LECCE - Quando l’artigianato si eleva e si sublima sconfinando nell’arte pura. Del ferro battuto piegato con mani giovani ma già sapienti. Per regalare al mondo l’incanto di opere emozionanti, uniche: dalla “Sacra Famiglia” (in foto) al “Volo”. Della serie: eccellenze di Puglia.
Così Antonio Cassiano, pugliese (di Patù, nel sud Leccese) a soli 24 anni è diventato un performer che gira il mondo accendendo il fuoco della “forgia” e lavorando con pazienza il metallo sull’incudine, piegandolo con dolcezza alle forme che ha in mente. E tornando in Salento con premi e consensi di giurie prestigiose.
L’anno scorso, in Sicilia, a San Marco d’Alunzio (Messina), il ragazzo, timidissimo, è arrivato primo (categoria “giovani”) all’ottava edizione del concorso internazionale di arte fabbrile con l’opera “La Fenice” (foto), indetta dall’Associazione Fabbri d’Arte presieduta da Filippo Pietro Castrovinci di Caprileone.
La giuria di spessore dà maggiore significato al trofeo: fra gli altri c’erano Caterina Zappia, storica dell’arte (insegna all’Università di Perugia), Bruto Pomodoro, figlio di Giò Pomodoro, artista, Christine Habermann von Hoch, designer (Repubblica Ceca), Giovanni Rotondo, scultore siciliano, Salvatore Scuto, soprintendente ai BB. CC. (Messina).
La Toscana è storicamente un’eccellenza dell’arte orafa e del ferro battuto. Il Rinascimento splende anche con le opere dei suoi maestri che hanno realizzato, nei secoli, gioielli sia con l‘oro che col ferro. Ma anche il Salento ha delle punte avanzate in questa arte, come in quella dello sbalzo su rame (praticata pure dal giovane salentino).
Cassiano è figlio d’arte: il padre Francesco fra poco festeggerà i 30 anni della bottega artigiana da dove sono usciti veri e propri capolavori sparsi in tutta Italia. A Stia (Arezzo), nel 2011, Cassiano ha partecipato in squadra proprio col padre e un ex operaio della loro bottega alla preriferia di Patù. E sempre in Toscana è tornato nello scorso settembre per la sesta edizione, sia nella categoria “singolo” che “squadra”, col padre e con Antonio Sergi (un fabbro della vicina Salve). Inoltre, si è cimentato anche nella categoria “Disegno e progettazione”. E’ piaciuta molto la sua scultura inerente il tema della plasticità (era stato scelto dalla giuria). C’erano i migliori “martelli” del mondo, per una sfida emozionante all’ultimo colpo sull’incudine (le foto delle opere sono sul sito del Comune di Stia e su fb).
L’avventura dell’artista del ferro è solo agli inizi…
Così Antonio Cassiano, pugliese (di Patù, nel sud Leccese) a soli 24 anni è diventato un performer che gira il mondo accendendo il fuoco della “forgia” e lavorando con pazienza il metallo sull’incudine, piegandolo con dolcezza alle forme che ha in mente. E tornando in Salento con premi e consensi di giurie prestigiose.
L’anno scorso, in Sicilia, a San Marco d’Alunzio (Messina), il ragazzo, timidissimo, è arrivato primo (categoria “giovani”) all’ottava edizione del concorso internazionale di arte fabbrile con l’opera “La Fenice” (foto), indetta dall’Associazione Fabbri d’Arte presieduta da Filippo Pietro Castrovinci di Caprileone.
La giuria di spessore dà maggiore significato al trofeo: fra gli altri c’erano Caterina Zappia, storica dell’arte (insegna all’Università di Perugia), Bruto Pomodoro, figlio di Giò Pomodoro, artista, Christine Habermann von Hoch, designer (Repubblica Ceca), Giovanni Rotondo, scultore siciliano, Salvatore Scuto, soprintendente ai BB. CC. (Messina).
La Toscana è storicamente un’eccellenza dell’arte orafa e del ferro battuto. Il Rinascimento splende anche con le opere dei suoi maestri che hanno realizzato, nei secoli, gioielli sia con l‘oro che col ferro. Ma anche il Salento ha delle punte avanzate in questa arte, come in quella dello sbalzo su rame (praticata pure dal giovane salentino).
Cassiano è figlio d’arte: il padre Francesco fra poco festeggerà i 30 anni della bottega artigiana da dove sono usciti veri e propri capolavori sparsi in tutta Italia. A Stia (Arezzo), nel 2011, Cassiano ha partecipato in squadra proprio col padre e un ex operaio della loro bottega alla preriferia di Patù. E sempre in Toscana è tornato nello scorso settembre per la sesta edizione, sia nella categoria “singolo” che “squadra”, col padre e con Antonio Sergi (un fabbro della vicina Salve). Inoltre, si è cimentato anche nella categoria “Disegno e progettazione”. E’ piaciuta molto la sua scultura inerente il tema della plasticità (era stato scelto dalla giuria). C’erano i migliori “martelli” del mondo, per una sfida emozionante all’ultimo colpo sull’incudine (le foto delle opere sono sul sito del Comune di Stia e su fb).
L’avventura dell’artista del ferro è solo agli inizi…
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