BARI - “Nel tentativo di comprendere quale fosse la ‘ratio’ che ha ispirato il Piano Paesaggistico che di fatto configura una sorta di confisca generalizzata del territorio pugliese, ho provato ad informarmi sulle competenze professionali del suo supremo guru, il prof. Alberto Magnaghi. Mi sono così imbattuto in una storia personale e in un bagaglio ideologico che spiegano ampiamente tale ispirazione. In particolare mi ha colpito, e non poteva non colpirmi, una sua sterminata intervista rilasciata, si badi bene, non negli ormai remoti anni di piombo da un giovane militante più o meno invasato destinato a maturare con il tempo, ma soltanto il 28 agosto 2001 dall’attempato professore che ne è sortito, per l’appunto il Nostro.
In essa, tra i fumi del classico linguaggio criptico ed iniziatico di certo fondamentalismo di sinistra, che riempiva di sé i proclami e le rivendicazioni che accompagnarono molte terribili pagine di quei tragici anni, si evidenzia una netta linea di continuità e di coerenza con i suoi trascorsi in formazioni estremistiche quale ‘Potere Operaio’, in cui era contiguo, come egli stesso ricorda, al noto ‘cattivo maestro’ Toni Negri fino ad essere coinvolto, seppure da innocente come fu riconosciuto in appello, nell’inchiesta ‘7 aprile’ sul terrorismo patavino.
Da qui ad immaginare una Puglia come una sorta di laboratorio postumo di una concezione totalizzante dell’economia, in cui non ci sia spazio per la libertà d’intrapresa e per il diritto di proprietà, che la storia ha spazzato via con la de-maoizzazione della Cina e con la caduta del muro di Berlino, il passo è breve.
Di qui forse anche la tetragona resistenza del Governo regionale, evidentemente prigioniero dell’ideologia che l’egemonizza, agli unici concreti rimedi ad un provvedimento che ha già bloccato anche quel poco che ancora si muoveva nella nostra economia, ossia ad una revoca o ad una sospensione che consentano di apportare allo stesso almeno le modifiche più urgenti, reclamate e condivise”. A riferirlo in una nota il Consigliere regionale Andrea Caroppo (Ppdt).
In essa, tra i fumi del classico linguaggio criptico ed iniziatico di certo fondamentalismo di sinistra, che riempiva di sé i proclami e le rivendicazioni che accompagnarono molte terribili pagine di quei tragici anni, si evidenzia una netta linea di continuità e di coerenza con i suoi trascorsi in formazioni estremistiche quale ‘Potere Operaio’, in cui era contiguo, come egli stesso ricorda, al noto ‘cattivo maestro’ Toni Negri fino ad essere coinvolto, seppure da innocente come fu riconosciuto in appello, nell’inchiesta ‘7 aprile’ sul terrorismo patavino.
Da qui ad immaginare una Puglia come una sorta di laboratorio postumo di una concezione totalizzante dell’economia, in cui non ci sia spazio per la libertà d’intrapresa e per il diritto di proprietà, che la storia ha spazzato via con la de-maoizzazione della Cina e con la caduta del muro di Berlino, il passo è breve.
Di qui forse anche la tetragona resistenza del Governo regionale, evidentemente prigioniero dell’ideologia che l’egemonizza, agli unici concreti rimedi ad un provvedimento che ha già bloccato anche quel poco che ancora si muoveva nella nostra economia, ossia ad una revoca o ad una sospensione che consentano di apportare allo stesso almeno le modifiche più urgenti, reclamate e condivise”. A riferirlo in una nota il Consigliere regionale Andrea Caroppo (Ppdt).
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