scorta, mi hanno risposto: 'non ci pensare nemmeno'". Lo ha detto nella sua testimonianza in aula Roberto Saviano, lo scrittore minacciato dalla camorra e testimone alla settima sezione penale del tribunale di Napoli nel processo contro Antonio Iovine e Francesco Bidognetti, accusati di minacce. Imputati anche i loro difensori Carmine D'Aniello e Michele Santonastaso. "Il mio futuro e' lontano dall'Italia dove chiedero' una nuova identita' e ripartiro' da zero".

Gli artificieri dei carabinieri e la polizia hanno bonificato l'aula 115 del Tribunale di Napoli dove ha deposto Saviano e 'ripulito' tutto il percorso che lo scrittore ha compiuto dall'ingresso del Tribunale fino all'aula di giustizia.

I boss Antonio Iovine e Francesco Bidognetti, imputati per minacce e violenza privata, sono collegati in videoconferenza. "La mia vita e' cambiata e da sette anni vivo sotto scorta con sette ufficiali dei carabinieri, due auto blindate, e un'auto civetta. Tutto deve essere concordato, tutto deve essere deciso prima: non posso fare una passeggiata, prendere un treno, andare in un ristorante se non scelto prima e concordato. Difficile anche vedere la mia famiglia, mia madre".

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