di Vittorio Polito - Per Laruffa Editore è stato pubblicato il volume «Sud tutta un’altra storia – Platì 1861: un caso emblematico di ‘brigantaggio’» di Antonella Musitano (pag. 197 - € 13). Prefazione di Lino Patruno.
L’autrice, calabrese d’origine e pugliese d’adozione, è docente di lettere. Ha pubblicato per scopi didattici, studi e ricerche d’archivio su aspetti particolari, originali ed inediti del territorio in cui vive. Impegnata nella storia del Sud ha pubblicato con Adele Pulice Lozito, il saggio “Il sud prima dell’Unità d’Italia tra storia e microstoria – 1848: Massoni e Carbonari a Santo Spirito” (Levante Editori). Per Capone Editore ha curato “Il brigante gentiluomo, Nicola Morra, , il Robin Hood del Sud”, di Pasquale Ardito.
Un libro che indaga nelle pieghe della storia, nella polvere degli archivi, nelle vicende che hanno caratterizzato il periodo unitario, ma anche quello post-unitario, alla ricerca di quella verità che la storiografia ufficiale dovrebbe, finalmente, divulgare per una comprensione globale e senza omissioni della nostra storia e per il recupero della nostra memoria. E l’autrice lo presenta con un ricco apparato documentario su un fatto di brigantaggio, emblema del fenomeno del brigantaggio nel Sud all’epoca dell’Unità d’Italia, accaduto a Platì, nella Calabria estrema… non solo geograficamente.
Platì, ieri simbolo, in certo qual modo, della “forzata” Unità d’Italia, è oggi il simbolo della sua disunità, al pari di tanti paesi del Sud dove manca il lavoro, mancano le infrastrutture, mancano le strade, mancano le autostrade, mancano i treni, manca la speranza e dove ancora, dopo 152 anni, l’unica speranza di vita, specie per i giovani è quella di andar via.
Alla radice della protesta contadina, alla radice del pregiudizio antimeridionale, alla radice del divario nord-sud, questo il filo conduttore del libro che spiega l’origine della protesta contadina ma anche l’origine del pregiudizio contro i meridionali, con un medico, Cesare Lombroso, al servizio dell’esercito piemontese che “creò” la teoria dell’uomo delinquente (quello meridionale per intenderci), teoria abilmente usata da una ideologia imperialistica e colonizzatrice, per giustificare la conquista ma anche la violenza e la repressione. Nel libro anche una lettura inedita della legge Pica, qui riletta dall’autrice come legge razziale, al pari delle leggi razziali del 1938. E poi il dolente tema del divario nord–sud a partire dalle analisi di Francesco Saverio Nitti e di Luigi Einaudi, fino agli studi di economisti recenti e della stessa Banca d’Italia per arrivare alla conclusione che, non solo il divario nord-sud è figlio e problema irrisolto dell’Italia unitaria, ma che oggi, per uscire dalla crisi e dal rischio di “morte” collettiva del Paese, bisogna ripartire dal Sud, o meglio, dal “Platì” del Sud per ricominciare a crescere, ma anche per rimarginare antiche ferite e chiudere le crepe della storia.
Lino Patruno, che firma la prefazione, scrive in conclusione che “Questo non è solo un libro, è l’ultimo tentativo di evitare il suicidio collettivo di un Paese che, eppure, potrebbe essere bellissimo”.
L’autrice, calabrese d’origine e pugliese d’adozione, è docente di lettere. Ha pubblicato per scopi didattici, studi e ricerche d’archivio su aspetti particolari, originali ed inediti del territorio in cui vive. Impegnata nella storia del Sud ha pubblicato con Adele Pulice Lozito, il saggio “Il sud prima dell’Unità d’Italia tra storia e microstoria – 1848: Massoni e Carbonari a Santo Spirito” (Levante Editori). Per Capone Editore ha curato “Il brigante gentiluomo, Nicola Morra, , il Robin Hood del Sud”, di Pasquale Ardito.
Un libro che indaga nelle pieghe della storia, nella polvere degli archivi, nelle vicende che hanno caratterizzato il periodo unitario, ma anche quello post-unitario, alla ricerca di quella verità che la storiografia ufficiale dovrebbe, finalmente, divulgare per una comprensione globale e senza omissioni della nostra storia e per il recupero della nostra memoria. E l’autrice lo presenta con un ricco apparato documentario su un fatto di brigantaggio, emblema del fenomeno del brigantaggio nel Sud all’epoca dell’Unità d’Italia, accaduto a Platì, nella Calabria estrema… non solo geograficamente.
Platì, ieri simbolo, in certo qual modo, della “forzata” Unità d’Italia, è oggi il simbolo della sua disunità, al pari di tanti paesi del Sud dove manca il lavoro, mancano le infrastrutture, mancano le strade, mancano le autostrade, mancano i treni, manca la speranza e dove ancora, dopo 152 anni, l’unica speranza di vita, specie per i giovani è quella di andar via.
Alla radice della protesta contadina, alla radice del pregiudizio antimeridionale, alla radice del divario nord-sud, questo il filo conduttore del libro che spiega l’origine della protesta contadina ma anche l’origine del pregiudizio contro i meridionali, con un medico, Cesare Lombroso, al servizio dell’esercito piemontese che “creò” la teoria dell’uomo delinquente (quello meridionale per intenderci), teoria abilmente usata da una ideologia imperialistica e colonizzatrice, per giustificare la conquista ma anche la violenza e la repressione. Nel libro anche una lettura inedita della legge Pica, qui riletta dall’autrice come legge razziale, al pari delle leggi razziali del 1938. E poi il dolente tema del divario nord–sud a partire dalle analisi di Francesco Saverio Nitti e di Luigi Einaudi, fino agli studi di economisti recenti e della stessa Banca d’Italia per arrivare alla conclusione che, non solo il divario nord-sud è figlio e problema irrisolto dell’Italia unitaria, ma che oggi, per uscire dalla crisi e dal rischio di “morte” collettiva del Paese, bisogna ripartire dal Sud, o meglio, dal “Platì” del Sud per ricominciare a crescere, ma anche per rimarginare antiche ferite e chiudere le crepe della storia.
Lino Patruno, che firma la prefazione, scrive in conclusione che “Questo non è solo un libro, è l’ultimo tentativo di evitare il suicidio collettivo di un Paese che, eppure, potrebbe essere bellissimo”.