All’ UTE “Puglieuropa” per l’alimentazione nel Medio Evo si intervistano quattro personaggi

di Vittorio Polito - Venerdì 15 novembre alle ore 17,30 presso l’Aula Magna dell’Istituto Tecnico “Romanazzi” di Bari (Via Celso Ulpiani), l’U.T.E. “Puglieuropa” presenta per le grandi intervi(S)te storiche «L’alimentazione nel Medio Evo» con l’intervento di Pasquale Cordasco, docente nell’Università di Bari e Maurizio Triggiani, presidente del’Associazione del Centro di studi normanno-svevo.

Per l’occasione saranno interviStati quattro personaggi medievali: la Castellana (Annabella Giordano, attrice); il Vescovo Conte (Sergio Chiaffarata); il Monaco (Francesco Mastromatteo) e il Contadino (Giovanni Timeo). Gli ultimi tre dell’Associazione Centro Studi normanno-svevi.

Per medioevo s’intende il periodo storico che va tra  la fine dell’età antica, convenzionalmente fissata dagli storici tra il 476 (caduta dell’Impero Romano dell’Occidente) e l'inizio dell’età moderna ed il 1492 (data della scoperta dell'America).
Il Medioevo, fino a circa un secolo fa, è stato considerato come epoca dell’oscurantismo, dell’intolleranza, della superstizione, ma oggi grazie ad alcuni studiosi si ha una concezione più equilibrata e più positiva di questo periodo storico. Le cattedrali romaniche e gotiche, ad esempio, che in quel periodo venivano considerate con disprezzo arte “gotica”, ancora oggi sono a testimoniare la grandezza di quell’epoca. Il medioevo ha segnato anche un periodo significativo per alcune invenzioni, come evidenzia Chiara Frugoni nel suo libro “Medioevo sul naso”, pubblicato nel 2001 dagli Editori Laterza.
Molte le invenzioni di quel periodo: gli occhiali, la carta, la filigrana, la stampa a caratteri mobili, i numeri arabi, lo zero, la data della nascita di Cristo, banche, notai, il nome delle note musicali, la scala musicale, i bottoni, le mutande, i pantaloni, le carte da gioco, gli scacchi, il carnevale, l’anestesia e perché no, anche il gatto in casa, i vetri alle finestre, il camino. Il medioevo ci fa anche sedere a tavola (i romani mangiavano sdraiati), e mangiare con la forchetta maccheroni e vermicelli, la cui farina veniva macinata con mulini ad acqua e a vento.

Gli uomini di Chiesa ritennero la forchetta strumento di mollezza e perversione diabolica. San Pier Damiani (1007-1072), ad esempio, non ebbe alcuna pietà per la principessa bizantina Teodora, andata in sposa al doge Domenico Selvo, che usava la forchetta e si circondava di raffinatezze cercando di ingentilire le maniere dell’Occidente: «Non toccava le pietanze con le mani ma si faceva tagliare il cibo in piccolissimi pezzi dagli eunuchi. Poi li assaggiava appena portandoli alla bocca con forchette d’oro a due rebbi». L’uso della forchetta si generalizzò di pari passo con il diffondersi di un cibo tipicamente medievale e rimasto il pilastro della cucina italiana, la pasta, il più adatto strumento per infilzare quel cibo caldo e scivoloso. Immaginate un modo di mangiare gli spaghetti senza la forchetta?

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